Mai come ora l’Italia si ritrova a dover fare conti con un obiettivo ormai imprescindibile: l’indipendenza energetica, per raggiungere la quale si vedrà aumentare l’acquisto di Gnl (gas naturale liquefatto). L’Italia sta ora correndo per cercare alternative al gas russo dalla cui dipendenza, secondo le stime, potrebbe fare a meno in 24-30 mesi.
Tra le possibili soluzioni quella più praticata è quella dei rigassificatori. Al momento, ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, “ne abbiamo tre che vanno al 60% della loro capacità di esercizio, e possono essere a breve portati a una efficienza superiore quindi produrre più gas. Dopodiché già per metà di quest’anno installeremo un primo rigassificatore galleggiante”.
Il voler rendersi indipendenti dal gas presupporrà l’aumento dell’acquisto di Gnl e di conseguenza vedrà arrivare al largo delle coste italiane una nave metaniera: “Hanno la fortuna di essere mobili questi oggetti quindi si mettono in prossimità delle tubazioni e possono trasformare in mare il gas liquido e poi costruiremo altre infrastrutture nei prossimi 12-24 mesi“, ha spiegato Cingolani.
L’impianto di cui parla Cingolani potrebbe essere simile alla struttura di Olt in Toscana (3,75 miliardi di metri cubi all’anno di capacità autorizzata, partecipata al 49,07% da Snam al 48,24% dal fondo australiano First Sentier Investors mentre il 2,69% è della società di shipping Golar Lng) e, come spiega il Sole24Ore, andrà ad aggiungersi anche al rigassificatore di Panigaglia in Liguria, (3,5 miliardi di metri cubi all’anno, di proprietà di Snam), il primo impianto di questo tipo costruito in Italia, e il più grande in funzione, Adriatic Lng (8 miliardi di metri cubi all’anno), anch’esso off shore, a circa 15 chilometri dalla costa, in provincia di Rovigo, in Veneto (in cui Snam ha il 7,3% il resto è di ExxonMobil 70,7% e Qatar Petroleum 22%).
Questi tre rigassificatori insieme possono coprire il 20% del fabbisogno nazionale, percentuale che può essere aumentata, ma dipenderà dalla disponibilità dei rifornimenti. Dunque “metteremo a pieno regime i nostri rigassificatori, prendendo gas liquido da Stati Uniti, Canada e Nord Africa, con un apporto di circa 5 miliardi di metri cubi quest’anno; 15 dei 25 miliardi russi sono già coperti“, sottolinea il ministro, precisando che a partire dall’estate “dovremo accelerare i nuovi stoccaggi in vista del prossimo inverno”.
L’Italia è prima per stoccaggi di gas nell’Unione europea, seguita da Germania ,Olanda e Francia. Le scorte dell’Ue in questo momento sono al 28,64% del totale e quelle italiane sono al 37,51%, dunque superiori a quelle di Germania (28,16%) e Francia (21,64%). Ovvio che, in tempo di cambiamenti climatici, la strategia del governo si basa molto sulle rinnovabili su cui si sta particolarmente accellerando.
E per quanto riguarda il carbone? Riaprire le vecchie centrali sarebber controproducente: più spese che altro. La soluzione temporanea sarebbe quella di mandare a pieno regime le due centrali principali ancora in funzione, ovvero Brindisi e Civitavecchia. Secondo Cingolani, guardando all’Ambiente, “la quantità di gas è la stessa che bruciamo oggi, può cambiare il metodo o l’infrastruttura ma non ne bruceremo di più” assicurando che “garantiremo comunque il percorso di decarbonizzazione al 55%“. Ambientalisti e “no-tutto” permettendo.