Man mano che gli impatti ambientali negativi del consumo di carne di ruminanti diventano più evidenti, compresi quelli relativi alle emissioni di gas serra o ai cambiamenti nell’uso del suolo, viene incoraggiata l’integrazione di alternative non animali per migliorare la salute e la sostenibilità. Precedenti studi sulle proteine microbiche derivate dalla fermentazione, come le micoproteine (un’alternativa alla carne disponibile in commercio), hanno stimato potenziali benefici ambientali. Tuttavia, questi metodi di valutazione sono spesso statici, con scalabilità limitata.
Ora, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, la sostituzione del 20% del consumo globale di carne bovina con proteine microbiche derivate dalla fermentazione entro il 2050 potrebbe dimezzare la deforestazione annuale e le emissioni di anidride carbonica associate. Livelli di sostituzione più elevati, tuttavia, possono avere benefici decrescenti, evidenzia lo studio.
Florian Humpenöder e colleghi hanno studiato i potenziali impatti ambientali basati sull’uso del suolo della sostituzione parziale della carne bovina con proteine microbiche a base di zucchero su scala globale, fino al 2050. Gli autori hanno anche considerato fattori socioeconomici come una crescente domanda di bestiame, l’espansione della popolazione e aumenti di reddito. Complessivamente, gli autori stimano che la sostituzione del 20% della carne bovina consumata a livello globale per persona con proteine microbiche entro il 2050 comporterebbe una riduzione del 56% della deforestazione annuale e delle emissioni di anidride carbonica associate, rispetto a uno scenario di riferimento di non sostituzione. L’aumento dei livelli di sostituzione oltre questo punto, tuttavia, non comporterebbe aumenti lineari degli effetti di risparmio di suolo.
La sostituzione della carne di ruminante con proteine microbiche riduce anche le emissioni non CO₂ dell’agricoltura, l’uso dell’acqua agricola e la fissazione dell’azoto. Tuttavia, questi indicatori ambientali dipendono in gran parte dal livello di produzione e quindi diminuiscono in modo piuttosto lineare all’aumentare degli obiettivi di sostituzione. In particolare, le emissioni agricole globali di metano sono ridotte dell’11, 26 e 39% con obiettivi di sostituzione pro capite rispettivamente del 20, 50 e 80% entro il 2050.
Gli autori dello studio, però, sottolineano che non è stato tenuto conto delle conseguenze ambientali della produzione di proteine microbiche a base di zucchero al di là del settore dell’uso del suolo. “In particolare, il nostro quadro di modellizzazione non è in grado di tracciare il fabbisogno energetico e le emissioni di gas serra legate all’energia della produzione di proteine microbiche, che è di fondamentale importanza per valutare la sostenibilità della loro produzione”, si legge nello studio. “Il tipo di energia necessaria per la produzione di carne di ruminanti e micoproteine è diversa. Per la carne di ruminanti, la produzione di mangimi per animali è un importante consumo di energia (ad esempio, il diesel per i trattori e il gas naturale per la produzione di fertilizzanti azotati sintetici). Al contrario, nella produzione di cibo in coltura cellulare l’idea è che i bioreattori sostituiscano gli animali. Invece di nutrire gli animali, la materia prima viene lavorata in bioreattori, che utilizzano l’elettricità per regolare la temperatura e altre funzioni del bioreattore. Pertanto, per valutare l’effetto netto, i risparmi sulle emissioni di gas serra legati alla terra delle proteine microbiche a base di zucchero mostrati nel nostro studio devono essere confrontati con le emissioni di gas serra legate all’energia”, specificano gli autori.