Elena seppellita con la cenere dell’Etna: la disperazione del padre con la nuova compagna sul luogo del ritrovamento | FOTO

A Mascalucia il ritrovamento del corpo della piccola Elena, uccisa dalla madre e poi seppellita con la cenere dell'Etna in un campo abbandonato. La disperazione del padre, sul posto con gli amici e la nuova compagna
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Ha usato la cenere lavica dell’Etna per seppellire il corpicino della piccola Elena, la mamma 24 enne Martina Patti che stamani ha confessato ai Carabinieri l’omicidio della piccola durante un interrogatorio. La ragazza ha ucciso sua figlia dentro casa, a Mascalucia, e l’ha poi seppellita in un vicino terreno di campagna abbandonato, coprendola con il materiale vulcanico emesso dall’Etna durante le eruzioni degli ultimi mesi.

La madre ha ucciso sua figlia dopo averla presa dall’asilo, mentre era sola in casa. Poi ha denunciato il finto rapimento ad opera di tre uomini incappucciati che però non c’era mai stato: le sue intenzioni erano quelle di depistare le indagini. Non è ancora chiaro il movente dell’omicidio, nè le dinamiche dell’uccisione. Nell’interrogatorio odierno, la madre avrebbe detto di avere agito senza capire quello che stava facendo. Un aiuto alle indagini potrà arrivare dall’autopsia disposta dalla Procura.

La 23enne aveva avuto la bambina a soli 19 anni e avrebbe sofferto la gelosia per la nuova relazione dell’ex compagno. In base alle prime ricostruzioni, sembrerebbe che la mamma della piccola Elena, dopo averla uccisa, abbia tentato di incolpare l’ex compagno ma gli investigatori non le hanno creduto. La ragazza, infatti, è apparsa fin da subito “poco credibile” nella ricostruzione fornita. Alcune ‘anomalie’ sono state subito evidenti agli investigatori. La dinamica del sequestro nel racconto della donna: tre uomini incappucciati e uno armato di pistola. Nessun testimone, oltre lei, dell’episodio. Non ha chiamato subito aiuto sul posto, telefonando al 112, ma prima va a casa e poi con i familiari dai carabinieri a presentare la denuncia. Anomalie che hanno portato carabinieri e Procura a pressioni sulla donna che ha rivelato dove trovare il corpo della figlia.

Catania, le tragiche immagini del ritrovamento della piccola Elena uccisa dalla madre | VIDEO

Adesso la Procura di Catania sta predisponendo il fermo della ragazza per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro. I Carabinieri di Catania hanno convocato una conferenza stampa per le 17 di questo pomeriggio presso la sede del Comando provinciale (piazza Verga) dove illustreranno i dettagli dell’omicidio.

Il Comunicato stampa della Procura

Nell’ambito di serrate e complesse indagini coordinate, sin dal verificarsi dell’evento, dalla Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia – i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania sono stati delegati all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziati di delitto nei confronti di Martina Patti, nata a Catania il 16 gennaio 1998, ritenuta responsabile dei delitti di omicidio premeditato pluriaggravato della figlia Elena Del Pozzo di quasi cinque, nonché della soppressione del cadavere sotterrandolo, commessi il 13 giugno u.s., in Mascalucia.

Le indagini hanno consentito di ricostruire, seppur in una fase procedimentale caratterizzata dall’assenza del contraddittorio, i reali accadimenti e di definire la responsabilità personale a seguito della denuncia presentata dalla medesima Patti nel decorso pomeriggio presso la Tenenza di Mascalucia, allorquando, suscitando un gravissimo allarme sociale, veniva segnalato il sequestro della predetta Elena ad opera d un non meglio indicato gruppo di uomini incappucciati che, verso le 15:00 circa, dopo aver bloccato l’autovettura condotta dalla madre lungo la via Piave e minacciatala mediante una pistola/una mazza, l’avrebbero rapita, preannunciandone la morte. Nella circostanza, secondo quanto riferito dalla donna, l’episodio sarebbe una conseguenza del comportamento dell’ex compagno (Alessandro Del Pozzo, 24enne con precedenti in materia di spaccio) per non aver ascoltato precedenti messaggi minatori fattigli recapitare presso la propria abitazione in ragione del tentativo posto in essere di individuare il reale complice di una rapina ai danni di una gioielleria di Catania al posto del quale venne arrestato il 15 ottobre 2020 e successivamente assolto nel settembre 2021 per non aver commesso il fatto.

Le prime risultanze investigative, anche grazie alla tempestiva acquisizione di idonee telecamere di videosorveglianza, hanno consentito di accertare la mancata corrispondenza al vero del fatto denunciato, attesa l’assenza di gruppi “armati” in via Piave nelle fasce orarie indicate e nonostante una strenua difesa ad oltranza della propria versione da parte di Martina Patti.

La serrata attività di indagine dei militari del Nucleo Investigativo, che aveva portato anche ad escutere per tutta la notte, tra gli altri, Martina Patti e Alessandro Del Pozzo, ha fatto emergere un triste quadro familiare costituito da due ex conviventi che a prescindere dalla gestione apparentemente serena della figlia Elena avevano allacciato nuovi legami e non apparivano rispettosi l’un l’altro. In particolare, la donna, nei confronti della quale nel corso della nottata è stato contestato il reato di false informazioni al pubblico ministero, a fronte delle continue sollecitazioni da parte degli inquirenti e delle contestazioni alla inverosimile versione fornita, ha ceduto soltanto nella tarda mattinata allorquando i Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche si apprestavano ad effettuare i rilievi dell’abitazione presso cui la stessa risiedeva unitamente alla figlia. Secondo quanto emerso, la stessa potrebbe aver posto in essere il gravissimo gesto anche per via di una forma di gelosia nei confronti dell’attuale compagnia dell’ex convivente, non tollerando che alla stessa vi si affezionasse anche la propria figlia.

Al riguardo, Martina Patti, messa alle strette, ha dapprima indicato ai militari il luogo presso cui rinvenire il corpicino della figlia (sotterrato in un campo vicino alla via Euclide di Mascalucia), quindi, sentita presso il Comando Provinciale dei Carabinieri alla presenza di Magistrati di questa Procura, ha confessato l’orrendo crimine, precisando di averlo portato a termine in maniera solitaria, dopo essere andata a prendere Elena all’asilo (era tra l’altro il primo giorno del GREST), utilizzando un coltello da cucina e dei sacchi neri per nascondere il corpo nella terra. Il corpicino della bambina, all’esito dell’ispezione medico legale, ha evidenziato molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare. La presunta omicida sarà associata presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza.

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