Gas, Cingolani: “stoccaggi al 52%, razionamenti in inverno improbabili”

La probabilità di razionamenti è "bassa e più riempiamo gli stoccaggi, più ci presentiamo solidi", ha detto il Ministro Roberto Cingolani
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La probabilità che si debba ricorrere a dei razionamenti di energia nel prossimo inverno “è bassa“. Lo ha detto il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, alla festa del Foglio, spiegando che finora l’Italia ha riempito il “52% degli stoccaggi”.

Cingolani ha aggiunto che i 25 miliardi di gas con cui l’Italia rimpiazzerà l’import dalla Russia saranno “metà gassosi e metà di gas liquido da rigassificare”. L’Italia userà per questo i rigassificatori già presenti e “li manderemo al 100% di utilizzo e poi due rigassificatori galleggianti, il primo lo avremo a inizio 2023 per circa 5 miliardi di metri cubi e il secondo nel 2024“.

L’inverno dipende dallo stoccaggio che stiamo facendo. In questo momento siamo al 52% delle riserve, dobbiamo arrivare al 90% ma gli operatori si stanno dando da fare”. Tuttavia Cingolani ha messo in rilievo le difficoltà che il prezzo del gas sta generando in tal senso perché attualmente 10 miliardi di metri cubi di gas costano circa 14 miliardi quando, qualche mese fa, sarebbero costati 2 miliardi. “Stanno andando a rilento ma gli operatori si stanno impegnando. Se gli stoccaggi saranno pieni, non andremo in deficit di gas nell’inverno”. La probabilità di razionamenti è “bassa e più riempiamo gli stoccaggi, più ci presentiamo solidi“, ha aggiunto.

Cingolani ha anche parlato dello stop alle auto a diesel e benzina dal 2035. “Al momento teniamo l’asticella alta perché altrimenti non proveremmo neppure a farla”, ha detto il Ministro. “Non è una cosa che si fa così. Se fosse stata semplice l’avremmo già fatta. Dobbiamo sbrigarci ad aumentare le rinnovabili, ad adeguare la rete, a far crescere la domanda. 2035 in questo momento è l’obiettivo e come sapete è oggetto di una visione politica, di discussione. Ricordiamoci che la filiera dell’automobile a combustione smetterà di produrre motori nuovi ma in un paio di decenni dopo il 2035 dovrà continuare a produrre pezzi di ricambio e cose di questo tipo. Sarà un phase out abbastanza lento”, ha detto Cingolani. “Non dobbiamo ideologizzare nulla di quello che stiamo facendo. Se nel 2032 o 2033 dovessimo vedere che le cose sono impossibili perché gli scenari sono cambiati, bisogna avere la capacità di ritornare sui propri passi e di ragionare. Al momento teniamo l’asticella alta perché se non la teniamo, noi questa domanda di trasporto verde non ci proveremmo neppure a farla”, ha concluso Cingolani.

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