Nuovi affascinanti tesori riemergono nella Domus dei mosaici marini a Porto Torres | FOTO

Nuove stanze, ceramiche, monete, resti archeozoologici: questi sono solo alcuni dei tesori riemersi dalla Domus dei mosaici marini a Porto Torres
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La Sardegna archeologica continua a regalare all’Italia e al mondo ‘doni’ che provengono dal più remoto passato. Dalla “Domus dei mosaici marini“, nell’aera archeologica della “Colonia Iulia Turris Libisonis“, a Porto Torres (Sassari), sono emersi nuovi tesori. Da gennaio, quando è iniziata una nuova campagna di scavi, gli studiosi del ministero dei Beni culturali hanno permesso di far emergere un nuovo ambiente con mosaico pavimentale e un altro grande vano rettangolare absidato, aprendo scenari inesplorati sull’antico complesso risalente al III secolo dopo Cristo.

Da gennaio sono iniziate le indagini sulla zona di collegamento tra due aree della “Domus” già emerse nella precedente campagna di scavo e sulle condutture di scarico del settore termale dell’impianto. Lo scavo dell’area di collegamento tra i due piani della “Domus”, operazione non semplice dati i grandi volumi di terra da rimuovere nel dislivello di circa 3 metri, ha permesso di far riemergere un nuovo vano con pianta irregolare e rivestito da un ampio mosaico pavimentale a motivo geometrico e tessere policrome. L’originario utilizzo di questo spazio, caratterizzato da una serie di sedili su tutti i lati, pare corrispondere a uno spogliatoio (apodyterium) funzionale all’impianto termale.

Da questo vano gli archeologi ipotizzano di trovare una via di accesso all’ambiente riscaldato posto al piano superiore e già messo in luce nella precedente campagna del 2004, ma non si è ritrovato alcun collegamento tra questo livello e il piano dello spogliatoio, come ad esempio delle scale in muratura, eccetto una piccola apertura, chiusa in antico, a circa un metro e mezzo di altezza dal pavimento. Nelle prosecuzione dei lavori si cercherà di trovare la soluzione a questo interrogativo.

Inoltre, tra gli obiettivi della campagna di scavi,  vi è quello di realizzare, o ripristinare laddove esistente, un sistema di smaltimento delle acque piovane. Come da ipotesi, in direzione del rio Mannu sono state trovate le antiche condutture, che al momento sembrano pertinenti ad una fase tarda. Molto interessante è stato il rinvenimento, durante questo scavo, di un altro vano che termina con una parete semicircolare e che sembra di notevoli dimensioni. Questo ambiente presenta caratteristiche che confermano l’ipotesi che l’edificio abbia vissuto almeno due periodi di utilizzo, uno ascrivibile al III secolo d.C. e uno finale del IV – V secolo d.C. Anche le ceramiche e le monete ritrovate finora risultano quasi tutte pertinenti ad un periodo compreso tra la seconda metà del IV e gli inizi del V secolo d.C. (guarda le foto nella gallery scorrevole in alto).

Nella terra rimossa sono stati trovati diversi tipi di reperti di notevole interesse. Oltre a numerosi materiali riferibili ai crolli delle murature e del tetto, vi sono numerosi resti di intonaco decorato, con colori anche molto vivaci e a motivi architettonici, vegetali e antropomorfi. Saranno oggetto di studio anche gli abbondanti resti archeozoologici, specialmente quelli di volatili e pesci, per comprendere la natura del loro consumo, che poteva essere alimentare, ma anche legata a determinati rituali.

Il progetto, finanziato dal Ministero della cultura con 577.200 euro, è curato dai funzionari della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la provincia di Sassari e Nuoro.

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