La guerra in Ucraina la scintilla per una nuova corsa allo Spazio

Una nuova corsa allo Spazio dalla crisi in Ucraina: uno sguardo ai prossimi decenni
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La Guerra Fredda ha dato vita alla corsa allo Spazio, uno sprint geopolitico culminato con lo sbarco degli Stati Uniti sulla Luna prima che i russi potessero farlo. Ora, 60 anni dopo che il presidente John F. Kennedy ha pronunciato il famoso discorso che ha dato il via a quella serie di eventi epocali, la guerra in Ucraina ha riacceso le tensioni globali oltre la stratosfera.

A seguito della catastrofica invasione, le sanzioni imposte dall’Occidente in risposta all’attacco hanno tagliato fuori Mosca in un modo che non si vedeva dal culmine della Guerra Fredda. Anche allora, però, quando le due grandi superpotenze del mondo erano coinvolte in un confronto serrato, le pietre miliari vennero segnate una dopo l’altra. Innegabili gli obiettivi raggiunti durante la prima era spaziale, anche detta “corsa allo Spazio“, uno degli aspetti che assunse la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica: tra il 1957 e il 1975 le due superpotenze si sfidarono nella rincorsa a sempre maggiori successi spaziali nel lancio di missili, satelliti, nella conquista della Luna e di pianeti del Sistema Solare, cercando di prevalere l’una sull’altra.

Al termine della Guerra Fredda ciò che seguì furono decenni di pacifica collaborazione scientifica tra Stati Uniti e Russia, che sembravano immuni al peggioramento delle relazioni politiche, ed ora, a quasi un quarto di secolo dal lancio della ISS, quella partnership potrebbe presto volgere al termine, probabilmente dando vita alla “scintilla” che potrebbe innescare la nuova corsa allo Spazio.

La corsa allo Spazio durante la Guerra Fredda

Con l’inasprirsi della Guerra Fredda, lo Spazio diventò un altro terreno di scontro per USA e Russia, teso a dimostrare la superiorità tecnologica. Nel 1955, a soli 4 giorni di distanza, entrambe le nazioni annunciarono pubblicamente l’intenzione di mettere in orbita un satellite, nei successivi 2/3 anni.

I sovietici vinsero la prima tappa della corsa allo Spazio mettendo in orbita lo Sputnik I nell’ottobre del 1957. Quattro mesi dopo, il tedesco von Braun (che guidava il progetto americano) e la sua squadra piazzarono Explorer I sulla punta di un razzo a quattro stadi Juno I, a Cape Canaveral, e lo fecero partire. Negli anni immediatamente successivi vennero inviati animali nello Spazio per viaggi di sola andata, finché nell’aprile del 1961 i sovietici non vi mandarono Yuri Gagarin, che divenne il primo uomo a raggiungere l’ultima frontiera. Gli americani persero la gara per pochi mesi, dato che John Glenn andò in orbita intorno alla Terra all’interno di Friendship 7 nel febbraio del 1962. Poi il presidente Kennedy proclamò coraggiosamente che l’America avrebbe fatto sbarcare un uomo sulla Luna prima della fine del decennio.

Gli anni successivi furono segnati da fallimenti sia sovietici sia americani, ma culminarono nel 1968 con il lancio di Apollo 8, la prima missione a raggiungere l’orbita della Luna. Il 20 luglio 1969 l’astronauta americano Neil Armstrong mise piede sul satellite, pronunciando la celeberrima frase “un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”. Nel luglio 1975, con le relazioni tra Russia e America ormai distese, la prima missione comune (l’aggancio tra Apollo e Soyuz) segnò la fine della corsa allo Spazio.

La nuova corsa allo Spazio

A febbraio, subito dopo l’inizio della sua invasione, la Russia ha sospeso una missione congiunta con la NASA per inviare una sonda su Venere entro il 2029. Successivamente, i funzionari dell’Agenzia Spaziale Europea hanno interrotto le relazioni nell’ambito di ExoMars, un progetto pianificato con Roscosmos per lanciare un rover su Marte, a caccia di vita extraterrestre.

