Grazie ad un innovativo metodo di preservazione, un paziente affetto da una grave malattia epatica ha ricevuto un trapianto di fegato con un organo espiantato 3 giorni prima: l’intervento è stato eseguito a maggio dello scorso anno all’ospedale universitario di Zurigo. Il caso è stato illustrato su Nature Biotechnology, ad un anno di distanza: il paziente sta bene e non sono state osservati segni di danno all’organo.
“Il 19 maggio 2021 ci è stato offerto trapianto di fegato da una donatrice di 29 anni,” hanno spiegato gli autori dello studio: la giovane donna era affetta da un tumore raro e molto aggressivo, aveva un’infezione da batteri antibiotico-resistenti e le è stata riscontrata una massa di 4 cm al fegato. Per tutti questi motivi, l’organo era stato rifiutato da altri centri. I ricercatori e medici svizzeri hanno accettato l’organo sottoponendolo a una procedura innovativa chiamata perfusione ex-situ normotermica, in cui, per preservarlo, viene utilizzato un sostituto del sangue e tenuto a temperatura ambiente. Normalmente, gli organi espiantati vengono mantenuti al freddo, per un periodo che, nel caso del fegato, non supera le 12 ore.
Durante la procedura di perfusione, l’organo è stato trattato con antibiotici per prevenire la trasmissione dell’infezione da cui era affetta la donatrice. Dopo 3 giorni, il 22 maggio, è stato eseguito con successo il trapianto. Dopo circa 2 mesi il ricevente è tornato a svolgere consuete attività quotidiane e oggi le sue condizioni di salute sono buone.
I ricercatori hanno precisato che saranno necessarie ulteriori indagini, con un numero maggiore di pazienti e periodi di osservazione più lunghi, per confermare la validità della procedura: i risultati nel primo caso, tuttavia, suggeriscono che questa tecnica potrebbe aumentare il numero di potenziali organi disponibili e consentire di trattare farmacologicamente gli organi prima del trapianto.