Grazie all’aiuto dei supercomputer è stato possibile prevedere, con ben 5 mesi di anticipo, l’eruzione vulcanica del Sierra Negra, nelle isole Galapagos, risvegliatosi il 26 giugno 2018. L’eccezionale risultato è stato ottenuto grazie al modello elaborato da ricercatori guidati dall’Università dell’Illinois, che lo hanno testato con le elevatissime prestazioni di calcolo dei supercomputer iForge e Blue Waters, in grado di eseguire rispettivamente mille miliardi e un milione di miliardi di operazioni al secondo. La ricerca è stata pubblicata su Science Advances.
Il modello predittivo delle eruzioni vulcaniche sviluppato dal team guidato da Patricia Gregg in precedenza era già stato in grado di ricreare con successo l’inaspettata eruzione del vulcano Okmok in Alaska, avvenuta nel 2008. Per testare il nuovo aggiornamento, gli autori hanno scelto il vulcano Sierra Negra: “Si tratta di un vulcano ben-educato – ha affermato Gregg – perché prima di ogni eruzione mostra tutti i segni rivelatori che ci aspetteremmo di vedere, come emissioni di gas e aumento dell’attività sismica“.
I supercomputer hanno concluso le operazioni nel gennaio 2018: “Il nostro modello prevedeva che la forza delle rocce che contengono la camera magmatica del Sierra Negra sarebbe diventata molto instabile tra il 25 giugno e il 5 luglio, con conseguente elevata probabilità di eruzione,” ha evidenziato Gregg. Il risveglio del vulcano è avvenuto il 26 giugno 2018. Secondo gli autori, la ricerca dimostra la possibilità di integrare alla ricerca pratica il calcolo ad alte prestazioni, finora non disponibile per le previsioni vulcaniche.