Inflazione senza freni, nuovo tonfo delle borse. Il Giappone: “rischiamo di rimanere senza cibo”

L'inflazione raggiunge nuovi record nel Regno Unito e in Marocco. Il Giappone lancia l'allarme alimentare mentre la Spagna dimezza l'Iva sulla corrente elettrica
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E’ un’altra giornata drammatica oggi sui mercati finanziari che sentono i crescenti timori di una recessione globale e vedono affondare i prezzi del petrolio, con il Wti che scende di circa il 6% a 104 dollari a barile e il Brent che cede quasi il 5% a 109,75 dollari. Dopo i record degli ultimi mesi sulla scia dell’invasione russa in Ucraina, gli investitori temono ora che la stretta monetaria avviata dalle banche centrali per contrastare la corsa dell’inflazione possa finire per rallentare l’attività economica e la domanda di oro nero. Secondo alcuni analisti, tuttavia, il calo dei corsi del greggio potrebbe rivelarsi solo temporaneo. “Con una domanda di materie prime superiore all’offerta, il mercato è destinato a rimanere in tensione anche se i tassi di crescita frenano“, scrive Goldman Sachs.

Gli investitori“, aggiunge la banca d’affari statunitense, “dovrebbero ricordare che i rallentamenti indotti dalla Fed sono solo un’attenuazione a breve termine del sintomo, l’inflazione, e non una cura per il problema, il sottoinvestimento“. Il focus si concentra ora sull’audizione che il presidente della Fed, Jerome Powell, svolgerà tra oggi e domani al Congresso Usa. Dalle sue parole gli operatori auspicano di trarre indicazioni più precise sulle prossime mosse dell’istituto centrale americano che ha già ampiamente lasciato ipotizzare un ulteriore aumento dei tassi dello 0,75% a luglio.

Inflazione record nel Regno Unito: 9,1% a maggio

Intanto l’inflazione nel Regno Unito è salita al 9,1% a maggio, il tasso più alto degli ultimi 40 anni, spinta dei prezzi record di carburanti e dall’impennata del costo degli alimentari. In base ai dati dell’Ufficio nazionale di statistica si nota un’accelerazione dell’indice dei prezzi al consumo molto significativa. L’inflazione headline è a un livello che non si vedeva da 1982, alimentata dai prezzi degli alimenti e delle bevande analcoliche, che stanno aumentando al tasso annuo più rapido dal 2009, ha affermato l’ONS, con gli aumenti più forti osservati nel costo del pane, dei cereali e della carne. L’impennata dei prezzi di benzina e diesel ha contribuito con un balzo del 32,8% dei carburanti nell’ultimo anno, il più grande aumento annuale registrato dal 1989. L’ONS ha affermato che l’indice dei prezzi al dettaglio è aumentato dell’11,7% a maggio. La scorsa settimana la Banca d’Inghilterra ha avvertito che l’inflazione è avviata a raggiungere l’11% entro la fine dell’anno, a causa dell’impennata dei prezzi del gas e dell’elettricità.

L’allarme del Giappone: “rischiamo di rimanere senza cibo”

Ancora più drammatica la situazione in Giappone, dove il ministro dell’Agricoltura Genjiro Kaneko in una conferenza stampa ha detto che “l‘aumento dei prezzi dei cereali per mangimi e le difficoltà nel reperire fertilizzanti rappresentano un rischio per l’approvvigionamento alimentare del Giappone“, invitando il governo a dare massima priorità al problema, che rischia di trasformarsi in una vera e propria crisi alimentare. “Ci troviamo di fronte ad uno scenario precario, come non si vedeva da molti anni. Dobbiamo mettere in campo rapidamente tutte le misure necessarie per portare la situazione sotto controllo“, ha aggiunto il ministro nel suo intervento.

La Spagna dimezza l’Iva sulla corrente elettrica

Intanto in Spagna l’Iva sull’elettricità sarà abbassata dal 10% attuale al 5%: è la più importante misura che il governo prevede di approvare sabato prossimo, in un Consiglio dei ministri straordinario, per far fronte all’alta inflazione legata in parte ai prezzi energetici. In Italia, invece, l’Iva sulla corrente elettrica è sempre rimasta ed è tuttora al 10%, generando un enorme extragettito nelle casse dello Stato per l’aumento dei prezzi.

Inflazione record anche in Marocco

L’inflazione in Marocco nel mese di aprile è stata pari al 5,9% su base annua, la più alta registrata dall’ottobre 1995. Lo ha reso noto Abdellatif Jouahri, governatore di Bank al Maghrib (Bam), l’istituto centrale del Paese nordafricano, in una conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio di amministrazione. Tale aumento è dovuto principalmente al rincaro di alcuni prodotti, tra cui combustibili e generi alimentari. Il tasso di inflazione nel primo trimestre di quest’anno ha raggiunto circa il 4 per cento a causa delle ripercussioni della guerra in Ucraina. “Questa tendenza dovrebbe continuare nel breve termine, con l’inflazione che potrebbe attestarsi intorno al 5,3% per tutto l’anno per poi scendere al 2% nel 2023“, ha indicato la Bam. “I prezzi dei prodotti alimentari sono di media aumentati dell’11,6%, con i prodotti a base di cereali che hanno visto un aumento del 15,4 per cento e gli oli vegetali del 20,4 per cento“, ha spiegato il governatore della Banca centrale, secondo il quale siamo di fronte ad un’impennata dei prezzi di diversi prodotti “a livello internazionale“. Si prevede un rallentamento del tasso di crescita economica del Marocco per l’anno in corso a causa gli effetti combinati della siccità e della guerra in Ucraina sui risultati della temporanea ripresa nel settore dei servizi. E’ quanto si legge nel rapporto Global Economic Prospects della Banca mondiale pubblicato lo scorso 5 giugno. L’economia marocchina crescerà dell’1,1% nell’anno in corso, del 4,3% l’anno prossimo e del 3,5% nel 2024. L’anno scorso, invece, l’economia marocchina aveva segnato un balzo del 7,4%. Nadia Fattah Alaoui, la ministra dell’Economia e delle Finanze, aveva dichiarato in precedenza che il Marocco non raggiungerà il tasso di crescita del 3% previsto nella Legge finanziaria 2022 a cause delle crisi in corso al livello nazionale e internazionali. “La siccità, l’aumento dei prezzi e il collegamento con il mercato europeo, la cui crescita diminuirà dell’1%, sono tutti fattori che incidono sulla crescita dell’economia. Ciononostante, possiamo parlare di resilienza dell’economia nazionale in una serie di settori“, ha aggiunto Alaoui in Parlamento. La Banca mondiale stimava a gennaio una crescita economica marocchina del 3,2% nel 2022, lo stesso obiettivo indicato nella legge di bilancio.

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