Gli astronomi hanno svelato i dettagli della regione di formazione stellare 30 Doradus, nota anche come Nebulosa Tarantola, utilizzando nuove osservazioni dell’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA). In un’immagine ad alta risoluzione rilasciata oggi dall’European Southern Observatory (ESO) e che include i dati ALMA, possiamo vedere la nebulosa sotto una nuova luce, con tenui nubi di gas che forniscono informazioni su come le stelle massicce danno forma a questa regione.
“Questi frammenti potrebbero essere i resti di nubi un tempo più grandi che sono state distrutte dall’enorme energia rilasciata da stelle giovani e massicce, un processo soprannominato feedback,” ha spiegato Tony Wong, che ha guidato la ricerca su 30 Doradus presentata oggi all’American Astronomical Society (AAS), pubblicata su The Astrophysical Journal. Inizialmente gli astronomi pensavano che il gas in queste aree era troppo scarso e troppo sopraffatto da questo feedback turbolento perché la gravità lo portasse a formare nuove stelle. Nuovi dati, però, rivelano anche filamenti molto più densi in cui il ruolo della gravità è comunque significativo. “I nostri risultati implicano che anche in presenza di un feedback molto forte, la gravità può esercitare una forte influenza e portare a una continuazione della formazione stellare,” ha aggiunto Wong, professore all’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign, USA.
Situata nella Grande Nube di Magellano, galassia satellite della nostra Via Lattea, la Nebulosa Tarantola è una delle regioni di formazione stellare più luminose e attive nel nostro vicinato galattico, situata a circa 170mila anni luce dalla Terra. Nel suo cuore ci sono alcune delle stelle più massicce conosciute, alcune con più di 150 volte la massa del nostro Sole, rendendo la regione perfetta per studiare come le nubi di gas collassano per gravità per formare nuove stelle.
“Ciò che rende unico 30 Doradus è che è abbastanza vicino da consentirci di studiare in dettaglio come si formano le stelle, eppure le sue proprietà sono simili a quelle che si trovano in galassie molto lontane, quando l’Universo era giovane,” ha affermato Guido De Marchi, scienziato dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e coautore dell’articolo che presenta la nuova ricerca: “Grazie a 30 Doradus, possiamo studiare come si formavano le stelle 10 miliardi di anni fa, quando è nata la maggior parte delle stelle“.
Mentre la maggior parte degli studi precedenti sulla Nebulosa Tarantola si sono concentrati sul suo centro, gli astronomi sanno da tempo che la massiccia formazione stellare sta avvenendo anche altrove. Per comprendere meglio questo processo, il team ha condotto osservazioni ad alta risoluzione coprendo un’ampia regione della nebulosa. Utilizzando ALMA, hanno misurato l’emissione di luce dal monossido di carbonio: ciò ha consentito di mappare le grandi nubi di gas freddo nella nebulosa che collassano per dare vita a nuove stelle, e scoprire come cambiano quando enormi quantità di energia vengono rilasciate da quelle giovani stelle.
“Ci aspettavamo di scoprire che le parti della nebulosa più vicine alle giovani stelle massicce avrebbero mostrato i segni più chiari di gravità sopraffatti dal feedback,” ha affermato Wong. “Abbiamo invece scoperto che la gravità è comunque importante in queste regioni esposte al feedback, almeno per parti della nebulosa sufficientemente dense“.
Nell’immagine rilasciata oggi dall’ESO, vediamo i nuovi dati ALMA sovrapposti a una precedente immagine a infrarossi della stessa regione che mostra stelle luminose e nubi di gas caldo leggermente rosate, realizzata con il Very Large Telescope (VLT) e con il Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy (VISTA), entrambi dell’ESO. La composizione mostra la forma distinta, simile a una ragnatela, delle nubi di gas della Nebulosa Tarantola che hanno dato origine al suo nome. I nuovi dati ALMA comprendono le brillanti striature rosso-gialle nell’immagine: gas molto freddo e denso che un giorno potrebbe collassare e formare stelle.
La nuova ricerca contiene indizi dettagliati su come si comporta la gravità nelle regioni di formazione stellare della Nebulosa Tarantola, ma il lavoro è tutt’altro che terminato: “C’è ancora molto da fare con questo fantastico set di dati e lo stiamo rilasciando pubblicamente per incoraggiare altri ricercatori a condurre nuove indagini,” ha concluso Wong.