Riportata alla luce l’antica Via Regia delle Calabrie, esperto: “abbiamo riscoperto le antiche osterie, i ponti romani, tracciati della Consolare risalente a 2100 anni fa”

Luca Esposito, storico della cartografia del Regno di Napoli, architetto, dopo uno studio di ben 8 anni ha ritrovato la Napoli-Reggio Calabria dell’800
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Lungo la Via Regia ci sono numerose taverne ma anche tanti uffici postali di allora e Vienna Cammarota passerà per osterie rimaste intatte. Ad esempio la Taverna Cioffi  divenuta famosa per aver dato rifugio per una notte a Carlo Pisacane, il 29 Giugno del 1857 e tre anni più tardi, il 4 settembre 1860, per aver ospitato Giuseppe Garibaldi, che tra quelle mura radunò il suo Stato Maggiore, prendendo importanti decisioni per il prosieguo della spedizione. Ed ancora la Taverna delle Armi che siamo riusciti a ritrovare nella boscaglia. Conosciuta come la Taverna di Castelluccio, viene documentata per la prima volta nel 1749. C’è anche da vedere lungo il cammino, la Fontana della Regina Margherita, piccola e pittoresca costruzione in stile barocco con relativa lapide ed iscrizione latina, fatta realizzare da Ferdinando IV di Borbone nel 1793, durante uno dei suoi viaggi in Sicilia, per ricordare e celebrare la sorgente che con le sue acque placò la sete della real consorte.
Ma abbiamo anche antichi ponti non solo romani ma settecenteschi come ad esempio, al chilometro 45 della Via Regia delle Calabrie c’è il ponte settecentesco sul torrente S. Onofrio, che presenta ancora la struttura arcuata in pietra di matrice settecentesca. Ad Auletta sul Tanagro troviamo la Taverna del Marchese perché al tempo proprietà del marchese Scanderberg, con annessa stazione di posta di Auletta. La taverna “del Marchese” ebbe la doppia funzione sia di locanda che di stazione di posta fino al 1832, anno in cui un regio decreto di Ferdinando II di Borbone istituì una nuova officina di posta, oltre il ponte di Auletta, che potesse servire anche per la corrispondenza in arrivo ed in partenza per la Basilicata. L’edificio sede della nuova stazione di posta sarà quello dell’osteria del Pertuscio ed aveva pianta quadrangolare, con il lato sulla strada che presentava due ampi portoni d’entrata. Al piano terra erano le stalle ed al centro del cortile interno era collocata una cisterna per attingere acqua potabile e per abbeverare gli animali. Al piano superiore erano presenti sei stanze con finestra che servivano come dormitorio per i viaggiatori, mentre una stanza più grande con al centro un camino veniva utilizzata per pranzare. L’edificio si completava con un sottotetto dotato di altre tre stanze. La stazione di posta, ricordata anche con il nome di “Taverna Caggiano” dal nome dei primi proprietari, era dotata di dieci cavalli e due postiglioni e rimase in funzione fino alla fine del 1800. Molti di questi ci sono ancora mentre altri sono andati persi”: lo ha affermato Luca Esposito, storico della cartografia del Regno di Napoli, architetto, che dopo uno studio di ben 8 anni ha ritrovato la Napoli – Reggio Calabria dell’800, la Via Regia Borbonica e l’ha anche geo – referenziata sui sistemi satellitari.

Il 26 Marzo – alle ore 11 – dall’Epigrafe del 1779 che si trova a Serre, Vienna Cammarota, Ambasciatrice di Archeoclub D’Italia e Guida Ambientale Escursionistica di Assoguide, inizierà un’altra, grande impresa:  attraverserà ben 22 comuni: Serre (Sa), Postiglione (Sa), Sicignano degli Alburni (Sa), Petina (Sa), Auletta (Sa), Pertosa (Sa), Polla (Sa), Atena Lucana (Sa), Sala Consilina (Sa), Padula (Sa), Montesano (Sa), Casalbuono (Sa), Lagonegro (Pz), Rivello (Pz), Nemoli (Pz), Lauria (Pz), Castelluccio Superiore (Pz), Castelluccio Inferiore (Pz), Laino Borgo (Pz). Rotonda (Pz), Morano Calabro (Cs), Castrovillari (Cs). Vienna dunque attraverserà la Napoli – Reggio Calabria dell’800 tra stazioni postali, borghi, antiche taverne.

