Clima, nelle città italiane aumentano le notti tropicali e le onde di calore

Più onde di calore e notti tropicali, maggiori oscillazioni climatiche, maggiore variabilità delle precipitazioni: i dati Istat fanno la fotografia del clima italiano degli ultimi decenni
MeteoWeb

Donatella Vignani, Responsabile delle statistiche su Meteoclima, altri eventi e risorse naturali dell’Istat, ha presentato nel corso di un webinar organizzato da SISC (Società Italiana per le Scienze del Clima) e Fondazione CMCC, gli ultimi indicatori meteoclimatici rilasciati da Istat in occasione della giornata Mondiale della Meteorologia 2022. Vignano ha illustrato le misure statistiche rilevate su fenomeni meteoclimatici calcolate per Capoluogo di Regione e Città metropolitane italiane, con riferimento al periodo 2010-2020, in particolare gli indicatori di temperatura media e precipitazione totale annue e un nuovo set di indici di estremi climatici.

‘Dati meteo-climatici e idrologici’ è una rilevazione corrente dell’Istat (inserita nel Programma Statistico Nazionale codice IST-02190) che ha come principale obiettivo l’aggiornamento annuale di una banca dati relazionale-geografica di variabili meteo-climatiche ed idrologiche, rilevate presso Enti gestori  di reti di stazioni termo-pluviometriche sul territorio nazionale.

Partendo dai dati giornalieri rilevati in tali stazioni, viene prodotta su base annua la seguente informazione statistica:

  • Indicatori relativi ai parametri di temperatura minima, media e massima;
  • Indicatori relativi all’altezza della precipitazione;
  • differenze e anomalie dei valori degli indicatori meteo-climatici annuali di temperatura e precipitazione rispetto al corrispondente valore climatico medio di un periodo di riferimento (decennio 2006-2015, decennio 2007-2016 e trentennio 1971-2000 Normale Climatologica CLINO);
  • un insieme di Indici di estremi meteo-climatici di temperatura e precipitazione, calcolati secondo la metodologia dell’Organizzazione Mondiale di Meteorologia (World Meteorological Organization WMO) delle Nazioni Unite (United Nations UN).

L’analisi dei dati

Come spiega Istat, statistiche e indici meteoclimatici costituiscono strumenti di misura a supporto delle analisi sul clima nei sistemi urbani, utili per descrivere andamento, frequenza, intensità e variabilità di fenomeni meteorologici, osservati a diversa scala temporale e spaziale. Nel corso del webinar Donatella Vignani ha spiegato come, alla luce delle necessità di ridurre l’emissione di gas serra del 55% entro il 2030, avere dei dati e degli indicatori precisi in merito all’andamento climatico nel nostro Paese è indispensabile.

In Italia quasi il 60% della popolazione vive in sistemi urbani funzionali, quindi integrati e continui sul territorio – precisa Vignani -. La città vive come un organismo, si parla infatti di ‘metabolismo delle città‘”. Le città sono quindi allo stesso tempo vittime e fulcro dei cambiamenti climatici. “Statistiche e indicatori meteorologici sono importanti per sviluppare sistemi integrati di dati – precisa l’esperta – soprattutto nell’ottica del clima come tema trasversale allo sviluppo economico, sociale, ambientale“.

Le anomalie nelle città italiane

L’Istat raccoglie ogni anno i dati termo-pluviometrici delle stazioni meteorologiche delle diverse città, prendendo in esame temperature, precipitazioni, umidità, dati geografici allo scopo di individuare anomale nei valori degli indicatori climatici. In base alla disponibilità delle serie storiche di dati, i valori 2020 degli Indicatori meteorologici e degli Indici di estremi meteoclimatici sono confrontati con i corrispondenti valori medi del decennio 2006-2015 e del trentennio 1971-2000 (Normale Climatologica CLINO) per descrivere le condizioni climatiche e la variabilità di alcuni fenomeni nelle 24 città osservate.

In quest’ottica balza ad esempio all’occhio un aumento della temperatura media di +1,3°C nel decennio 2011-2020, rispetto al periodo 1971-2000. “Le anomalie – precisa Vignani – sono positive in tutte le città, con aumenti sia della temperatura massima che della minima“. In questo contesto vediamo Perugia al primo posto tra i capoluoghi che hanno visto aumentare la loro temperatura media, seguita Milano, Bologna e Torino. “Parallelamente assistiamo ad una forte variabilità delle precipitazioni”, sottolinea l’esperta. Il 2020, ad esempio, è stato uno degli anni meno piovosi dell’ultimo decennio, ma sempre nell’ultimo decennio vi è stata una forte oscillazione tra anni molto piovosi e anni poco piovosi. Si è assistito ad una netta diminuzione delle piogge in città come Catanzaro, Napoli e Milano, e ad un parallelo aumento a Palermo, Cagliari, Ancona, Trento, giusto per citare i capoluoghi dove l’aumento è stato più evidente.

Al contempo sono aumentate tra il 2006 e il 2020 le ‘Notti tropicali‘, ovvero quelle in cui la temperatura non scende al di sotto dei 20°, soprattutto a Napoli, Milano, Catanzaro, Palermo e Genova. Si è assistito anche ad un aumento delle onde di calore (+11 giorni ogni anno). Nella maggior parte delle città, inoltre, sono aumentati i giorni senza pioggia, fatta eccezione per Venezia, Genova e Catania.

Per quanto riguarda le temperature, prendendo come esempio due grandi città come Roma e Napoli, e confrontando il periodo 2011-2020 con il periodo 1971-2000, si nota come tutti i mesi segnino un aumento della temperatura media, soprattutto in inverno e in estate; al contempo diminuiscono le precipitazioni e aumentano gli anni con giorni consecutivi senza piogge. “Si tratta di dati importanti – chiosa Vignani – perché premettano ai governi locali di prendere misure adeguate e per farlo è necessario conoscere” questo andamento.

Istat ha investito molto in questo progetto, anche perché questa misura fa parte delle azioni per affrontare i cambiamenti climatici“, conclude Donatella Vignani.

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