Le Cubbe arabe nella campagna Siciliana: la Cuba di Delia

La Cuba di Delia sorge nella campagna a ovest di Castelvetrano, a pochi km dalla città
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La chiesa della Santissima Trinità, detta la Cuba di Delia, eretta secondo i canoni dell’architettura normanno-bizantina, sorge nella campagna a ovest di Castelvetrano, a pochi chilometri dalla città.
La struttura ha elementi architettonici bizantini, islamici e pure cristiani – lombardi.

Si tratta di una piccola chiesa normanna, a modello della cuba bizantina, la cui costruzione risale alla prima metà del XII secolo. Si caratterizza all’esterno per tre absidi visibilmente pronunciati che si sviluppano sul lato orientale collegandosi idealmente alle tre porte d’ingresso della struttura. Di queste, quelle laterali erano rigorosamente riservate agli uomini che, accedendovi, prendevano posto nelle corrispondenti navate laterali, mentre la porta centrale veniva destinata alle donne che, nel pieno rispetto del rito greco, vi prendevano parte rimanendo in una porzione delimitata da transenne lignee.

Al centro della struttura si slancia una cupola a sesto rialzato poggiata su un tamburo quadrato alleggerito da quattro finestre laterali e sostenuto a sua volta da arcate a sesto acuto che si innestano su quattro colonne di marmo cipollino e di granito rosso dotate di capitelli decorati con foglie d’acanto.

Le due colonne di color rosso e le due colonne di color verde che delimitano il quadrato centrale fanno quindi parte di una scenografia ispirata alla teofonia della luce, come da tradizione islamica di un canone estetico che si fonda sulla rivelazione della luce dorata e trascendente che irrompe nella contingenza della storia umana per avvolgerla e trasfigurarla.

Le quattro finestre laterali, posizionate in direzione dei quattro cardini, sono completate da quattro nicchie come da tradizione architettonica islamica.
I bracci della croce sono voltati a botte mentre gli incroci angolari sono chiusi da crociere.

Il sarcofago di Vincenzo Saporito, posizionato al centro del quadrato sito nella navata, è l’esatta replica di quello di Guglielmo Primo d’Altavilla che si trova a Monreale.
Un particolare ebraico: a protezione della serratura è stata scolpita una foglia di edera, la foglia che protegge le serrature dai ladri.

La struttura a croce greca si ripete anche nella cripta il cui accesso, mediante una scala esterna, si trova sul lato est.

La cripta, a pianta di croce greca, è adibita a luogo di sepolcro ma, probabilmente, è stata utilizzata anche come luogo di culto.

La chiesa fu riscoperta e restaurata da Giuseppe Patricolo nel 1880 per conto della famiglia Caime Saporito.

La chiesa, tutt’oggi di proprietà della medesima famiglia Saporito, contiene le sepolture di diversi membri della casata castelvetranese.

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