Risolto un annoso problema legato all’elio in atmosfera

I ricercatori hanno rilevato un aumento dei livelli di elio nell'atmosfera, chiaramente misurabile per la prima volta
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Gli scienziati dello Scripps Institution of Oceanography della University of California San Diego hanno risolto un problema che persiste da decenni tra i chimici atmosferici e che ha come oggetto l’elio presente nell’atmosfera. Nello studio, sostenuto dalla National Science Foundation e apparso sulla rivista Nature Geoscience, i ricercatori hanno rilevato un aumento dei livelli di elio: hanno evidenziato che sta aumentando a un ritmo molto ridotto, ma chiaramente misurabile per la prima volta.

L’abbondanza atmosferica dell’isotopo elio-4 (4He) è in aumento perché viene rilasciato durante la combustione e l’estrazione di combustibili fossili. L’isotopo 4He non contribuisce all’effetto serra che sta riscaldando il pianeta, ma le sue misure potrebbero fungere da indicatore indiretto dell’uso di combustibili fossili. L’isotopo 4He è prodotto dal decadimento radioattivo nella crosta terrestre e si accumula negli stessi serbatoi dei combustibili fossili, in particolare quelli del gas naturale. Durante l’estrazione e la combustione di combustibili fossili, 4He viene rilasciato casualmente, il che crea un altro mezzo per valutare la scala dell’attività industriale.

La svolta dello studio sta nella tecnica utilizzata dal team per misurare la quantità di elio nell’atmosfera. I ricercatori hanno ideato un metodo preciso per confrontare l’isotopo 4He con i livelli dell’azoto atmosferico (N2). Poiché i livelli di azoto nell’atmosfera sono costanti, un aumento del rapporto He/N2 è indicativo del tasso di accumulo di 4He nell’atmosfera.

La motivazione principale era risolvere una controversia di lunga data nella comunità scientifica sulle concentrazioni di elio nell’atmosfera“, ha affermato l’autore principale dello studio, Benni Birner, ex studente laureato e ora ricercatore post-doc presso lo Scripps Institution of Oceanography dell’UC San Diego. “Non lo sappiamo per certo, ma mi chiedo se ci sono più 3He che escono dalla Terra di quanto pensassimo in precedenza, che potrebbero forse essere raccolti e alimentare i nostri reattori a fusione nucleare in futuro”.

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