La realtà è che la politica ha giocato e continua a svolgere un ruolo enorme nello Spazio, che “non è un luogo utopico e trasformativo“, ha dichiarato a Fortune Jordan Bimm, storico dell’Università di Chicago, esperto di storia della tecnologia e dell’esplorazione spaziale. “Lo Spazio è un luogo in cui tutti i nostri problemi sulla Terra vengono riprodotti o amplificati“.
E’ proprio da questa nuova fase che potrebbe nascere qualcosa di molto simile alla corsa allo Spazio che caratterizzò la Guerra Fredda: dalla guerra in Ucraina potrebbe scaturire un nuovo periodo di confronto, di sfida, ma anche di conquista dell’ultima frontiera che potrebbe portare al raggiungimento di obiettivi quasi utopistici, come poteva essere considerato mettere piede sulla Luna prima dell’annuncio di Kennedy.
Cosa potrebbe scaturire quindi da questa possibile nuova corsa allo Spazio? Quali alleanze potrebbero nascere? Quali potrebbero essere i nuovi traguardi e le nuove aspirazioni?

Putin annuncia la ripresa del programma di esplorazione lunare

Una nuova pietra miliare, più “vicina”, potrebbe essere certamente la Luna.
La Russia riprenderà infatti il programma di esplorazione lunare con il lancio della navicella automatica Luna-25: lo ha annunciato il 12 aprile il presidente russo Vladimir Putin durante una visita al cosmodromo di Vostochny, esprimendo anche una certa apertura a eventuali collaborazioni.  “La Russia non si chiuderà, è impossibile isolarla“, ha affermato Putin durante l’incontro con i lavoratori dell’industria spaziale. Il presidente ha dichiarato che la Russia “è pronta a cooperare con tutti i partner che lo desiderano” e “non ha intenzione di chiudersi“. “Non abbiamo intenzione di chiuderci nel mondo moderno, è totalmente impossibile isolare rigorosamente qualcuno e completamente impossibile isolare un Paese così grande come la Russia. Quindi lavoreremo con i partner che vogliono interagire“. “La Russia continuerà a realizzare i suoi piani nel campo dell’esplorazione spaziale, compreso il lavoro su una nave spaziale di prossima generazione“. “Siamo guidati dal desiderio dei nostri antenati di andare avanti a prescindere da qualsiasi difficoltà e dai tentativi esterni di ostacolare il nostro progresso. Non c’è dubbio che saremo coerenti e insistenti nella realizzazione di tutti i nostri piani“, ha aggiunto Putin. “Continueremo a lavorare su un’astronave di prossima generazione e sulle tecnologie dell’energia nucleare e spaziale, dove abbiamo chiaramente gettato ottime basi e abbiamo evidenti vantaggi“.

La Russia sarà sicuramente in grado di portare avanti il suo programma spaziale anche sotto le sanzioni, poiché possiede una tecnologia avanzata per realizzarlo,” ha detto il presidente russo. Putin ha anche detto che il primo volo dell’uomo nello Spazio con Yury Gagarin nel 1961 “ebbe luogo mentre l’Unione Sovietica era completamente isolata dal punto di vista tecnologico“. “Le sanzioni erano totali, eppure l’Unione Sovietica è stata la prima a lanciare un satellite terrestre artificiale, il primo cosmonauta è stato nostro, così come il primo volo di una stazione spaziale, la prima passeggiata spaziale e la prima cosmonauta donna“. “Abbiamo fatto tutto in un totale isolamento tecnologico e abbiamo raggiunto questi grandi successi“. “La Russia di oggi, con la sua tecnologia avanzata, non può davvero continuare a sviluppare il nostro programma spaziale? Certo che lo faremo,” ha assicurato Putin.