La Via Regia delle Calabrie vede lungo il percorso anche tracciati di epoca romana come la Via Popilia, taverne, almeno 14 tratte postali, ponti del ‘700. Considerato il crescente interesse che oggi riscuote il viaggiare “a piedi” , i dati statistici relativi al Cammino di Santiago, alla, Via Francigena  ed al Cammino di Assisi, ad esempio, sebbene risentano di una forte attrattiva “spirituale”, indicano un’affluenza di persone in transito che è triplicata negli ultimi 5anni. In questa particolare zona d’Italia – ha proseguito Luca Esposito, delegato Archeoclub D’Italia al progetto di riqualificazione dei borghi della Via Regia delle Calabrie –  compresa tra il litorale tirrenico e gli aspri territori montani del Cilento, della Basilicata e della Calabria settentrionale, percorrere a piedi le strade del passato, significa penetrare lentamente dentro borghi e architetture che hanno storie sorprendenti e misteriose ancora da raccontare, segreti sui quali indagare, opportunità e stimoli per l’immaginazione dei viaggiatori più curiosi. Inoltre la Via Regia delle Calabrie costeggia anche un grande patrimonio naturalistico, oasi, geositi di notevole valore. L’auspicio è che tale patrimonio di quasi 280 Km possa essere Patrimonio Culturale Nazionale”.

La più lunga via di comunicazione anche per i viaggiatori del Gran Tour

La Strada Regia delle Calabrie era la più lunga e importante via di comunicazione terrestre dell’Italia meridionale. Sorge per buona parte sul tracciato della più antica “Capua-Regium” di origine romanaha proseguito Esposito –  con cui condivide la storia di una costruzione complessa e dispendiosa.  Una strada percorsa per secoli da eserciti, funzionari di stato, staffette postali e dai numerosi aristocratici che nel Settecento si recavano in visita nei luoghi del “Grand Tour”. E’ proprio questa la via percorsa dall’esercito tedesco in ritirata durante la Seconda Guerra mondiale, inseguito dalle truppe alleate. E’ la stessa via percorsa prima da Pisacane e poi da Garibaldi durante l’epopea risorgimentale. L’arteria lungo la quale si muovevano le truppe piemontesi per attuare l’aspra repressione del brigantaggio.
Prima ancora la percorse Carlo V d’Asburgo, nel suo viaggio trionfale di rientro dalla celebre crociata in territorio africano. Poi Giuseppe Bonaparte, Gioacchino Murat, il Cardinale Ruffo e tantissimi altri. Questa strada, insieme ai borghi che sorgono lungo il suo cammino, è stata letteralmente attraversata dalla storia, fino a quando, nel 1962, non venne completamente tagliata fuori a seguito della realizzazione della prima autostrada meridionale: la A3 Salerno-Reggio Calabria. Di colpo vennero isolati tutti i borghi sedi delle antiche stazioni di posta, restando incastonati in un meraviglioso paesaggio, aspro e incontaminato.
Oggi, con Archeoclub d’Italia, stiamo cercando di riqualificare in chiave culturale e turistica questo antico cammino e tutti i piccoli borghi attraversati, facendone conoscere le bellezze, la storia, le antichissime tradizioni di ospitalità e accoglienza. La speranza è che la Via Regia delle Calabrie della quale Ferdinando IV ordinò la costruzione nel 1778, possa diventare Patrimonio Culturale Italiano creando un indotto turistico. A distanza di 60 anni, sarà una donna di anni 72, Vienna Cammarota, a ripercorrerla a piedi per narrare i borghi, le 14 tratte postali ottocentesche sconosciute ma anche Palazzi, Taverne, Osterie che hanno avuto una parte importante nella storia dell’Italia e dell’Europa”.

Fedinando IV iniziò nel 1778, poi nel 1962 venne abbandonata ma 60 anni dopo sarà una donna di 72 anni a riaccendere le luci, sulla consolare Via Popilia risalente al 132 a.C.

