Se ci sono così tante galassie, stelle e pianeti, dove sono tutti gli alieni, e perché non abbiamo ancora ricevuto segnali? Queste sono le domande al centro del Paradosso di Fermi. In un nuovo articolo, un paio di ricercatori si sono posti la successiva domanda ovvia: quanto tempo dovremo sopravvivere per ricevere segnali di un’altra civiltà aliena?
La loro risposta? 400mila anni, un periodo abbastanza lungo per una specie che esiste solo da 200mila anni e ha scoperto l’agricoltura solo circa 12mila anni fa. Eppure, 400mila anni è il tempo di cui avremo bisogno per continuare questo esperimento umano se vogliamo avere notizie di civiltà aliene. E’ quanto emerso da alcune nuove ricerche sulle Communicating Extraterrestrial Intelligent Civilizations (CETI).
La questione è al centro dello studio “The Number of Possible CETIs within Our Galaxy and the Communication Probability among These CETIs“, condotto da Wenjie Song e He Gao, entrambi del Dipartimento di Astronomia della Beijing Normal University: i risultati sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal.
“In quanto unica civiltà intelligente avanzata sulla Terra, una delle domande più sconcertanti per gli umani è se la nostra esistenza sia l’unica,” hanno affermato gli autori. “Ci sono stati molti studi sulla civiltà extraterrestre negli ultimi decenni“. Certamente ci sono stati, anche se è difficile studiare qualcosa che non siamo nemmeno sicuri esista. “Abbiamo sempre voluto conoscere le risposte alle seguenti domande. Innanzitutto, quante CETI esistono nella Via Lattea? E’ una domanda impegnativa. Possiamo imparare solo da un singolo punto di dati noto (noi stessi),” hanno scritto gli scienziati nello studio.
A questo punto entra in gioco l’equazione di Drake. Sulla base della nostra crescente conoscenza della Via Lattea, l’equazione di Drake cerca di stimare quante CETI potrebbero esserci nella nostra galassia. L’equazione di Drake ha i suoi difetti, come hanno spiegato molti critici. Ad esempio, alcune delle sue variabili sono poco più che congetture, quindi il numero di civiltà che calcola non è affidabile. L’equazione di Drake, però, è più un esperimento mentale che un calcolo reale. D’altronde, però, dobbiamo pur iniziare da qualche parte, ed è da qui che sono partiti gli autori di questo nuovo studio.
“La maggior parte degli studi su questo problema si basa sull’equazione di Drake,” proseguono i ricercatori. “L’ovvia difficoltà di questo metodo è che è incerto e imprevedibile quantificare la probabilità che la vita possa apparire su un pianeta adatto e alla fine evolversi in una civiltà in grado di comunicare in modo avanzato“.
Va chiarito che non possiamo sapere scientificamente quante altre civiltà ci siano, e nemmeno se ne esistano. Non disponiamo di abbastanza informazioni in merito. Studi come questo fanno parte di un dialogo aperto che alla fine ci aiuta a pensare al contesto della nostra civiltà.
Quindi, come sono arrivati al dato dei 400mila anni se non sappiamo nemmeno quante CETI potrebbero esserci? La coppia di ricercatori non è la prima a tentare di rispondere a questa domanda. Il loro studio delinea alcuni dei precedenti sforzi scientifici per comprendere l’incidenza di altre civiltà nella Via Lattea. Ad esempio, fanno riferimento a uno studio del 2020 che stima che ci siano 36 CETI nella Via Lattea. Il numero è venuto fuori da calcoli che coinvolgono eventi di formazione stellare galattica, distribuzioni di metallicità e la probabilità che le stelle ospitino pianeti simili alla Terra nelle loro zone abitabili. Il paper chiarisce che “il soggetto di civiltà intelligenti e comunicative extraterrestri rimarrà interamente nel dominio delle ipotesi fino a quando non verrà effettuata una rilevazione positiva“. Hanno sottolineato anche che gli scienziati possono però comunque produrre modelli preziosi basati su ipotesi logiche “che possono almeno produrre stime plausibili del tasso di occorrenza di tali civiltà“.
La nuova ricerca porta avanti parte dello stesso pensiero. Gli studiosi si sono avvalsi di due parametri: il primo riguarda quanti pianeti terrestri sono abitabili e quanto spesso la vita su questi pianeti si evolve in una CETI. Il secondo riguarda la fase dell’evoluzione di una stella ospite in cui potrebbe nascere una CETI. Song e Gao hanno eseguito una serie di simulazioni utilizzando valori diversi per queste variabili. Sono arrivati a due scenari: una prospettiva ottimista e una pessimista.
Secondo lo scenario ottimistico deve trascorrere almeno il 25% della vita di una stella prima che possa emergere una CETI. Per ogni pianeta terrestre, c’è solo lo 0,1% di possibilità che appaia una CETI. Queste variabili ottimistiche creano oltre 42.000 CETI, il che sembra molto, ma non lo è se il dato è diffuso in tutta la galassia in momenti diversi. Inoltre, avremmo bisogno di sopravvivere per altri 2000 anni per ottenere una comunicazione bidirezionale. Sembra quasi a portata di mano. Questo però è lo scenario ottimistico che fa sembrare l’Universo amichevole e abitato da altre civiltà accoglienti. Forse alcuni di loro stanno già parlando e dobbiamo solo unirci alla conversazione.
Ora passiamo allo scenario pessimista: in questo caso, una stella non può ospitare una CETI finché non è molto più vecchia e la probabilità che un singolo pianeta terrestre ospiti una CETI scende a una percentuale minuscola. Questo calcolo produce solo circa 111 CETI nella Via Lattea. Ancora peggio, avremmo bisogno di sopravvivere per altri 400mila anni per avere una comunicazione bidirezionale con loro.
È qui che entra in gioco il “Grande Filtro“, cioè tutto ciò che impedisce alla materia di diventare vita e poi progredire fino a diventare una civiltà avanzata. Gli autori hanno affrontato questo argomento quando hanno scritto: “Tuttavia, è stato proposto che la vita delle civiltà sia molto probabilmente autolimitante, a causa di molte potenziali interruzioni, come problemi demografici, annientamento nucleare, cambiamenti climatici improvvisi, comete, cambiamenti ecologici, ecc. Se l’argomento del giorno del giudizio è corretto, per alcune situazioni pessimistiche, gli esseri umani potrebbero non ricevere alcun segnale da altre CETI prima dell’estinzione“.
L’umanità incontrerà mai un’altra civiltà? È una delle domande più avvincenti, ed è quasi certo che nessuno in vita oggi avrà mai una risposta, ma se l’umanità ha bisogno di un obiettivo, qualcosa a cui aggrapparsi che possa mantenere viva la speranza, allora il sogno di comunicare con un’altra CETI potrebbe farlo.