Covid, “medici e liti in tv non hanno aiutato la gente a capire”, esperti contro il libro di Figliuolo: “critica chi si è fatto il mazzo sul campo”

Le affermazioni di Figliuolo nel suo libro in uscita domani hanno suscitato le accese reazioni da parte di tanti virologi, infettivologi e medici: "non si guardano mai gli errori della politica"
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È in uscita domani, martedì 8 marzo, ‘Un italiano -Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande’, il libro scritto da Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza coronavirus, e Beppe Severgnini, edito da Rizzoli. Nel libro, Figliuolo parla anche di medici ed esperti e dei loro litigi in tv, anche rispetto alle diverse posizioni sul virus.

Ho pensato che certe scene potevamo, e dovevamo, risparmiarcele. Non hanno aiutato la gente a capire“, afferma Figliuolo nel libro. “Ho un sospetto: i virologi, molti dei quali sono bravissimi, in ambito scientifico sono stati un po’ negletti. Non perché la virologia sia una disciplina minore rispetto alla cardiologia, alla chirurgia o all’oncologia. Però, diciamo la verità, il grande pubblico un virologo manco sapeva chi era… La fama improvvisa ha fatto emergere nel mondo scientifico contrasti umani e naturali“, conclude.

Queste dichiarazioni hanno suscitato le accese reazioni da parte di tanti nomi di virologi, infettivologi e medici che abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia.

Bassetti: “Figliuolo critica chi si è fatto il mazzo sul campo”

bassetti

Mi dispiace che in questo Paese si passi a criticare i medici sul campo, i virologi, gli infettivologi, gli igienisti, che si sono fatti un mazzo così e non si sia in grado di guardare mai agli errori commessi dalla politica, dalla struttura commissariale e dal Cts. Nei libri criticano i medici che hanno fatto un lavoro eccezionale, anche i virologi che sono andati in tv. C’è un modo ideologico di gestire la pandemia, sbagliano sempre gli altri”, ha detto all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.

Non so a chi si riferisca il generale Figliuolo, certamente ho grande stima di lui, ma che si metta a dare giudizi su medici bravi e meno bravi lo trovo esagerato e poteva evitarselo. Spero l’abbia scritto Severgnini e non Figliuolo. Perché discutere, ragionare e avere idee diverse in ambito scientifico porta a migliorarsi. Un continuo confronto pubblico ha portato all’arricchimento di tutti noi. Magari” Figliuolo “dovrebbe vedere quello che si è fatto a livello di Governo, perché se si fossero ascoltati gli scienziati certi errori non si sarebbero commessi“, ha aggiunto Bassetti.

Pregliasco: “liti in tv? Colpa della modalità della cronaca applicata alla scienza”

Pregliasco
Foto Matteo Bazzi / Ansa

Liti personalmente non ne ho mai avute con colleghi, ho avuto liti con cattivi maestri, quindi con dei commentatori che ora si sono riciclati nella guerra e che purtroppo hanno rappresentato un esempio”, ha detto all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano. “Discussioni tra opinioni diverse ci sono state ma questo fa parte della ricerca. Non erano liti fra virologi ma comunicazioni esacerbate da commentatori che citando un parere lo ponevano in contrapposizione a un altro. C’era un incalzare per cui – ricostruisce Pregliasco – anche opinioni magari simili poi sono state enfatizzate in un senso o nell’altro da personaggi che hanno affrontato la problematica del Covid senza rendersi conto degli effetti che ha determinato sulla salute e sulla sanità pubblica”. “E lo facevano più per creare dibattito, in un meccanismo simile a quello del confronto tra opinioni politiche. Per cui si è utilizzata la cronaca e non la divulgazione scientifica. Ma la cronaca porta alla descrizione di episodi, di situazioni. Un po’ come per la guerra: vedere la tristissima scena del bimbo ucciso è terribile e ti crea giusta sofferenza e compianto, però non è il racconto di tutto quello che succede”, conclude Pregliasco.

