Alla fine del 2020, Justin Gilligan, collaboratore di Australian Geographic e manager del Lord Howe Island Marine Park, ha fotografato un numero enorme di mascherine usa e getta portate a riva sulle spiagge dell’isola tipicamente incontaminata, che si trova nel Mar di Tasman, tra l’Australia e la Nuova Zelanda. La scoperta ha evidenziato il sorprendente bilancio in termini di inquinamento ambientale che la pandemia di Covid sta avendo in tutto il pianeta.
Gli esperti affermano che le mascherine possono richiedere centinaia di anni per distruggersi nell’ambiente e sono emerse molte segnalazioni di animali rimasti intrappolati in questi e altri dispositivi di protezione individuale. Esempi visti ampiamente su Internet includono: un pesce intrappolato all’interno di un guanto di plastica nei Paesi Bassi; un ibis a Brisbane, un’aquila dalla coda bianca in Germania e un gabbiano nel Regno Unito, tutti con mascherine usa e getta impigliate sulle zampe e un pinguino di Magellano in Brasile morto dopo aver ingerito una mascherina FFP2. Alla fine del 2021, gli scienziati del Naturalis Biodiversity Center nei Paesi Bassi avevano documentato almeno 62 esemplari di fauna selvatica intrappolati o uccisi dai dispositivi di protezione individuale.
La quantità di rifiuti generati a causa del Covid è sbalorditiva. A novembre, i ricercatori dell’Università cinese di Nanchino hanno pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences uno studio secondo cui la pandemia aveva ormai prodotto 8,4 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui 26.000 tonnellate finite negli oceani del mondo. Lo studio è stato il primo a quantificare l’entità dell’inquinamento ambientale derivante dalla pandemia. Circa l’87% di questi rifiuti proveniva dagli ospedali, inclusi guanti di plastica, camici e mascherine, con solo l’8% circa dei rifiuti generati dagli individui.
Questo inquinamento correlato al Covid “pone un problema di lunga durata per l’ambiente oceanico e si accumula principalmente sulle spiagge e sui sedimenti costieri”, scrivono gli autori, i quali affermano che è necessario aumentare la consapevolezza del pubblico sull’impatto dei dispositivi di sicurezza individuale. Sostengono che le nuove tecnologie potrebbero migliorare la raccolta, il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti, mentre anche lo sviluppo di materiali ecocompatibili per realizzare tali dispositivi è fondamentale.
Un altro studio, pubblicato sulla rivista Nature Sustainability a dicembre, ha rilevato che tra marzo e ottobre 2020 c’è stato un aumento del 9000% della quantità di rifiuti legati alle mascherine in 11 Paesi esaminati. Ulteriori studi hanno dimostrato che le mascherine possono aggiungere pericolosi inquinanti chimici, così come minuscole fibre di plastica, nell’ambiente e che queste possono entrare nelle catene alimentari, con potenziali impatti a lungo termine.
Pip Kiernan, Presidente del gruppo Clean Up Australia, afferma che la pandemia ha visto “un’enorme alterazione per le nostre vite e l’ambiente”, con un aumento significativo sulle spiagge australiane non solo di mascherine, ma anche di altra plastica monouso come tazze da caffè e imballaggio per la consegna di cibo. “Il danno della plastica monouso lasciata nell’ambiente sopravvivrà a tutti noi e l’azione è urgente”, ha affermato l’anno scorso.