In Danimarca c’è un “Ponte sullo Stretto” che ce l’ha fatta: è il Ponte del Grande Belt, che i danesi chiamano Storebæltsbroen. La sua storia ricorda molto da vicino quella del Ponte sullo Stretto perché prima del Ponte l’unico modo per attraversare il Grande Belt erano i traghetti, lenti e inquinanti con enormi problematiche legate alle condizioni meteorologiche, e anche in Danimarca la realizzazione dell’opera venne preceduta da lunghi decenni di dibattiti particolarmente accesi. Negli anni ’80 del ‘900, però, i danesi si decisero e il Governo non sentì più ragioni: il Ponte si deve fare e il Ponte effettivamente si farà.
Inaugurato nel 1998, da quasi 25 anni viene attraversato da milioni di passeggeri senza più alcuna polemica. La gestione è molto efficiente tramite una società privata che incassa le quote dei pedaggi (l’attraversamento completo in auto costa 125 corone danesi, l’equivalente a 18 euro, cioè un terzo di quanto costa oggi traghettare con un’auto su un traghetto dello Stretto di Messina in una tratta molto più breve).
Anche i più critici ne hanno riconosciuto l’efficacia: complessivamente è lungo 18 chilometri e poggia su un complesso sistema di pilastri sottomarini, ma nella parte più profonda del Grande Belt c’è la più importante particolarità ingegneristica del Ponte che è chiamata “Østbroen“, cioè il Ponte Est: una campata sospesa di 1.624 metri, che è la terza più lunga al mondo e la più lunga in assoluto fuori dall’Asia.
Il Ponte del Grande Belt è il più grande progetto di costruzione nella storia danese e uno straordinario esempio di ingegneria mondiale: la sua realizzazione ha consentito di migliorare enormemente i trasporti e l’interscambio interno della Danimarca, e anche esterno perché fa parte di un grande corridoio stradale e ferroviario che consente insieme al Ponte di Øresund di spostarsi via terra dall’Europa alla Svezia attraversando il mar Baltico, superando così un ostacolo millenario. Un po’ come quello di Scilla & Cariddi, dove però tra Calabria e Sicilia il mare rappresenta ancora un muro invalicabile con un Ponte che non c’è lasciando un vuoto enorme che testimonia l’arretratezza e il sottosviluppo dell’Italia rispetto al resto del mondo.