Il piano russo potrebbe dunque andare in parallelo rispetto alla missione Artemis della NASA, con la collaborazione di altre Agenzie, che si suddivide in 3 fasi: Artemis 1 lancerà la navicella spaziale Orion senza equipaggio in una missione di circa un mese intorno alla Luna, Artemis 2 lancerà astronauti intorno alla Luna nel 2024 e Artemis 3 atterrerà con un equipaggio vicino al polo sud lunare nel 2025 o 2026.

La missione ExoMars e la decisione della Russia

Un possibile obiettivo della Russia in futuro potrebbe essere addirittura Marte. Il Council dell’Agenzia Spaziale Europea ha deciso a metà marzo di sospendere la missione ExoMars, finora condotta congiuntamente dall’ESA e dall’agenzia russa Roscomos. Dmitry Rogozin, capo di Roscosmos, aveva espresso “amaro” dispiacere per la decisione presa dall’ESA. “E’ un fatto molto amaro per tutti gli entusiasti dello Spazio. È molto deplorevole“, ha scritto Rogozin su Telegram. La missione prevedeva il lancio di un rover ESA sul Pianeta Rosso, con il contributo di un sistema di lancio e uno di atterraggio di produzione russa.
Rogozin ha aggiunto che Roscosmos condurrà la propria missione su Marte da sola, anche se i preparativi richiederanno diversi anni: “Sì, perderemo diversi anni, ma useremo il nostro modulo di atterraggio, lo forniremo con un veicolo di lancio Angara e condurremo questa spedizione di ricerca dal nuovo sito di lancio del Cosmodromo di Vostochny in modo indipendente”, ha detto Rogozin.

Mentre l’ESA cerca quindi nuovi partner industriali, ci si chiede se Roscosmos sia davvero in grado di completare la missione da sola: l’esplorazione spaziale è una delle attività più costose e su molti fronti tecnologici la Russia è indietro. Potrebbe stringere un’alleanza con la Cina che, invece, sta facendo passi da gigante e che recentemente ha riportato sulla Terra dei frammenti di Luna dal lato non visibile del nostro satellite.

La cooperazione Russia-Cina

Man mano che i suoi sforzi spaziali diventeranno più isolati dall’Occidente, la Russia potrebbe approfondire le sue relazioni con l’industria spaziale cinese. Sarebbe una vittoria per entrambi i Paesi, almeno a breve termine. “La Russia otterrebbe l’accesso allo Spazio per i suoi cosmonauti attraverso l’infrastruttura cinese e, in cambio, il programma spaziale cinese otterrebbe l’eredità e la profonda conoscenza istituzionale del volo spaziale dalla parte russa,” ha dichiarato lo storico Jordan Bimm a Fortune. L’industria spaziale cinese, la seconda in termini di spesa dopo gli Stati Uniti, è cresciuta notevolmente negli ultimi decenni. L’anno scorso, il Paese ha lanciato la propria Stazione Spaziale per competere con la ISS. Sta anche lavorando con la Russia per costruire una base lunare che possa competere con il programma Artemis della NASA.

I calcoli politici della Cina sono, però, complicati. La cooperazione nello Spazio con la Russia potrebbe significare alienarsi l’Occidente e incorrere in sanzioni. “La Cina ha un programma spaziale molto più solido della Russia. È la Russia che ha bisogno della Cina, non il contrario,” ha spiegato a Fortune John Logsdon, fondatore ed ex direttore dello Space Policy Institute della George Washington University, secondo cui la Russia sta bruciando i ponti con potenziali partner e la Cina è in una posizione abbastanza rilevante nello Spazio da consentirle di evitare di andare in soccorso della Russia, se ciò significa danni economici. “Le azioni della Russia l’hanno resa una specie di paria tra le nazioni che viaggiano nello Spazio“.

