Smog, salute e clima: l’attività umana in Medio Oriente inquina più che negli USA o in Europa

Il contributo umano alla scarsa qualità dell'aria del Medio Oriente è da sempre sottovalutato: un recente studio evidenzia come l'inquinamento nella regione sia soprattutto dovuto all'uomo e non ad aerosol naturali
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Non sono solo i paesi sviluppati a creare inquinamento atmosferico attraverso l’attività umana, anzi. Oltre il 90% dello smog dovuto a particelle fini in Medio Oriente sarebbe generato dall’uomo. L’evidenza è riportata in un articolo pubblicato su Communications Earth & Environment. I risultati, dunque, ribaltano le teorie secondo cui gli aerosol naturali, come la polvere del deserto, siano la causa principale della scarsa qualità dell’aria in quella aree. Ma non solo. Lo studio rimarca l’importanza di ridurre le emissioni per proteggere la salute umana in Medio Oriente.

L’idea comune è che la qualità dell’aria in Medio Oriente sia influenzata da fattori naturali, come la circolazione atmosferica su larga scala combinata con la polvere del deserto nell’aria. Ricerche precedenti, però hanno suggerito che gran parte dell’inquinamento atmosferico non è contabilizzato nelle emissioni di questa regione.

Si tratta di un’area che contribuisce per oltre il 15% all’inquinamento globale da biossido di zolfo e per il 7,5% ai gas serra globali.

Smog e salute

In questa regione circa un ottavo dei decessi è attribuito all’inquinamento atmosferico. Si tratta di una percentuale simile a quella delle morti per colesterolo alto o fumo. Ma sul punto, fino ad ora, mancavano evidenze chiare. La scarsa rappresentazione delle emissioni e la mancanza di dati osservativi hanno ostacolato la comprensione della composizione atmosferica del Medio Oriente e degli impatti sulla salute umana.

Lo studio

Jos Lelieveld e colleghi hanno combinato le analisi dei dati osservativi raccolti dalle navi di ricerca che hanno navigato intorno alla penisola arabica nel 2017 con la modellazione atmosferica. I ricercatori hanno stimato che oltre il 90% del particolato fine pericoloso in questa regione proveniva da attività umane. Un esempio lampante sono i combustibili fossili e l’industria petrolifera.

Gli esperti hanno scoperto che le concentrazioni di inquinamento superavano costantemente le linee guida dell’OMS. Ma non solo. La percentuale di decessi in eccesso derivanti dall’esposizione all’inquinamento variava dal 5,9% a Cipro al 15,9% in Kuwait. Per capire la gravità del dato, basti pensare che negli Stati Uniti e in Germania, dove la qualità dell’aria è migliore, queste percentuali erano rispettivamente del 3,0% e del 3,7%. Gli effetti negativi sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono risultati particolarmente gravi in ​​Kuwait, Egitto, Bahrain, Iraq, Oman e Arabia Saudita.

Secondo gli autori, dunque, la riduzione delle emissioni delle attività umane in Medio Oriente aiuterebbe a ridurre l’inquinamento atmosferico. Inoltre, si ridurrebbe di gran lunga il suo impatto sulla salute, sugli ecosistemi e sui cambiamenti climatici.

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