Meteo, inverno 2021-2022 tra i più anomali di sempre in Piemonte: “3° più caldo degli ultimi 65 anni, 3° più secco”. L’analisi di Arpa

"E' stato uno degli inverni più anomali mai osservati a sud delle Alpi: una stagione calda, secca e con numerosi episodi di foehn che, dalle Alpi, si è spesso spinto fino alle pianure del nord Italia”: i dettagli dell'analisi di Arpa Piemonte
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L’inverno 2021-2022 si è rivelato molto secco in Piemonte, con la siccità che sta colpendo in generale tutto il Nord. Fiumi in magra, bassi livelli dei laghi e poca neve sono i segni di un inverno anomalo in questa parte d’Italia.

Il 28 febbraio è finito l’inverno meteorologico, ed è stato uno degli inverni più anomali mai osservati a sud delle Alpi: una stagione calda, secca e con numerosi episodi di foehn che, dalle Alpi, si è spesso spinto fino alle pianure del nord Italia”, spiega un’analisi di Arpa Piemonte, pubblicata il 3 marzo.

La spiegazione meteorologica di questa anomalia va ricercata nella presenza, quasi ininterrotta durante gli ultimi tre mesi, di un blocco di alta pressione sulle isole Britanniche il quale, di fatto, ha impedito alle umide perturbazioni atlantiche di muoversi verso l’Europa meridionale ed in particolare sull’Italia settentrionale. In questa specifica configurazione sinottica le umide perturbazioni atlantiche sono transitate o alle alte latitudini oppure, occasionalmente, alle basse latitudini come la nevicata eccezionale che ha imbiancato il deserto del Sahara il 20 gennaio, oppure più recentemente le nostre regioni meridionali. Da un punto di vista meteorologico non è strano osservare inverni secchi quando, come quest’anno, l’indice che rappresenta la NAO, ovvero l’oscillazione ciclica della differenza di pressione al livello del mare tra l’Islanda e le Azzorre è positivo; quello che è decisamente anomalo è osservare contemporaneamente un inverno molto secco e molto caldo”, si legge.

L’inverno 2021-2022 è infatti sul Piemonte sia il 3° più caldo degli ultimi 65 anni con una anomalia positiva di temperatura media di +1,8°C, sia il 3° più secco con un deficit percentuale medio di circa il 70% rispetto alla norma climatica 1991-2020. Gli inverni 1981 e 2000 sono stati più secchi di quello appena trascorso e gli inverni 2020 e 2007 sono stati più caldi. Ma la combinazione di entrambi i fattori è caratterizzante dell’inverno 2022 con soltanto l’inverno 2019 che si avvicina, anche se la magnitudine delle anomale fu decisamente minore”, spiega Arpa Piemonte.

A causa di questo particolare scenario meteo-climatico, non si sono osservate precipitazioni significative (ovvero superiori a 5 mm giornalieri di media regionale) sul Piemonte dall’8 dicembre scorso, per un totale ad oggi di 85 giorni consecutivi senza pioggia. Non si tratta di un record assoluto in quanto la regione ha visto periodi secchi ben più prolungati, tuttavia è il 5° periodo secco più lungo registrato in Piemonte negli ultimi 65 anni”.

“L’annata 2021 si era chiusa con un deficit pluviometrico di circa il 17% a causa delle scarse precipitazioni di dicembre (-50% rispetto alla norma 1991-2000) ed è proseguito con un mese di gennaio molto secco, dove si sono registrati 4,6 mm di pioggia media in regione, il 4° più secco dopo il 1989, il 1993 e il 2005 e si è concluso con un febbraio in cui sono caduti in media 10.6 mm in regione, pari al 10° percentile della distribuzione delle piogge del mese e 8° più secco degli ultimi 65 anni. Anche se in Piemonte l’inverno è la stagione meno generosa in termini di precipitazioni, da inizio 2022 manca all’appello già l’85% medio delle piogge e nevicate attese in questa stagione. Se si escludono le zone Alpine di confine dove sui versanti settentrionali hanno depositato qualche nevicata i vari episodi di stau che si sono succeduti durante l’inverno 2022 e le zone appenniniche meridionali, sulla gran parte del Piemonte ed in particolare sulle pianure e sulle zone collinari il deficit pluviometrico invernale è stabile attorno all’ 85%”, prosegue Arpa Piemonte.

