“Italia idricamente capovolta”, ANBI: “nel nostro Paese c’è un grande bacino dimenticato”

Il Presidente ANBI: "necessario incrementare sensibilmente la capacità di invaso"
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In Italia, c’è un grande bacino dimenticato: è quello nascosto da oltre 72 milioni di metri cubi di materiali depositati sul fondo di 90 invasi e che ne riducono la capacità di quasi il 10%; pulirli necessita di circa 290 milioni di euro, capaci di garantire, però, oltre 1450 posti di lavoro“: a ricordarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), promotrice del focus su “L’Italia idricamente capovolta”, presenti la Sottosegretaria al Sud ed alla Coesione Territoriale, Dalila Nesci, insieme ai Presidenti delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, Filippo Gallinella e Gianpaolo Vallardi.

La siccità è una situazione critica, che si ripete da diversi anni, assumendo ormai i caratteri di un evento strutturale,” spiega ANBI in una nota. “All’estate 2021, caratterizzata da un aumento (+58%)  dei fenomeni climatici estremi (14 eventi ca. al giorno) rispetto all’anno precedente, sta seguendo un inverno particolarmente siccitoso nel Centro-Nord del Paese, con temperature superiori alla media stagionale ed una forte scarsità del manto nevoso sull’arco alpino ed appenninico.
Lo scenario di una possibile crisi idrica nei mesi a venire preoccupa per le ripercussioni sui molteplici interessi, che gravano sulla risorsa acqua.
L’emergenza climatica in atto sull’Italia, con la tropicalizzazione dei fenomeni meteorologici (precipitazioni più violente, concentrate nel tempo e nello spazio, sfasamenti stagionali e repentini sbalzi termici), rende aleatoria ogni programmazione delle attività umane ed economiche.
Destano particolare preoccupazione i fenomeni di crescente desertificazione (attualmente presenti in più del 21% del territorio nazionale), cui si affianca la risalita del cuneo salino nelle falde, anche a chilometri di distanza dalla zona costiera, con conseguente sterilità dei suoli.
In un contesto caratterizzato da una diminuzione generalizzata delle risorse idriche disponibili, soprattutto nell’area Centro-Nord del Paese, è di primaria e strategica importanza aumentare le capacità d’invaso, migliorandone al contempo l’efficienza e riducendo ogni spreco determinato dalla vetustà delle infrastrutture (l’età media è di 62 anni).
L’Italia, pur essendo un Paese ancora idricamente fortunato per l’apporto annuo delle piogge (circa 300 miliardi di metri cubi), ne trattiene solo circa 5,8 miliardi di metri cubi (11%); il rimanente 89% va in mare pressoché inutilizzato.
La capacità di immagazzinamento complessiva delle maggiori 534 dighe e dei circa 13.000 piccoli sbarramenti presenti lungo il territorio italiano è di 13,7 miliardi di metri cubi, ma il volume autorizzato è solo di 12 miliardi di metri cubi“.

È necessario incrementare sensibilmente la capacità di invaso in quanto, in molte aree del Paese, l’emergenza climatica porta le comunità ed il sistema economico a chiedere maggiori disponibilità idriche. Al proposito con Coldiretti abbiamo presentato il piano laghetti, che prevede la realizzazione di 10.000 bacini medio-piccoli in aree collinari o di pianura entro il 2030 – prosegue il Presidente di ANBI –  Tanti sono gli invasi attualmente in esercizio, ma che necessitano di ristrutturazione o che operano in via sperimentale; tanti quelli, che sono attualmente non in esercizio o che non possono essere riempiti fino alla loro capacità massima, perché incompiuti o per mancanza di collaudo oppure per problemi statici. Il nostro Piano di Efficientamento della Rete Idraulica ne prevede il completamento di 16 per una capacità complessiva di oltre 96 milioni di metri cubi“.

L’85% del made in Italy agrolimentare (538 miliardi di euro, cioè il 25% del Prodotto Interno Lordo) dipende dalla disponibilità d’acqua irrigua, ormai necessaria per tutte le produzioni agricole in un’epoca, in cui l’autosufficienza alimentare costituisce un asset strategico per il Paese, come stanno dimostrando le emergenze pandemica e bellica,” prosegue ANBI.
Sono circa 3,5 milioni, gli ettari serviti da impianti collettivi d’irrigazione,  che consentono (grazie ai sistemi di digitalizzazione, monitoraggio e gestione automatizzata e telecontrollata delle reti di adduzione e distribuzione)  un uso razionale ed efficiente della risorsa idrica“.

E’, quindi, determinante ampliare la superficie attrezzata con impianti irrigui collettivi, aumentando al contempo  di almeno ulteriori 5 miliardi di metri cubi, la capacità di immagazzinamento della risorsa pluviale, grazie alla realizzazione di piccoli-medi bacini multifunzionali,” aggiunge Vincenzi.

Molti impianti irrigui collettivi, gestiti dai Consorzi di bonifica, sono inoltre alimentati con autoprodotta energia rinnovabile (idroelettrica e solare).

Diventa importante, soprattutto in questa fase storica – evidenzia il Presidente di ANBI – incentivare economicamente la realizzazione e l’installazione di impianti idroelettrici e fotovoltaici, determinando una riduzione delle bollette per i Consorzi di bonifica ed irrigazione con positive ricadute sui costi agricoli, contribuendo alla transizione ecologica del Paese attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. La disponibilità d’acqua è anche fondamentale per ridurre l’abbandono delle attività agricole, nonchè lo spopolamento delle aree interne e marginali di collina e bassa montagna, aumentando la loro  capacità di resilienza climatica e riducendone  il deficit socio-economico, concorrendo  alla ripresa economica dell’Italia. In questo quadro, gli investimenti in infrastrutture idriche rappresentano uno degli asset portanti per lo sviluppo e la rinascita del Sud“.

L’adeguamento delle opere idrauliche, fondamentale per la sicurezza idrogeologica, è condizione imprescindibile per un territorio, che voglia essere attrattivo verso gli investimenti economici.

Questo è un processo, che richiede lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate – prosegue Vincenzi – I 520 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (P.N.R.R.), oltre ai 440 milioni di euro della Legge di Bilancio 2022, cui unire le risorse finanziarie del Piano Invasi del Ministero Infrastrutture e Mobilità Sostenibile, sono importanti, ma oggettivamente insufficienti di fronte agli almeno 3 miliardi di  danni, che annualmente si contano per eccesso o per scarsità d’acqua. I Consorzi di bonifica ed irrigazione possono svolgere un ruolo strategico in un momento, in cui gli effetti dei cambiamenti climatici non devono essere affrontati con la liturgia degli stati d’emergenza, che ristorano solo il 10% dei danni, ma con realizzazioni in tempi adeguati: nel solo Piano ANBI di Efficientamento della Rete Idraulica del Paese sono compresi 858 progetti, perlopiù definitivi ed esecutivi, del valore di circa 4.339 milioni di euro in grado di sviluppare oltre 21.000 nuovi posti di lavoro. Queste sono le cifre – conclude il Presidente di ANBI – Ad altri spetta tirare le somme“.

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