L'aumento delle temperature indotto dai cambiamenti climatici avrà conseguenze sul mercato del lavoro. Soprattutto nei settori fortemente esposti al calore, le alte temperature possono determinare una riduzione dell'offerta di lavoro (ovvero del numero di ore che un individuo è disposto a lavorare per un determinato salario), che può a sua volta incidere sulla produttività complessiva dei settori ad alta intensità di manodopera.
Per spiegare come i cambiamenti climatici possano influenzare la disponibilità di manodopera e, in particolare, come possano influenzare il divario retributivo di genere, un recente studio condotto dai ricercatori di CMCC@Ca'Foscari e di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment (EIEE) ne ha esaminato gli impatti sul lavoro femminile in Sudafrica. Lo studio, pubblicato sulla rivista Climate and Development, ha analizzato gli impatti dei cambiamenti climatici sulla disponibilità di forza lavoro delle donne, soprattutto in settori ad alta esposizione al calore come l'agricoltura e l'edilizia nei Paesi in via di sviluppo, e sul divario retributivo tra lavoratori e lavoratrici, in ambienti esterni e interni.
Utilizzando i dati di un’indagine longitudinale che, con interviste ripetute alle stesse famiglie sudafricane per cinque volte nel periodo compreso tra il 2008 e il 2017, ha indagato cambiamenti di natura socio-economica o demografica, gli autori hanno rilevato un impatto negativo delle temperature più elevate sulla disponibilità della manodopera poco qualificata, soprattutto tra le donne nei settori più esposti al calore.
"I cambiamenti climatici stanno già avendo un impatto misurabile sui lavoratori, soprattutto su quelli impiegati in spazi all’aperto. Inoltre, le lavoratrici sono più vulnerabili allo stress da calore", afferma Shouro Dasgupta, autore dello studio, ricercatore presso la Fondazione CMCC e EIEE e docente all'Università Ca' Foscari Venezia.
Gli autori hanno utilizzato questi risultati per indagare gli impatti futuri dei cambiamenti climatici e di natura socioeconomica sul divario retributivo di genere attraverso un modello a generazioni sovrapposte (Overlapping Generations model).
I risultati confermano che i cambiamenti climatici diminuiranno l'offerta relativa di manodopera femminile scarsamente qualificata, solitamente impiegata in settori ad alta esposizione al calore. Tale riduzione dell'offerta potrebbe determinare un aumento relativo dei salari delle lavoratrici scarsamente qualificate. In questo modo si ridurrebbe il divario salariale tra manodopera maschile e femminile poco qualificata, nonché quello tra la manodopera femminile poco qualificata e quella altamente qualificata.
Tuttavia, gli autori sottolineano che, sebbene il divario retributivo di genere possa ridursi in seguito all'impatto dei cambiamenti climatici sull'offerta di lavoro, il loro impatto complessivo sull'economia rimane negativo, considerando i danni alla disponibilità di manodopera e alla produttività settoriale. Infatti, i risultati dello studio suggeriscono che il PIL pro capite potrebbe ridursi fino all'11% in Sudafrica entro la fine del secolo in caso di assenza di azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici.
Oltre agli impatti negativi dei cambiamenti climatici sull'economia sudafricana, i risultati evidenziano l'importanza di politiche di adattamento mirate che possano sfruttare gli impatti positivi offerti in termini di riduzione del divario retributivo di genere nelle comunità rurali. Tali politiche, come emerge dallo studio, dovrebbero sfruttare questa opportunità per investire nell'istruzione delle donne, al fine di renderle capaci di assumere ruoli più attivi nella sfera politica.
"I cambiamenti climatici comportano nuove minacce e opportunità per le nostre società. Spetta ai decisori politici e agli amministratori delle comunità mobilitare le proprie risorse e cogliere questi potenziali benefici per contenere i danni dei cambiamenti climatici", afferma Soheil Shayegh, primo autore dello studio e ricercatore alla Fondazione CMCC e EIEE.