Non solo farina e olio di semi: molti stabilimenti cartari si sono già fermati o hanno ridotto la produzione, mentre altri stanno per seguirli a ruota e inizieranno ad interrompere l’attività nei prossimi giorni, con il rischio di uno stop generalizzato dei produttori italiani di carta. “Non ci ha fermato la pandemia, ci sta riuscendo uno shock energetico, a seguito dell’attuale situazione di crisi tra Ucraina e Russia“, così il presidente di Assocarta, Lorenzo Poli, parla della crisi che le aziende italiane della carta stanno vivendo per via dello stallo energetico che ha investito il Paese. Molti stabilimenti, dunque, si sono fermati o hanno rallentato e nei prossimi giorni la lista degli stop aumenterà. Il rischio è quello di uno stop generalizzato dei produttori italiani di carta, compresi carta igienica, rotoloni e tovaglioli. Il caro bollette elettri causa alle aziende ingenti perdite in termini di guadagno e ai gruppi e aziende cartarie non conviene più produrre.
Le cartiere sono aziende energivore, ovvero hanno bisogno di grandi quantità di energia per la produzione. Tra i grandi gruppi ad essersi già fermati c’è la veneta Pro-Gest, con i suoi sei stabilimenti e 400 dipendenti. “Vendiamo la carta a 680 euro a tonnellata ma per produrla oggi occorrono 750 euro soltanto per il gas. Se nell’arco di qualche giorno il quadro non sarà rientrato in margini compatibili con la redditività, procederemo con la richiesta di Cassa integrazione per i dipendenti” ha spiegato il presidente del gruppo Bruno Zago.
E i consumatori cosa vedranno mancare? Oltre agli imballaggi di ogni genere, anche la carta igienica sanitaria, le carte grafiche per l’editoria e l’informazione, e sarà difficile anche procedere con il processo di riciclo della carta. “Il gas oggi è libero di fluttuare del 20-30% dalla sera alla mattina, non c’è nessun limite, la speculazione finanziaria può creare qualsiasi bolla e distruggerla nella stessa giornata, è impossibile lavorare così” ha precisato Poli.
“La carta è un’industria importantissima, siamo all’origine di molte catene produttive, noi non ci siamo mai fermati, neanche durante il lockdown, ma ora i costi così alti mettono a rischio la produzione, già scesa del 30% e molte aziende hanno deciso lo stop” ha spiegato al Corriere della Sera Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta e di Federazione Carta e Grafica. “Il gas non sta mancando, ma aumenta di prezzo, questo è il tema su cui lavorare, perché bisogna trovare più strade, non ce n’è una sola” ha concluso Medugno. La richiesta lanciata al governo è che vengano adottate misure urgenti per evitare lo stallo totale del settore.