“Avremo un ottobre terribile, non come quello della prima ondata” di Covid perché “non avremo lockdown, ma avremo un aumento pazzesco della mortalità tra i fragili. E quando dico fragili, penso a una mortalità degli ultraottantenni che arriveranno a ottobre non vaccinati con la quarta dose e a tutti gli altri fragili” come ad esempio i trapiantati, “tra i quali si sta registrando un aumento del contagio“. Così Walter Ricciardi, docente di Igiene alla Cattolica e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, rilancia il terrorismo psicologico sulla pandemia con dichiarazioni allarmanti rilasciate oggi al 25° Congresso nazionale del sindacato dei medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed, in corso a Napoli. “Questi sono tutti fattori che ci porteranno ad avere non quell’eclatante allarme delle prime ondate, ma a una mortalità in forte aumento” ha detto l’ex attore, equiparando i vaccinati con tre dosi che non faranno la quarta entro ottobre ai “no vax“.
“Noi abbiamo avuto l’Italia” definita dall’Economist “Paese dell’anno nel 2021” anche perché “abbiamo avuto la migliore campagna vaccinale del mondo tra i grandi Paesi” (in realtà dal Regno Unito alla Spagna, dal Portogallo alla Corea del Sud, dal Cile a Canada e Argentina, sono tantissimi i Paesi che hanno vaccinato di più rispetto all’Italia, ndr), e questo “perché – sottolinea Ricciardi – abbiamo fatto degli sforzi eccezionali. Ma questo da marzo non esiste più, e infatti cosa è successo? Che la campagna vaccinale si è praticamente arrestata. Io a Napoli – racconta – ho una mamma ultra80enne e per farla vaccinare ho dovuto inseguire le autorità sanitarie. Non c’è stata infatti una campagna di chiamata attiva degli ultra80enni” e per questo “avremo un ottobre terribile“.
“Questa – spiega Ricciardi – è una nostra responsabilità. Noi ci dobbiamo fare parte attiva, sia che siamo medici di medicina generale sia ospedalieri sia professionisti di sanità pubblica, a incalzare” sulla vaccinazione “perché purtroppo – riflette – quella che vedo è una sorta di rassegnazione, di accettazione da parte della popolazione che è tutto finito, che è meglio che uno si prenda il Covid ‘tanto è un’influenza‘. Non è un’influenza – ammonisce – perché è la terza causa di mortalità in Italia. Quindi dobbiamo vigilare e cercare di far sì che questo ‘laissez faire’ non passi“. All’osservazione del moderatore sul fatto che qualcuno lo definisca ‘un gufo’, Ricciardi replica: “Sono pragmatico. La situazione è quella che è. E quando uno parte dai dati, deve analizzarli. Non è che il medico pietoso salva il paziente. E’ chiaro che al paziente converrebbe dire ‘stai benissimo, non c’è nessun problema, vatti a divertire’, e invece in certi momenti siamo costretti a dire che non è così. Però alla fine mi sembra che i dati siano più forti delle parole“, conclude.