Covid-19 e terapia ambulatoriale precoce: le criticità della prima fase della pandemia

Quali sono i farmaci più giusti nelle primissime fasi di infezione da Covid? Cosa si è sbagliato ad inizio pandemia?
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La pandemia della sindrome respiratoria acuta grave da Covid-19 è stata dichiarata nel marzo 2020. La conoscenza della fisiopatologia del Covid ha presto fornito una forte motivazione per l’uso precoce di farmaci anti-infiammatori, antipiastrinici e anticoagulanti, tuttavia l’evidenza è stata solo lentamente e parzialmente incorporata nelle linee guida istituzionali. I bisogni insoddisfatti dei pazienti ambulatoriali affetti da Covid sono stati presto presi in carico da reti di medici e ricercatori, utilizzando approcci farmacoterapeutici basati sulle migliori esperienze disponibili.

Lo studio osservazionale retrospettivo condotto dal Gruppo di Lavoro dell’Associazione IppocrateOrg, guidato da Marco Cosentino del Centro di Ricerca in Farmacologia Medica, Università degli Studi dell’Insubria di Varese, ha indagato caratteristiche, gestione ed esiti nei pazienti Covid-19 assistiti in Italia da medici volontari all’interno dell’Associazione IppocrateOrg, una delle principali reti di assistenza internazionale, tra il 1 novembre 2020 e il 31 marzo 2021 .

Dieci medici hanno preso parte allo studio e hanno fornito dati su 392 pazienti Covid-19 consecutivi. L’età media dei pazienti era di 48,5 anni (range: 0,5-97). Erano per il 51,3% femmine e sono state accudite quando erano in fase Covid-19 0 (15,6%), 1 (50,0%), 2a (28,8%), 2b (5,6%). Molti pazienti erano in sovrappeso (26%) o obesi (11,5%), con comorbidità croniche (34,9%), principalmente cardiovascolari (23%) e metaboliche (13,3%). I farmaci più frequentemente prescritti includevano: vitamine e integratori (98,7%), aspirina (66,1%), antibiotici (62%), glucocorticoidi (41,8%), idrossiclorochina (29,6%), enoxaparina (28, 6%), colchicina (8,9%), ossigenoterapia (6,9%), ivermectina (2,8%). Il ricovero è avvenuto nel 5,8% dei casi totali, principalmente nei pazienti assistiti allo stadio 2b (27,3%). Complessivamente, 390 pazienti (99,6%) sono guariti, un paziente (0,2%) è stato perso al follow-up, e un paziente (0,2%) è deceduto dopo il ricovero. Un medico ha riportato una reazione avversa al farmaco (ADR) di grado 1 (disturbo transitorio o lieve) e 3 medici hanno riportato in totale 8 ADR di grado 2 (limitazione dell’attività da lieve a moderata).

Questo è il primo studio che descrive atteggiamenti e comportamenti dei medici che si prendono cura dei pazienti ambulatoriali Covid e l’efficacia e la sicurezza del trattamento precoce del Covid nel mondo reale. “La letalità COVID-19 nella nostra coorte – scrivono gli autori dello studio – è stata dello 0,2%, mentre la letalità complessiva COVID-19 in Italia nello stesso periodo è stata compresa tra il 3% e il 3,8%. L’uso dei singoli farmaci e delle combinazioni di farmaci descritti in questo studio appare quindi efficace e sicuro, come indicato dalle poche e lievi reazioni avverse segnalate. Le prove attuali dovrebbero essere attentamente considerate dai medici che si prendono cura dei pazienti COVID-19 così come dai decisori politici che gestiscono l’attuale crisi globale“.

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