Questo periodo prolungato di scarsità di precipitazioni incide fortemente sull’indice di anomalia della precipitazione a 3 mesi (SPI 3 mesi) che mostra come la maggior parte dei bacini della regione si trovino in condizioni di siccità estrema e gli altri di siccità severa. Anche sui 6 mesi la situazione va peggiorando a testimonianza di una fine annata 2021 che se si esclude l’evento alluvionale peraltro circoscritto del 4 ottobre è stata avara di precipitazioni. Sulla scala dei 6 mesi sono i bacini di pianura maggiormente in sofferenza (siccità severa) mentre tutto l’alto Piemonte è in siccità moderata. Da sottolineare come sulla scala cumulativa dei 6 mesi tutti i valori di SPI a partire da giugno 2021 siano negativi su tutto il territorio regionale a testimonianza di una situazione di deficit idrico che nell’ultima annata tende a inasprirsi. In questo contesto continua a risultare sempre più delicata la situazione meteorologica che si prospetta per le prossime settimane, con le previsioni meteorologiche a medio termine che continuano a mostrare poche precipitazioni significative sulla regione fino a metà del mese di marzo: uno scenario che porterebbe a peggiorare ulteriormente le condizioni attuali di siccità mentre si entra nella stagione primaverile climaticamente serbatoio delle piogge in Piemonte assieme all’autunno e anche stagione chiave per le attività seminative”, emerge dall’analisi.

Per quanto riguarda il manto nevoso presente sul territorio regionale anche questo denota una situazione deficitaria. Le scarse nevicate di febbraio e il protrarsi di condizioni con temperature superiori alla norma, hanno ridotto progressivamente lo spessore del manto nevoso che si presenta, su tutti i settori alpini della regione, al di sotto della norma con un deficit superiore al 50%. In generale anche il limite della neve presente al suolo risulta ormai molto elevato per il periodo: nei pendii in ombra si trova neve a partire dai 2300m e nei pendii al sole il manto nevoso è discontinuo a tutte le quote. Solo su Alpi Lepontine i valori cumulati, alle quote superiori ai 2000m, sono prossimi ai 100cm di nuova neve. Il perdurare del periodo secco mantiene l’innevamento fortemente deficitario su tutti i settori, indipendentemente dalla quota. A causa della ventilazione, che nelle ultime settimane ha nuovamente imperversato con intensità notevoli, l’innevamento si presenta fortemente eterogeneo, con ampie zone erose in corrispondenza delle creste e locali accumuli nelle zone al riparo dal vento”, riporta l’analisi.

“Le stime modellistiche del quantitativo di acqua immagazzinato nel manto nevoso (SWE) presentano anch’esse un quadro del tutto eccezionale per il periodo. A fronte di un quantitativo medio del periodo di circa 1800 milioni di mc oggi si stimano, sul bacino del Po chiuso alla confluenza col Ticino, poco più di 600 milioni di mc di acqua, con un deficit quindi di circa il 66% che rappresenta il minimo storico dell’ultimo ventennio. Anche gli invasi idroelettrici hanno mediamente un grado di riempimento del 34% circa della capacità massima teorica complessiva con uno scarto del 20% rispetto al dato storico. Analoga situazione si registra per il lago Maggiore con un grado di riempimento del 30%”, si legge.

Le portate dei corsi d’acqua del reticolo idrografico principale e secondario della Regione presentano ovunque scostamenti negativi rispetto alla media storica di riferimento; molto significativi i deficit nel bacino del Sesia a nord e del Tanaro a Sud dove si supera il -70%. Una situazione, quindi, diffusa sull’intero territorio che si traduce in portate praticamente più che dimezzate sulle aste principali del Po e del Tanaro; in particolare nella sezione del Po a Torino, in questo mese di febbraio si è registrata la portata media mensile più bassa di tutti i mesi di febbraio negli anni di funzionamento della stazione e pari a circa 28 mc/s. In chiusura del bacino piemontese del Po, all’idrometro di Isola Sant’Antonio, la portata media di febbraio risulta pari a 156 mc/s valore che, in una classifica di portate mensili di febbraio dal 1996 al 2021 per questa stazione, si posiziona al primo posto tra le più basse, a seguire il febbraio 2005 in cui si è registrato il un valore medio mensile per febbraio pari a 158 mc/s. I valori delle portate sul Po a Torino e in chiusura di bacino per la parte piemontese, Isola Sant’Antonio, sono stabilmente al di sotto dei percentili al 10% calcolati sugli anni di funzionamento delle stazioni”, conclude l’analisi di Arpa Piemonte.

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