La Russia è la nazione più grande del mondo e confina con Paesi europei e asiatici. Ha un’area di oltre 17 milioni di chilometri quadrati ed una popolazione di oltre 144 milioni di abitanti. Persone di madrelingua russa vivono in molti dei Paesi confinanti con la Russia, soprattutto nel sud-est dell’Ucraina, in Bielorussia, in parti di Moldavia, Lettonia ed Estonia e anche in gran parte del Kazakistan.
Nel 2014, anno in cui è scoppiata la guerra del Donbass, nell’Ucraina orientale, per l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Doneck e Luhansk, che segna l’inizio della crisi tra Russia e Ucraina, Putin ha sottolineato l’importanza del Kazakistan come alleato. Il Kazakistan, infatti, è un alleato chiave della Russia: più del 20% della popolazione del Paese è di etnia russa e costituisce una maggioranza o una pluralità significativa in molte regioni settentrionali del Paese.
In un articolo pubblicato nel 2014 su Radio Free Europe/Radio Liberty (organizzazione per le comunicazioni ed emittente radiofonica fondata dal Congresso degli Stati Uniti, che esiste in Europa, Asia e Medio Oriente), sono state riportate le parole dell’osservatrice russa Miriam Elder che, in un pezzo su BuzzFeed, aveva notato che la risposta di Putin e altre dichiarazioni che ha fatto in passato sull’Ucraina riflettono alcune delle argomentazioni avanzate da Aleksandr Solzhenitsyn (Premio Nobel per la Letteratura nel 1970) in un saggio del 1990 intitolato “Rebuilding Russia” (“Ricostruire la Russia“).
Solzhenitsyn ha accolto con favore l’ascesa al potere di Putin nel 1999 e lo ha elogiato per aver ripristinato l’orgoglio nazionale russo. In “Rebuilding Russia”, pubblicato negli ultimi giorni dell’U.R.S.S., Solzhenitsyn critica le politiche di confine casuali del governo sovietico e sostiene una “Unione russa” che comprenda Ucraina, Bielorussia, Russia e le parti etniche russe del Kazakistan. Solzhenitsyn è convinto dell’unità di fondo dei popoli bielorusso, ucraino e russo, tre rami storicamente separati “dall’invasione mongola e dalla colonizzazione polacca”. “Siamo emersi tutti insieme dalla preziosa Kiev, ‘da cui è iniziata la terra russa’, secondo la Cronaca di Nestore”, scrive Solzhenitsyn.
Solzhenitsyn riconosce la sofferenza degli ucraini sotto i sovietici, ma afferma che non c’è motivo di “tagliare fuori l’Ucraina” e, soprattutto, “quelle parti che non facevano parte della vecchia Ucraina… Novorossia o Crimea o Donbass e aree praticamente fino al Mar Caspio”. Prefigurando la retorica russa odierna, Solzhenitsyn afferma che, se l’Ucraina vuole essere indipendente, allora quelle regioni dovrebbero avere “l’autodeterminazione“.
Ma sostiene chiaramente l’unione tra Russia e Ucraina. “Separare l’Ucraina oggi significherebbe tagliare milioni di famiglie e persone”, scrive Solzhenitsyn. “Un tale mix di popolazioni; intere regioni a maggioranza russa; quante persone incapaci di scegliere tra le due nazionalità; quante persone di etnia mista; quanti matrimoni misti che fino ad ora non erano mai stati considerati misti. Tra la maggior parte della popolazione, non c’è nemmeno un accenno di intolleranza tra ucraini e russi“. E tutto questo, scrive, “si applica completamente anche alla Russia Bianca [Bielorussia]“.