Dennis Sullivan, capace di vedere mondi astratti nella sua mente, vince il prestigioso Abel Prize, il “Nobel” della matematica

"Sullivan ha ripetutamente modificato il panorama della topologia introducendo nuovi concetti, dimostrando teoremi fondamentali, rispondendo a vecchie congetture e formulando nuovi problemi che hanno fatto progredire il campo", si legge nella motivazione del Premio Abel consegnato al matematico americano Dennis Sullivan
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Il matematico americano Dennis Sullivan ha vinto l’Abel Prize 2022, uno dei riconoscimenti più prestigiosi nel campo della matematica, per i suoi fondamentali contributi alla topologia, la disciplina che studia le proprietà delle forme e degli spazi. “Sullivan ha ripetutamente modificato il panorama della topologia introducendo nuovi concetti, dimostrando teoremi fondamentali, rispondendo a vecchie congetture e formulando nuovi problemi che hanno fatto progredire il campo“, si legge nella motivazione del premio di 854mila dollari, annunciato dall’Accademia Norvegese delle Scienze e delle Lettere di Oslo. L’istituto sottolinea che gli strumenti per misurare le proprietà degli oggetti deformabili “hanno avuto un valore incalcolabile in tutti i rami matematici e in altri campi, con eccezionali applicazioni in fisica, economia e scienza dei dati”.

E’ bello entrare a far parte di un gruppo così illustre“, ha dichiarato Sullivan, attualmente professore alla Stony Brook University e alla City University di New York e già vincitore nel 2010 del Premio Wolf per la matematica.

Quando Sullivan ha cominciato la sua carriera, il campo della topologia stava fiorendo ed era tutto incentrato sugli sforzi per classificare i cosiddetti ‘collettori’, cioè varietà di oggetti dalle forme complesse e di molte dimensioni che però, visti da vicino, sembrano piatti come un foglio di carta, ossia bidimensionali. Dennis Sullivan, insieme ad altri colleghi, riuscì a risolvere il problema scomponendolo in parti più elementari, che possono essere risolte grazie a semplici calcoli algebrici. Proprio in questa direzione va, infatti, la sua teoria dell’omotopia razionale, uno dei risultati di cui è più orgoglioso e una delle tecniche più largamente utilizzate.
Sullivan ha rinnovato la topologia quando era poco più che ventenne e ha condensato le sue idee in un documento nel giugno 1970, mentre faceva ricerche al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Non pubblicò mai quel documento, ma i suoi colleghi cominciarono a fotocopiarlo e circolava in tutto il mondo. Le cosiddette MIT Notes sono state finalmente pubblicate nel 2005.

Il matematico spagnolo Daniel Peralta, dell’Istituto di Scienze Matematiche di Madrid, descrive così Sullivan: “è uno dei pochi matematici che, nella sua mente, riesce a vedere mondi che, per la maggior parte, sono solo una serie di simboli. Ha un’immagine mentale di oggetti molto più astratti rispetto agli oggetti geometrici più quotidiani”.

L’Accademia Norvegese delle Scienze e delle Lettere ha sottolineato in una dichiarazione che Sullivan ha saltato ancora e ancora tra i diversi rami della matematica, come l’algebra e la geometria, costruendo tra loro ponti senza precedenti. Come se lo stesso musicista fosse un virtuoso che suona la chitarra elettrica, il clavicembalo, l’oboe e l’arpa. Questo incrocio di discipline ha reso inconfondibili le sue sinfonie matematiche, come sottolinea Peralta. “Il suo modo di intendere i problemi è molto particolare, molto originale, non segue le solite strade”, afferma il ricercatore spagnolo.

Negli ultimi anni, inoltre, Sullivan ha affrontato grandi sfide matematiche per cercare di salvare vite umane. Nel 2014, dopo aver vinto gli oltre 700.000 euro del Premio Balzan, ha annunciato che avrebbe messo un team di giovani ricercatori a perfezionare algoritmi teorici complessi, per cercare di prevedere fenomeni come il comportamento degli uragani e la dispersione di inquinanti dal vento.

Da quando è stato istituito nel 2003, l’Abel Prize ha sempre rappresentato un riconoscimento ai risultati raggiunti in una lunga carriera. Fino ad ora, i premiati sono stati tutti uomini, tranne Karen Uhlenbeck, che ha ricevuto il premio nel 2019.

Le origini del Premio Abel risalgono al 1899, quando il matematico norvegese Sophus Lie espresse la sua delusione per il fatto che i Premi Nobel appena creati non ne includessero uno per la matematica. Il re di quelle che allora erano una Svezia e Norvegia unite era pronto a finanziare un premio del genere, ma quei piani svanirono quando i due Paesi si separarono nel 1905. Infine, nel 2002 il governo norvegese creò il premio, che prende il nome dal pioniere del Paese Niels Henrik Abel, matematico del XIX secolo, e include un premio in denaro del valore di circa 1 milione di dollari. L’Accademia Norvegese delle Scienze e delle Lettere ha gestito la selezione annuale, che è condotta da un comitato dei principali matematici del mondo.

Niels Henrik Abel (1802–1829) è stato un matematico norvegese che ha dato contributi pionieristici in una varietà di campi. Il suo risultato più famoso è la prima prova completa che dimostra l’impossibilità di risolvere l’equazione quintica generale in radicali. Questa domanda era uno dei più importanti problemi aperti del suo tempo ed era rimasta irrisolta per oltre 250 anni.

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