Siccità, Sima: “in Italia si investono 48 euro a cittadino sulla manutenzione della rete”

Servono almeno 12 miliardi di euro per colmare gap con il resto dell'Europa, dove la spesa media a cittadino per la manutenzione della rete idrica è di 100 euro
MeteoWeb

In un capoluogo su tre il 45% dell’acqua si perde a causa delle rete colabrodo. Ben 4 città sprecano oltre il 65% delle risorse idriche. Ripensare coltivazioni agricole ricorrendo a sonde, sensori e stazioni meteo che abbattono sprechi fino al -30% Per colmare il gap degli investimenti sul “Sistema Acqua” servirebbero in Italia 12 miliardi di euro entro il 2030, oltre a 6 miliardi all’anno solo per la depurazione e la manutenzione della rete idrica. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), che diffonde i dati sui ritardi del nostro paese sul fronte idrico che stanno aggravando l‘emergenza siccità in atto.

L’Italia investe oggi sulla rete idrica oltre il 50% in meno rispetto alla media europea, e paga il conto di investimenti assai ridotti rispetto agli altri Stati membri – spiega Sima – I paesi Ue destinano alla manutenzione e depurazione delle acque l’equivalente di circa 100 euro a cittadino, in Italia meno della metà: appena 48 euro ad abitante. Per colmare tale gap servirebbero subito 12 miliardi di euro da investire sul sistema acqua, a cui vanno aggiunti 6 miliardi di euro all’anno solo per la manutenzione della rete e la depurazione dell’acqua. Numeri che, tuttavia, si scontrano con i fondi previsti dal Pnrr, nel quale solo 2,8 miliardi di euro sono destinati al sistema acqua.

In Italia, a causa della rete “colabrodo”, 1 capoluogo su 3 registra perdite totali di acqua superiori al 45%, con valori che oltrepassano la soglia del 65% a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%). All’opposto, la situazione migliore si registra a Macerata (9,8% di perdite), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%) – prosegue Sima.

Uno dei principali problemi che attanaglia il nostro sistema idrico è la presenza di un elevato numero di operatori che gestiscono la distribuzione dell’acqua – afferma il presidente Sima, Alessandro MianiSe ne contano in Italia oltre 700, una eccessiva frammentazione che appesantisce il processo burocratico complessivo e porta ad allontanare investimenti privati, oggi più che mai necessari per modernizzare la rete. Il problema della siccità, inoltre, si ripresenterà con maggiore frequenza negli anni a venire: per questo serve ripensare i metodi di coltivazione in agricoltura, abbandonando le culture che richiedono enormi quantità di acqua, recuperando i fanghi destinati alle biomasse e utilizzando le moderne tecnologie (sonde, sensori, mini-stazioni meteo, irrigazione sottofoglia) in grado di abbattere i consumi idrici fino al -30%”.

Come Sima siamo favorevoli alla nomina di un commissario straordinario che abbia poteri in grado di superare la burocrazia e realizzare progetti di lunga durata, partendo dall’ammodernamento delle condutture che, in alcuni casi, sono così obsolete e vecchie da contenere ancora amianto” – conclude Miani.

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