Onda anomala appare dal nulla nell’Oceano Pacifico: è la “più estrema” mai rilevata

Gli scienziati lo hanno descritto come un evento che accade "una volta in un millennio"
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Un’onda anomala alta quattro piani che si è generata brevemente nell’Oceano Pacifico, al largo delle coste del Canada, nel 2020, è stata la versione “più estrema” mai registrata di questo fenomeno insolito, hanno affermato gli scienziati.

Le onde anomale, conosciute anche come onde killer, sono onde enormi che appaiono in mare aperto apparentemente dal nulla.
L’onda anomala è stata rilevata il 17 novembre 2020, a circa 7 km al largo della costa di Ucluelet, sull’isola di Vancouver in British Columbia, da una boa oceanica appartenente alla società di ricerca canadese MarineLabs.
Ora, in un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports, gli scienziati hanno rivelato che l’onda era alta circa 17,6 metri, circa tre volte più alta delle onde circostanti.
Le onde anomale molto più grandi delle onde vicine sono un evento che si verifica “una volta ogni millennio“, secondo i ricercatori.
Proporzionalmente, l’onda di Ucluelet è probabilmente l’onda anomala più estrema mai registrata,” ha affermato l’autore principale Johannes Gemmrich, oceanografo dell’Università di Victoria in British Columbia.

onda anomala ucluelet
Una simulazione dell’onda anomala basata sul movimento di una boa di monitoraggio. Credit: MarineLabs

Le onde anomale sono enormi “muri d’acqua” che si formano e si dissipano in mare aperto, secondo la National Oceanic and Atmospheric Association (NOAA). Sono diversi dagli tsunami, che sono causati dallo spostamento dell’acqua innescato da terremoti sottomarini, smottamenti o eruzioni vulcaniche e non diventano imponenti fino a quando non si avvicinano alla costa.

Un’onda anomala è scientificamente definita come alta almeno il doppio dello stato del mare circostante, cioè l’altezza media delle onde per una data area in un dato momento. I ricercatori ritengono che le onde anomale si formino quando le onde più piccole si fondono in quelle più grandi, a causa di forti venti di superficie o di cambiamenti nelle correnti oceaniche causati dalle tempeste, secondo la NOAA. Tuttavia, secondo, i meccanismi esatti dietro alle onde improvvise e anomale sono ancora un mistero.

L’onda di Ucluelet si è formata in uno stato marino di circa 6 metri, rendendola poco meno di 3 volte più grande delle onde vicine, la differenza di dimensione più estrema mai osservata. “Solo poche onde anomale negli stati di alto mare sono state osservate direttamente, e niente di questa portata. La probabilità che un tale evento si verifichi è una volta ogni 1.300 anni,” ha spiegato Gemmrich.

La prima onda anomala ufficiale è stata rilevata in Norvegia nel 1995 ed è conosciuta come onda di Draupner. Gli scienziati avevano precedentemente sospettato che esistessero onde anomale, e le storie di marinai catturati o addirittura uccisi da onde gigantesche hanno a lungo fatto parte del folklore marittimo, ma fino a quel rapporto del 1995 gli scienziati non le avevano mai osservate. Da allora, gli esperti hanno studiato solo una manciata di onde anomale, ma stimano che se ne formi una ogni due giorni da qualche parte negli oceani del mondo.

L’onda di Ucluelet non è la più grande onda anomala mai scoperta. L’onda di Draupner, ad esempio, misurava ben più di 25,6 metri di altezza. Tuttavia, lo stato del mare durante l’onda del Draupner era di circa 12 metri, rendendo l’onda anomala alta poco più del doppio (non tre volte) delle creste circostanti.

Le onde anomale come l’onda Ucuelet normalmente passano completamente inosservate. Tuttavia, se una nave o una piattaforma petrolifera dovessero essere colpite, il risultato potrebbe essere disastroso. “L’imprevedibilità delle onde anomale e l’assoluta potenza di questi ‘muri d’acqua’ possono renderle incredibilmente pericolose per le operazioni marittime e per la popolazione,” ha affermato Scott Beatty, CEO di MarineLabs.

I ricercatori sperano però che le reti di monitoraggio delle boe, come le 26 boe MarineLabs strategicamente posizionate lungo le coste nordamericane, possano rivelare di più su queste anomalie oceaniche. “Il potenziale di prevedere le onde anomale rimane una questione aperta, ma i nostri dati stanno aiutando a comprendere meglio quando, dove e come si formano le onde anomale e i rischi che comportano,” ha affermato Beatty.

Secondo ricerche passate, i cambiamenti climatici potrebbero influenzare l’intensità e la frequenza delle onde anomale. Uno studio pubblicato su Science Advances nel giugno 2020 ha rivelato che le condizioni estreme delle onde sono già aumentate tra il 5% e il 15% a causa dei venti e delle correnti più forti causati dall’aumento delle temperature oceaniche.

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