Contro la guerra che fa perdere vite umane e mette in pericolo il futuro di una intera generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino, i giovani agricoltori della Coldiretti hanno lasciato le campagne per scendere in piazza a sostegno dei colloqui di pace con trattori, mucche e campanacci in occasione dell’apertura della Fieragricola di Verona segnata dallo sconvolgimento del mercato mondiale del cibo con il rischio della perdita del lavoro, della stabilità economica ma anche delle forniture alimentari e dell’inflazione che aumenta povertà e fame in Italia e nel mondo. I rincari energetici spinti dal conflitto portano i costi di produzione nelle campagne ben oltre il livello della sostenibilità economica mettendo a rischio le aziende agricole, il carrello della spesa delle famiglie e l’indipendenza alimentare del Paese. I giovani della Coldiretti indossano i propri indumenti e strumenti di lavoro, dalla tuta e gli stivali di chi accudisce gli animali nelle stalle alle reti dei pescatori, fino alle tute degli apicoltori. Numerosi i cartelli di protesta “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”, “Si muore di bombe e fame” e “Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”, con le armi che sono tornate a sparare e i granai che sono svuotati con il rischio reale di scaffali deserti ma anche di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni sociali e politiche e flussi migratori. In piazza anche il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, assieme alla delegata dei giovani Coldiretti Veronica Barbati che veste un colbacco russo con il simbolo della pace, mentre le giovani indossano corone fatte con i fiori dei vivai italiani e accanto alle bandiere della Coldiretti sventolano quelle gialle e blu dell’Ucraina.
Un giovane su 4 taglia i raccolti, SOS scaffali
Un giovane agricoltore su quattro (25%) nell’ultimo mese ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono a rischio il futuro di un’intera generazione. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione della clamorosa protesta contro il conflitto a sostegno dei colloqui di pace organizzata dai giovani agricoltori all’inaugurazione di Fieragricola, con centinaia di ragazzi con trattori e mucche al seguito.
I giovani della Coldiretti indossano i propri indumenti e strumenti di lavoro, dalla tuta e gli stivali di chi accudisce gli animali nelle stalle alle reti dei pescatori, fino alle tute degli apicoltori. Numerosi i cartelli di protesta “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”, “No alla guerra che aumenta la fame” e “Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”, con le armi che sono tornate a sparare e i granai che sono svuotati con il rischio reale di scaffali deserti ma anche di speculazioni e carestie con l’inflazione che aumenta povertà e fame in Italia e nel mondo dove provoca tensioni sociali e politiche e flussi migratori.
L’agricoltura – denuncia Coldiretti – è infatti l’unico settore che registra un calo del valore aggiunto (-0,8%) in netta controtendenza all’andamento generale con un balzo del 6,6% del Pil rilevato dall’Istat nel 2021. Con l’aumento dei costi si rischia l’abbandono delle produzioni con il latte che, ad esempio, viene pagato agli allevatori appena 38 centesimi al litro, mentre un coltivatore di pomodoro da industria per la passata si vede corrispondere addirittura solo 10 centesimi al chilo, secondo l’analisi Coldiretti. Non va meglio per chi produce le arance, dove il prezzo in campagna è di 43 centesimi al chilo, che scendono a 18 centesimi al chilo nel caso delle carote. Un chilo di grano che viene pagato agli agricoltori 31 centesimi serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città. Il problema vero – evidenzia Coldiretti – è il costo dell’energia che è esploso ed ha colpito tutte le attività produttive, dal gasolio per il trattore necessario alle semine al riscaldamento delle serre fino al prezzo dei concimi per garantire fertilità ed aumentare la produzione che è balzato del 170%.
La crisi ucraina non risparmia dunque infatti neppure la parte più avanzata del settore agricolo, diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno, secondo l’analisi Coldiretti-Divulga. Un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale con il mestiere della terra che è diventato – precisa la Coldiretti – la nuova strada del futuro per tanti ragazzi italiani, con le 55mila aziende guidate dagli under 35 che hanno una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.
Un fenomeno che rischia ora di essere messo all’angolo dall’esplosione dei costi alimentata dalla guerra, con i giovani agricoltori – spiega la Coldiretti – costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas e la scelta di Putin di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei fertilizzanti, con rincari fino al 170%.
Né sono stati risparmiati gli altri costi di produzione – continua la Coldiretti – come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Con il paradosso che molto spesso costano di più gli imballaggi del cibo che contengono. Per non parlare dell’emergenza siccità che costringerà quest’anno ad aumentare il ricorso all’irrigazione con i costi energetici alle stelle.
Tante le storie di ragazzi che incontrano difficoltà sempre crescenti nella propria attività. Il mix di rincari di mangimi ed energia sta mettendo in ginocchio l’attività di Laura Marchesini, giovane lombarda che alleva maiali e produce salumi tracciati dal campo alla tavola: costi insostenibili e speculazioni sui prezzi rischiano di mandare all’aria sette anni di crescita e di sacrifici. Giacomo Brandolin ha impiegato 4 anni per avviare la coltivazione di alga spirulina in Friuli Venezia Giulia ma il suo sogno imprenditoriale rischia ora di finire in frantumi. La coltivazione di questo superfood – spiega Coldiretti – necessita infatti di molta energia e con i costi che sono più che decuplicati nel giro di due mesi la coltivazione non è più sostenibile. Anna Turati, anche lei friulana, produce grano ma da un mese all’altro si è vista esplodere il costo dei concimi, con un impatto che ha vanificato gli aumenti dei prezzi pagati alla produzione. E tra qualche mese, quando si procederà alla raccolta, c’è l’interrogativo se le quotazioni non caleranno, portando il bilancio in perdita. Andrea Degli Esposti è un giovane emiliano che ha recuperato un intero borgo dell’Appennino Tosco-Emiliano la cui origine risale ai primi del ‘700 e nei cui interni è stato ricavato l’agriturismo che offre servizio di ristorazione e pernottamento, oltre a una stalla. L’aumento dei costi energetici e i rincari delle materie prime – continua Coldiretti – hanno aggravato la crisi causata dalla pandemia, proprio nel momento in cui aveva investito nell’acquisto e ristrutturazione di un capannone per l’aumento dei capi allevati. Matteo Bovo ha un’azienda di fiori e piante in Veneto ma in pochi mesi è stato colpito da aumenti record su tutti i fronti, dal gasolio per le serre ai consumi, dai materiali per il confezionamento dei vasi alla copertura delle coltivazioni, dai terricci ai trasporti. Agostino Fustini alleva mucche da latte in Trentino Alto Adige e, nonostante un impianto a biogas che garantisce una quota parte dell’energia necessaria, si è visto aumentare le farine di soia e di mais utilizzate per l’alimentazione del bestiame. Una situazione che incide pesantemente in un settore dove il prezzo del latte pagato alle stalle non è stato adeguato ai forti aumenti del costo di mangimi ed energia. Ma il caro bollette pesa anche su un’altra bella realtà del Trentino, quella di Nicole Donati, che alleva asine da latte che “trasforma” in richiestissimi cosmetici a base di latte d’asina. Un’attività la cui sostenibilità è orma messa a rischio dall’aumento record dell’energia.
“Occorre sostenere il fenomeno del ritorno alla terra e la capacità dell’agricoltura italiana di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo” afferma la leader dei giovani della Coldiretti Veronica Barbati nel sottolineare la necessità di “superare le tensioni internazionali, ristabilire la pace e investire su un settore strategico per far ripartire l’Italia e l’Europa grazie anche a una nuova generazione di giovani attenti all’innovazione e alla sostenibilità”.