Ecuador, dopo 18 giorni di violenze il Governo accetta le richieste degli indigeni su prezzi dei carburanti ed estrazioni in Amazzonia

Ecuador, concluso lo sciopero generale proclamato dai nativi che aveva mobilitato il Paese provocando disordini per più di due settimane in tutte le città
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Dopo 18 giorni di blocchi e proteste anche violente, il governo dell’Ecuador ha raggiunto un accordo con le popolazioni indigene che avevano mobilitato lo sciopero generale. L’accordo prevede l’abbassamento dei prezzi del carburante, la riduzione dell’estrazione di petrolio e mineraria in Amazzonia e la promulgazione di uno stato di emergenza per il settore della salute: si tratta di una vittoria per i movimenti nativi ecuadoriani che adesso rivendicano con orgoglio gli obiettivi raggiunti e hanno interrotto le proteste.

L’intesa è stata firmata grazie alla mediazione della Conferenza episcopale ecuadoriana (Cee) fra l’esecutivo del presidente Guillermo Lasso e la Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador (Conaie), principale organizzazione di rappresentanza dei popoli originari e realtà che ha organizzato le proteste. L’accordo istituisce un tavolo di dialogo fra governo e movimenti che avrà 90 giorni per monitorare l’attuazione dei punti stabiliti nei negoziati e per tentare di soddisfare le altre istanze della mobilitazione della Conaie che sono rimaste inevase. L’organizzazione nativa aveva presentato dieci richieste al governo all’inizio delle manifestazioni, cominciate il 13 giugno. Oltre all’abrogazione del decreto 95 per una riforma del settore degli idrocarburi e alla dichiarazione di uno stato di emergenza sanitario, fra i maggiori traguardi raggiunti con l’accordo ci sono l’annuncio di una riforma del comparto minerario, l’abbassamento dei prezzi di diesel e benzina e l’introduzione di un meccanismo di targhettizzazione dei sussidi per le categorie più esposte all’aumento dei costi del carburante, come i contadini. Stando a dati raccolti dall’Alianza de Organizaciones por los Derechos Humanos, coalizione di 15 ong locali, in tre settimane di mobilitazione sono state uccise sei persone, 331 sono rimaste ferite, 152 sono state arrestate, mentre sono state denunciate 76 violazioni dei diritti umani.

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Foto Ansa
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