“Ogni giorno troviamo qualcosa ma non troviamo persone intere, troviamo pezzi di persone. Mercoledì o giovedì entreremo anche nei crepacci, per noi non sarà difficile, sarà un gioco. Ricorderò per sempre un’immagine terrificante“. E’ quanto dichiarato all’AGI da Luigi Felicetti, guida alpina di Campitello di Fassa che è stato uno dei primi soccorritori giunti domenica sul ghiacciaio della Marmolada, dopo il distacco del seracco della calotta ghiacciata che ha causato una strage di escursionisti. Il bilancio ufficiale è di 7 vittime, 8 feriti e 13 persone disperse. “Oggi pomeriggio l’elicottero della Guardia di Finanza ha sorvolato la zona con uno strumento sofisticato alla ricerca di cellulari accesi o spesi“, ha detto Felicetti.
Stop alle ricerche di terra, solo droni per recuperare le vittime
Le ricerche sul ghiaccio, le pietre e la terra della Marmolada sono troppo rischiose e si proseguirà solo dall’alto utilizzando droni ed elicotteri per individuare i resti dei dispersi e recuperarli. Sono le decisioni prese dai soccorritori visto che è “alquanto impossibile pensare che a più di 24 ore dal crollo possa esserci chi si sia salvato da un fiume di ghiaccio, sassi e rocce“. Una scelta che non mette in pericolo gli uomini che da ieri lavorano senza sosta e senza dimenticare che un altro blocco, alto 40-50 metri, è rimasto ‘sospeso’ e sembra destinato a franare, anche se è improbabile stabilire quando.
“Forse non recupereremo i dispersi”
“Un fiume di ghiaccio, sassi e rocce” che non hanno lasciato scampo e che “rende difficile ora operare in sicurezza“. Walter Cainelli, presidente del Soccorso alpino Trentino, è stato tra i primi ad arrivare ieri sulla Marmolada per un allarme scattato come “valanga” ma che ha preso presto le dimensioni della tragedia: la neve può creare bolle d’aria, i massi e il ghiaccio sono invece un tritacarne. “Ci siamo messi a lavoro chiedendo l’aiuto di tutti i Corpi, hanno iniziato a sorvolare la zona fino a dieci elicotteri, ma solo più tardi abbiamo capito davvero la portata delle persone coinvolte“, spiega all’Adnkronos. “Abbiamo recuperato subito morti e feriti in superficie, poi abbiamo perlustrato con la vista e l’udito, quindi sono entrati in azione sette unità cinofile e una sorta di sonar che riesce a captare gli strumenti elettronici che rimandano segnali (i cellulari) anche se sepolti. Alcune delle vittime erano in cordata ma seguendo la corda abbiamo anche recuperato chi era più in basso ed è stato travolto dagli escursionisti“, dice l’esperto che anche oggi non smette di lavorare. “Solo quando è stato attivato il numero per segnalare i dispersi abbiamo davvero capito quale potrebbe essere la cifra definitiva di vittime. Sarà difficile recuperarle perché farlo mette in pericolo i soccorritori; l’unico modo è sorvolare l’area con dei droni e con gli elicotteri calarsi dall’alto e tentare il recupero dei resti“.
Il numero dei dispersi non viene ancora sommato alle vittime, ma chi conosce la montagna sa che solo un miracolo potrebbe restituire qualcuno ancora in vita. E continuare le ricerche – visto che un blocco alto più di un palazzo è rimasto ‘sospeso’ e rischia il crollo, simile a quello già franato come dimensioni e che “crollerà certamente anche se non è possibile stabilire quando” – sarebbe troppo rischioso per i soccorritori. “Mi spiace dire ai parenti dei dispersi che forse non potremmo recuperare i loro cari“, ma è un rischio che vale solo nel tentativo di salvare vite. Se Cainelli ha apprezzato la vicinanza del presidente del Consiglio Mario Draghi – che ha riconosciuto il lavoro dei soccorritori e si è stretto alle famiglie delle vittime – diffida da chi sui social si finge un esperto. “Stiamo parlando di un ghiacciaio sommitale e una cosa del genere era imprevedibile. Non ho memoria di una tragedia simile sull’arco alpino“, conclude.
“Domani – spiega Cainelli – saliranno i glaciologi che valuteranno i movimenti di questo blocco sospeso di 200 metri. E’ impensabile salire ora con un pezzo di ghiacciaio in un equilibrio così precario. Essendo così voluminoso, cadrebbe in poco tempo, le persone non potrebbero essere avvertite in tempo per salvarsi”. Fosse una valanga “normale“, conclude, “si potrebbe pensare di trovare qualcuno in una sacca d’aria, ma qui non si tratta di recuperare nemmeno le salme, ma dei pezzi di corpo…“