L’isolamento della Russia nello Spazio

La comunità internazionale ha isolato la Russia da quando ha invaso l’Ucraina, con sanzioni economiche e il ritiro di molte imprese occidentali. Le agenzie spaziali occidentali hanno seguito l’esempio, creando una nuova dolorosa realtà per l’agenzia spaziale russa. Negli ultimi anni Roscosmos era diventata virtualmente dipendente dalle partnership con l’Occidente per il funzionamento e l’espansione delle risorse finanziarie. “Penso che Roscosmos attraverserà anni molto difficili,” ha dichiarato a Fortune David Burbach, professore di politica spaziale e sicurezza presso l’US Naval War College. “Date le sanzioni, è difficile immaginare che il governo russo sarà disposto a investire in Roscosmos tanto quanto dicono i piani attuali“. Nel frattempo, il costo per gli Stati Uniti è minimo: “Gli Stati Uniti non hanno molto bisogno della Russia in questo momento. Non hanno molto da offrire al mondo, né hanno una fiorente industria spaziale commerciale,” ha spiegato Burbach.

La Stazione Spaziale Internazionale

Negli ultimi due decenni, le relazioni spaziali globali sono state relativamente amichevoli. La Stazione Spaziale Internazionale, in orbita dal 1998, era stata considerata un punto di riferimento nella collaborazione multinazionale e nella ricerca scientifica apolitica, ed è stata persino nominata per il Premio Nobel per la Pace nel 2014.

Un astronauta americano, Mark Vande Hei, è tornato dalla ISS sulla Terra a bordo di una capsula russa alla fine di marzo. Dopo che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alla Russia, tuttavia, il direttore generale di Roscosmos Dmitry Rogozin aveva condiviso un bizzarro video che minacciava di abbandonare Vande Hei a bordo. Successivamente, i russi hanno confermato che Vande Hei sarebbe tornato sulla Terra come previsto.

La ISS è gestita congiuntamente da agenzie spaziali statunitensi, russe, europee, giapponesi e canadesi, con “pensionamento” previsto entro il 2031. La Russia, però, intende ritirarsi dalla ISS prima del 2025, piani che sono in atto da prima dell’invasione dell’Ucraina, poiché Roscosmos intende iniziare a costruire una nuova Stazione Spaziale proprio quell’anno.

Dagli esperimenti scientifici alle esercitazioni militari

Un risultato dell’attuale crisi potrebbe portare la Russia a rifocalizzare la sua industria spaziale più sugli armamenti che sulla scienza. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha già espresso preoccupazioni sull’uso militare dello Spazio da parte della Russia, citando la “minaccia strategica” di jamming e capacità di cyberspazio, armi a energia diretta e missili anti-satelliti.
Penso che il valore principale che Putin vede nello Spazio in questi giorni sia per le applicazioni militari,” ha spiegato Burbach a Fortune.

A marzo, il direttore generale di Roscosmos, Dmitry Rogozin, aveva affermato che l’avamposto spaziale pianificato dalla Russia sarebbe una “stazione militare applicata“, alla luce di “questo mondo ostile” e di un numero limitato di alleati russi.

Secondo gli esperti del settore, c’è poco rischio che il conflitto ucraino si espanda nello Spazio, ma è possibile che le tensioni sulla Terra possano cambiare quell’equazione in qualsiasi momento. “La cooperazione nello Spazio ha seguito, non ha guidato, la geopolitica,” ha proseguito Burbach.

Bimm ha anche sottolineato che l’esplorazione dello Spazio ha sempre riguardato la militarizzazione in una certa misura, o almeno la sua minaccia. Il satellite Sputnik dell’Unione Sovietica, il primo oggetto artificiale a raggiungere l’orbita terrestre nel 1957, non aveva vere applicazioni militari, ma all’epoca il governo degli Stati Uniti la considerava una minaccia militare e una ragione chiave per la propria espansione interna e militarizzazione dello Spazio. “L’esplorazione spaziale potrebbe facilmente tornare indietro in quella direzione,” ha detto Bimm.

Ciò che è chiaro finora è che lo Spazio è sulla buona strada per essere più politicizzato. “Lo vedo come un misto di cooperazione e competizione,” ha concluso Logsdon. “Penso che un risultato probabile siano due coalizioni spaziali. Una guidata dagli Stati Uniti, una guidata dalla Cina, in competizione su progetti come l’esplorazione lunare“.

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