Aggiornato il piano nazionale per l’emergenza nucleare: riparo al chiuso e iodioprofilassi, ecco cosa prevede

Il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari prevede tre diversi scenari e l'attivazione di tre fasi operative in caso di incidente entro i 200 km dai confini nazionali: i dettagli
MeteoWeb

“Indicazioni di riparo al chiuso”; “indicazioni di iodioprofilassi”; “controllo della filiera produttiva”; “comunicazione e informazione alla popolazione”: sono alcuni punti del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. Il piano “tecnicamente e’ aggiornato, andra’ in approvazione formale in settimana” ha spiegato Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile. Una volta raccolte eventuali integrazioni o modifiche il documento dovrà essere approvato con un Dpcm ad hoc.

Il nuovo piano, che era già pronto dal 27 gennaio scorso, quindi prima dello scoppio della guerra in Ucraina, viene aggiornato periodicamente. Le misure protettive come il riparo al chiuso o la somministrazione dello iodio stabile ”si attuano quando un’emergenza dichiarata quale ‘general emergency’ ovvero quando il ”rilascio di specie radioattive all’esterno dell’impianto’‘ evolve interessando il territorio nazionale. Il piano considera tre scenari legati a un incidente all’estero: il caso di incidente a un impianto posto entro i 200 km dai confini nazionali (che riguarderebbe le centrali nucleari presenti in Francia, Germania, Svizzera e Slovenia), a un impianto posto oltre i 200 km dai confini nazionali e a un impianto extraeuropeo.

In caso di incidente a una centrale nucleare posta entro 200 km dai confini nazionali, il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari prevede l’attivazione di tre fasi operative: ”fase di attenzione”, ”fase di preallarme e ”fase di allarme”. La fase operativa di allarme è dichiarata dal Dipartimento di Protezione Civile a seguito della valutazione dell’evento effettuata in collaborazione con Isin. In particolare la misura del riparo al chiuso,‘consiste nell’indicazione alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, di norma poche ore, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni”. L’obiettivo della misura, spiega il documento, ‘‘è evitare l’inalazione e l’irraggiamento esterno derivanti dal passaggio della nube radioattiva e dalla risospensione del materiale radioattivo depositato al suolo” mentre la sua ”efficacia” dipende ”dal tipo di edifici all’interno dei quali ci si ripara (mediamente, al chiuso le dosi sono abbattute di un terzo), e dalla durata del rilascio (più è breve la durata, più efficace è la misura)”.

Durante ‘‘il periodo di riparo al chiuso, la popolazione è invitata a mantenersi informata sulla situazione radiologica in atto, sui comportamenti da adottare e le azioni da adottare, sintonizzandosi su stazioni radio e canali televisivi, o accedendo a siti web istituzionali’‘. Nelle aree interessate dal provvedimento in via precauzionale vengono attuate ulteriori misure protettive come il ”blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte)”, il ”blocco della circolazione stradale’‘ e le ”misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico”. In caso di adozione della misura di riparo al chiuso, le autorità competenti comunicano tempestivamente alla popolazione il tempo di inizio e la durata della misura di riparo al chiuso e ”fanno fronte ai bisogni primari della popolazione”.

Nel documento si forniscono anche indicazioni per la iodioprofilassi, “una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione“. Secondo il Piano, “il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile e’ meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione. Da evidenziare che somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all’esposizione puo’ causare piu’ danni che benefici (prolungando l’emivita biologica dello iodio radioattivo che si e’ gia’ accumulato nella tiroide). La misura della iodioprofilassi e’ quindi prevista per le classi di eta’ 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. Il Ministro della Salute puo’ decidere l’attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate”.

Altro capitolo riguarda l’informazione ai cittadini. “Per le finalita’ del Piano, l’amministrazione responsabile e’ il Dipartimento della Protezione Civile, in qualita’ di responsabile unico nazionale per la gestione dell’informazione con funzioni di coordinamento, che si avvale di ISIN, quale autorita’ competente. Una gestione unitaria e coordinata della comunicazione – si spiega nel piano – e’ essenziale per evitare la diffusione di notizie non sicure e non suffragate da dati certi. E’ fondamentale che i messaggi veicolati siano univoci e non equivocabili”.

Nell’ultima delle tre fasi, definita “di transizione“, sono avviate le azioni di rimedio e di bonifica dei territori contaminati, e la gestione dei materiali contaminati prodotti durante l’emergenza.

Condividi