È la notizia scientifica del giorno: gli scienziati hanno immortalato il buco nero della Via Lattea, Sagittarius A*. La sensazione scoperta è opera della Collaborazione Event Horizon Telescope (EHT), un team internazionale di cui fanno parte anche ricercatrici e ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell’Università Federico II di Napoli e dell’Università di Cagliari. Per l’astrofisica Mariafelicia De Laurentiis (Università Federico II di Napoli e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) è un’immagine entusiasmante tanto quanto lo era stata la foto del secolo, quella del buco nero della galassia M87, ottenuta nel 2019.
Quella di Sagittarius A* “è una foto molto speciale, è la foto per eccellenza perché è la foto del nostro buco nero”, ha detto De Laurentiis all’ANSA. “Per lungo tempo, gli astronomi osservando il moto orbitale di una serie di stelle nelle vicinanze del centro galattico hanno sospettato che in essa si nascondesse un invisibile oggetto compatto supermassiccio di circa 4 milioni di masse solari. Quelle osservazioni, hanno valso il premio Nobel per la Fisica nel 2020 a due nostri colleghi. Però con l’immagine pubblicata oggi abbiamo la prima prova visiva diretta, schiacciante direi, che questo oggetto è a tutti gli effetti un buco nero“. È una foto importante perché “essendo più vicino, Sagittarius A* può essere studiato in modi che non sono possibili per altre sorgenti. Per questo è un laboratorio unico per esplorare l’astrofisica dei buchi neri e testare come si comporta la gravità a queste scale così ‘vicine’ all’orizzonte degli eventi”, ha aggiunto.
Si tratta di “un perfetto campo di test per conoscere i campi gravitazionali più intensi, cioè per confermare o escludere le varie teorie relativistiche della gravitazione formulate accanto alla Relatività Generale. La teoria di Einstein potrebbe, infatti, non essere la teoria finale dell’universo, che forse dobbiamo ancora scoprire“, ha spiegato De Laurentiis. Per l’astrofisica, i buchi neri sono importanti “nella ricerca di una connessione tra la meccanica quantistica e la gravità” e “sono il palcoscenico perfetto per capire come ottenere una teoria che sia in grado di spiegare fenomeni ancora incompresi”.
L’astrofisica ha anche parlato dei prossimi obiettivi scientifici dopo questa scoperta: “abbiamo iniziato ad ampliare la rete di radiotelescopi e questo ci consentirà di avere una migliore risoluzione e quindi vedere con maggiore precisione le sorgenti. Inizieremo anche a costruire nuovi radiotelescopi e stiamo pensando aduna rete di radiotelescopi formata da satelliti in orbita attorno alla Terra, capaci di restituire immagini cinque volte più nitide“.
Intanto si lavora sui dati raccolti nel 2018 e nel 2021 e nel 2022 sono state condotte nuove osservazioni. “Ne stiamo pianificando altre nei prossimi anni” e “abbiamo grandi aspettative“. Sagittarius A* e il buco nero di M87 “restano gli obiettivi più importanti: oltre a studiarne i campi magnetici che li circondano, uno dei prossimi grandi obiettivi scientifici è quello di comprendere come si evolvono nel tempo”, per esempio osservazioni ripetute “sono fondamentali per dimostrare che le loro caratteristiche primarie rimangono costanti nel tempo, come previsto dalla relatività generale. Stiamo anche cercando delle pulsar in orbita attorno al buco nero della Via Lattea” perché “una pulsar in un’orbita di breve periodo fornirebbe alcune delle prove più forti della relatività“, ha concluso Mariafelicia De Laurentiis.