Per la prima volta in quasi due mesi, i prezzi del greggio sono scesi sotto la soglia dei cento dollari al barile, confermando la preoccupazione degli investitori statunitensi in merito alla possibilità di una recessione e dei relativi impatti sulla domanda di petrolio. Ribassi del 10% hanno interessato sia il petrolio West Texas Intermediate, sia il Brent, che si sono attestati rispettivamente a 98 e 102 dollari circa. Nello specifico, il greggio Brent ha toccato la soglia dei 101,1 dollari per barile oggi pomeriggio: un risultato che non si vedeva dall’11 maggio scorso.
Un ribasso significativo ha interessato anche i futures del gas naturale, che hanno registrato un calo del nove per cento: il costo di un gallone alla pompa è ora pari a 4,8 dollari, dopo il record di 5,02 segnato lo scorso 14 giugno. In Europa, invece, la situazione è molto diversa: il crollo del valore dell’euro sul mercato valutario (oggi è scivolato addirittura sotto quota 1,02 sul dollaro ai minimi storici) determinerà un ulteriore aggravio dei costi delle importazioni. Ecco perché il calo del Brent in dollari in questo periodo con l’Euro così debole non corrisponde a un calo dei prezzi dei carburanti in Europa.
Intanto si addensano altre nubi sulle prospettive economiche dell’eurozona. Assieme agli altri paesi Ue già accusava il contraccolpo più forte da guerra in Ucraina e sanzioni contro la Russia, che vanno ad esacerbare i già forti rincari dei prezzi dell’energia. E ora ad un quadro già problematico si sono aggiunte le ultime vicissitudini su petrolio e gas naturale, che vedono possibili difficoltà anche con le forniture della Norvegia a causa di uno sciopero del personale non fanno che accentuare i timori di indebolimento nel Vecchio Continente. E così, oltre al differenziale sulla dinamica dei tassi di interesse tra Federal Reserve americana – stasera verranno pubblicate le minute dell’ultimo Fomc – e Banca centrale europea, che proprio a causa dell’indebolimento dell’economia potrebbe risultare più cauta nella sua normalizzazione, il cambio euro dollaro sembra risentire anche del differenziale sui prezzi energetici, che in Europa sono più elevati. Nel corso delle contrattazioni la valuta condivisa è scesa fino a 1,0167 dollari, nuovo minimo Da fine 2002. Secondo i dati sul commercio al dettaglio nell’eurozona anche a maggio si è verificata una contrazione dei consumi su alcune voci particolarmente sensibili ai rincari, come alimentari e tabacchi con vendite calate dello 0,3% in volumi, i carburanti calati dello 0,2%, mentre sui beni non alimentari al netto dei caruranti le vendite sonos alite dell’1,2%. L’indice generale del commercio al dettaglio ha segnato un mesto +0,2% rispetto al mese precedente, dopo la contrazione dell’1,4% registrata ad aprile. La Banca centrale europea dovrebbe alzare i tassi per la prima volta da 11 anni a questa parte tra due settimane, al consiglio direttivo del 21 luglio. Tuttavia la Fed statunitense si sta muovendo in maniera molto più rapida e aggressiva nell’alzare i tassi, che negli Usa sono stati già portati all’1,50% mentre nell’area valutaria sono ancora zero. Il rialzo della Bce di luglio, peraltro è preannunciato di soli 0,25 punti percentuali.