Materie prime sempre più sotto pressione, con l’invasione della Russia in Ucraina che fa temere per i rifornimenti e spinge al rialzo le quotazioni dei beni rifugio. Sul mercato petrolifero, i contratti sul Brent consegna aprile restano saldamente sopra i 100 dollari per la prima volta dal 2014 a 104,16 dollari al barile (+7,5%) mentre il Wti sempre aprile è scambiato a 98,67 dollari (+7,11%). Continua la corsa dell’oro che sfiora i 1.950 dollari al barile (+1,8%) sui massimi da oltre un anno. Prezzi record anche per l’alluminio, oltre i massimi storici del 2008, a 3.470 dollari la tonnellata (+5,3%). Balza il prezzo del gas a 116,95 euro al Mwh (+31,6%). “Con il realizzarsi dello scenario più temuto – commentano gli analisti di ActivTrades – le sanzioni occidentali probabilmente porteranno la Russia a non essere in grado o non disposta a vendere le sue materie prime all’Europa e agli altri alleati occidentali, il che significa che è probabile che la carenza di forniture di petrolio in corso aumenti, con un conseguente aumento ulteriore dei prezzi‘.
Anche le Borse europee precipitano con l’invasione russa in Ucraina. A Piazza Affari (la peggiore di tutte con Francoforte) l’indice principale Ftse Mib crolla del 3,9% e scivola a 24.947 punti, tornando sui livelli di luglio 2021. Nessun titolo del listino principale si salva dalla pioggia di vendite, maglia nera per quei titoli maggiormente esposti verso la Russia: Unicredit -8,3% Pirelli -8,1% Buzzi Unicem -7,4%. Bilancio in profondo rosso anche per Francoforte (-3,9%), Parigi (-3,8%) e Londra (-2,9%). Tracollo peggiore della sua storia per la Borsa di Mosca, che aveva sospeso in avvio le contrattazioni: l’indice Rts in dollari segna un ribasso del 32%, il Moex in rubli del 27%, dopo essere precipitato del 45%, mentre il rublo scende sui minimi storici a 86 sul dollaro. La Banca centrale russa ha vietato le vendite allo scoperto sulle azioni del mercato domestico.
Non solo petrolio, sotto la spinta dell’attacco della Russia all’Ucraina i prezzi del grano sono balzati del 5,7% in un solo giorno, raggiungendo il valore massimo da 9 anni a 9.34 dollari a bushel. E’ quanto emerge dall’analisi alla chiusura del mercato future della borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole con il rischio reale di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni, sociali, politiche e flussi migratori anche verso l’Italia. L’aumento delle quotazioni delle materie prime, sottolinea la Coldiretti, ha interessato anche i prodotti base per l’alimentazione degli animali negli allevamenti come la soia che ha raggiunto il massimo dal 2012 e mais che e’ al massimo da otto mesi. L’ Ucraina ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo, evidenzia la Coldiretti, con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5 posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7 posto al mondo) mentre la Russia e’ il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale. A preoccupare i mercati e’ il fatto che le tensioni tra i due Paesi possano frenare le spedizioni dalla Russia e bloccare le spedizioni ucraine dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilita’ sui mercati mondiali con il rischio di inflazioni su beni di consumo primario, carestie e tensioni sociali. Un’emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia, Paese deficitario che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame.