Uno dei primi ominidi conosciuti – Sahelanthropus tchadensis – camminava su due gambe già sette milioni di anni fa, secondo le analisi di fossili di gamba e avambraccio presentate sulla rivista Nature. Questi risultati si basano su analisi precedenti che sono giunte a conclusioni simili.
La scoperta di numerosi fossili a Toros-Menalla in Ciad nel 2001 ha portato alla denominazione di una nuova specie di ominidi primitivi (il gruppo tassonomico che comprende gli esseri umani esistenti e i nostri parenti estinti), noto come Sahelanthropus tchadensis. Questa specie è stata datata a circa sette milioni di anni fa. Le analisi di un cranio quasi completo al momento della scoperta hanno suggerito che S. tchadensis potesse camminare su due gambe, una caratteristica distintiva degli ominidi nota come bipedismo. Ossa di braccia e gambe precedentemente non descritte, recuperate contemporaneamente dallo stesso sito, forniscono un’opportunità per convalidare questa ipotesi.
Guillaume Daver, Franck Guy e colleghi presentano l’analisi di un osso della coscia sinistra (femore) e di un paio di ossa dell’avambraccio (ulna) dal sito originale della scoperta dei fossili di S. tchadensis nel 2001. Gli autori rivelano che l’anatomia del femore è indicativa del bipedismo di S. tchadensis a terra circa sette milioni di anni fa, supportando le previsioni con evidenze craniche. Inoltre, gli autori sottolineano che le caratteristiche dell’ulna corrispondevano a tratti caratteristici dell’adattamento all’arrampicata, anche se con cautela. Ad esempio, i modelli funzionali nell’ulna suggeriscono che S. tchadensis potrebbe arrampicarsi su e giù per gli alberi, probabilmente con qualche forma di presa e movimento irregolare degli arti.
Gli autori concludono che, nel loro insieme, queste evidenze suggeriscono che i primi esseri umani hanno sviluppato la capacità di camminare su due gambe subito dopo la separazione tra umani e scimpanzé, mantenendo allo stesso tempo le caratteristiche ossee che consentivano le capacità di arrampicata.