Gismondo: “virologi noti solo per la pandemia? Parole evitabili”

E’ vero che” nei dibattiti ospitati sui media in 2 anni di Covid-19 “ci sono stati alcuni virologi che forse hanno esagerato, soprattutto prestandosi a show televisivi che non ci competono“. Però “la considerazione secondo cui, se non ci fosse stata questa pandemia, ‘il grande pubblico un virologo manco sapeva chi era…’, la trovo non giustificata. Un commento evitabile“, ha commentato all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. L’esperta tiene a sottolienare che l’epidemia di Sars-CoV-2 “non è certo l’unica situazione in cui siamo intervenuti e interveniamo“. Per fare qualche esempio, Gismondo cita “Sars, Ebola, la cosiddetta influenza suina“. Ma soprattutto, “ricordo anche tutto il lavoro che giornalmente facciamo nella diagnostica delle malattie infettive. Un lavoro senza il quale credo che tutti staremmo molto male”, sottolinea.

La microbiologa concorda invece con Figliuolo quando il commissario osserva che, sul vaccino anti-Covid di AstraZeneca, “sono state fornite più di 10 raccomandazioni diverse in 6 mesi” e questo “non ha giovato“, anche perché il prodotto sviluppato dall’azienda anglosvedese con l’università di Oxford “è risultato efficace e costa meno di tutti gli altri”. “Proprio noi virologi lo abbiamo evidenziato fin dall’inizio – precisa Gismondo – Quello di AstraZeneca è un vaccino con adenovirus“, un prodotto per cui fra l’altro “si sapeva già quali potevano essere i potenziali effetti collaterali. La comunicazione è stata disastrosa e sono state disastrose anche le indicazioni” riviste più volte a stretto giro, “prima per una fascia d’età e poi per un’altra“. Un ‘balletto’ informativo che “ha creato nella gente un diffuso senso di incertezza”, di disorientamento. Sono stati questi, secondo l’esperta, i sentimenti che hanno seminato il dubbio “in quella fascia di persone non puramente no vax, ma solo scettiche di fronte a una vaccinazione presentata così male”.

Lopalco: “liti degli esperti in tv non edificanti ma c’è stato spazio per idee”

Pier Luigi Lopalco

In pandemia “i contrasti personali messi in mostra in Tv hanno certamente offerto uno spettacolo non molto edificante” ma considerando che precedentemente “l’attenzione nei confronti delle malattie infettive era molto bassa nell’opinione pubblica generale“, alcuni scienziati “hanno finalmente trovato il modo per fare sentire la propria opinione e c’è stato spazio per le idee“, ha dichiarato all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento. Lopalco sottolinea però, che “di converso non sempre le abilità comunicative, soprattutto nei confronti di una ampia audience generalista, sono comuni a molti scienziati. Questo ha molto spesso ingenerato fraintendimenti o anche veri e propri scivoloni”.

Minelli: “confusione non per colpa dei virologi ma deficit della comunicazione del governo”

mauro minelli

Non ho dubbi nel sostenere che l’indirizzo impartito dal generale Figliuolo alla vaccinazione totale non solo sia stato prezioso, ma addirittura fondamentale per attenuare i morsi dell’emergenza sanitaria, per quanto sulla gestione di quest’ultima, intesa nelle sue varie fasi, mi sarei aspettato qualcosa di più. In tutta sincerità non credo che i virologi o i medici in generale abbiano alimentato la confusione nell’opinione pubblica, ma il mancato coordinamento a livello centrale dell’informazione sul tema Covid ha provocato dei corto circuiti”, ha affermato all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata.

Minelli fa l’esempio di un recente corto circuito dell’informazione, “quello attualmente in corso nel quale l’aggiornamento su un’emergenza sanitaria che è tutt’altro che svanita nel nulla sembra oramai inesorabilmente ricacciato con la ramazza sotto il tappeto della guerra”, osserva. “A mio avviso, il motivo per cui taluni virologi sono apparsi ridondanti o addirittura invisi ai cittadini non è da rintracciare nella specialità della loro disciplina di competenza, ma nella sovraesposizione a cui si sono prestati, nella propaganda asfissiante a cui sono stati esposti, o anche nella soggettiva capacità (o incapacità) di porgere un argomento complesso ad un uditorio non avvezzo alle aule universitarie. Ma qui davvero credo c’entri molto poco il tipo di specializzazione acquisita“, conclude suggerisce l’immunologo.

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