Quando nel 1778 Ferdinando IV di Borbone ordinò la costruzione di una strada che unisse Napoli a Reggio Calabria, la condizione della rete viaria nelle province meridionali del Regno di Napoli era estremamente arretrata, con carenze che riguardavano sia la viabilità di lunga percorrenza che quella dei rami secondari di collegamento con i piccoli centri abitati dell’entroterra calabro e lucano. Il pessimo stato di manutenzione dei tracciati, per la maggior parte riconducibili a stretti e malagevoli sentieri, rendeva assai complicato e dispendioso il trasporto su ruota, soprattutto nel periodo invernale, lasciando nel più completo isolamento interi distretti. Alla complessa orografia, si aggiungeva il diffuso fenomeno del brigantaggio, incrementato proprio dallo stato di isolamento in cui versavano le province meridionali del Regno. Non c’era da meravigliarsi, dunque, che prima di affrontare un viaggio in queste regioni era frequente l’usanza di fare testamento. Fino alla data del 1778 la Consolare di Calabria ricalcava ancora per buona parte il tracciato della romana via Capua-Regium  – ha proseguito Esposito o via Popilia, costruita nel132 a.C. e lentamente caduta in abbandono in epoca medievale. La Via Popilia fu la più ardita opera stradale realizzata da Roma ma anche la meno documentata tra tutte le vie consolari in territorio italiano. E la percorrerà Vienna Cammarota, nei tratti rimasti.
Ad esempio, tra Lagonegro e Lauria, in Basilicata c’è una testimonianza eccezionale: Elogium di Polla,  una lapide scritta in un latino arcaico in cui il costruttore elogia il suo operato con ostentazione e precisione di dettagli. Nel 1778, Ferdinando IV decise di realizzare la Via Regia delle Calabrie e nel 1784, quasi a tempi di record, la strada era già completa fino a Casalbuono. Dunque in 6 anni vennero realizzate ben 88 miglia di strada.   Alla fine del Settecento il collegamento tra Napoli e le province di Basilicata e Calabria può finalmente dotarsi di una strada concepita secondo le moderne tecniche costruttive, “rotabile” quasi per tutta la sua lunghezza di 280 miglia (si consideri che era l’arteria stradale più lunga del Regno). L’inaugurazione del primo tratto di quest’imponente e dispendiosa opera, viene ricordata oggi dalle solenni parole di encomio, scritte in latino, su una vecchia epigrafe che sorge poco dopo il ponte sul fiume Sele, nei pressi di Persano”.

Tra Borboni, Napoleone e grandi tecnici

Con l’avvento dei napoleonidi (1806-1815) i lavori di proseguimento della Strada delle Calabrie ebbero un notevole impulso, dovuto all’esigenza del nuovo governo di potenziare i percorsi terrestri principalmente per scopi militari, dato che le acque del Mediterraneo risultavano saldamente sotto il controllo della marina inglese. Durante il decennio francese la strada risulta pressoché completaha spiegato Luca Esposito –  e rotabile da Napoli fino a Castrovillari, compresi tutti i ponti, che per la maggior parte vennero realizzati in legno, per velocizzare e rendere percorribile il tragitto nel più breve tempo possibile. Con il ritorno al trono dei Borbone i lavori ripresero, completando quanto lasciato in sospeso dai francesi sul nuovo tracciato da Lagonegro a Castrovillari e si spinsero oltre attraverso i paesi di Tarsia e Cosenza. La direzione delle opere fu affidata a un eccellente ingegnere militare napoletano, Carlo Afan de Rivera, che ricoprirà questo ruolo per ben ventotto anni, fino al 1852, anno della sua morte. La strada serviva per il transito militare o di funzionari statali o ancora veniva percorsa da ricchi viaggiatori alla ricerca delle pittoresche località del Gran Tour“.
Recenti studi archeologici confermano che già in epoca romana, lungo questa fascia, si diramavano alcuni ramuli  che collegavano i centri costieri di Buxentum, Scydrum e Blanda  con la consolare Capua-Regium e le sue  mansiones. Vienna Cammarota ritroverà queste testimonianze e le narrerà.

La strada percorsa anche da Carlo Pisacane e Giuseppe Garibaldi

La Via Regia delle Calabrie è la strada che percorrerà Carlo Pisacane nel 1857  e tre anni più tardi il generale Garibaldi, che per aggirare un battaglione borbonico attestatosi presso Castelluccio Inferiore, sbarcò nei pressi di Sapri per aggiungere il Fortino e pianificare le successive mosse della storica impresa. Di tutto ciò sono ancora rimasti il Fortino e le antiche osterie. Prima ancora, altri episodi di natura militare hanno caratterizzato il golfo di Poli-castro ed i collegamenti con la Strada di Calabria: nel 1808 una spedizione della marina inglese che mirava a sollevare le popolazioni cilentane contro i francesi e quarant’anni dopo, uno sbarco di truppe borboniche per sedare i moti rivoluzionari del 1848,” ha concluso l’esperto.

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