L’estate climatologica (giugno, luglio ed agosto) si è appena conclusa ed è già tempo di fare alcuni sintetici bilanci. Sulle Alpi italiane, un primo bilancio può essere fatto analizzando il numero dei processi di instabilità naturale che si sono verificati in alta quota (sopra i 1500 metri). Si tratta di processi di vario tipo (crolli di roccia, crolli di ghiaccio, svuotamento di laghi glaciali, colate detritico-torrentizie) ai quali, per semplicità comunicative, ci si riferisce con il termine generale di “frane”. È una nota del Cnr a fornire i dettagli degli eventi franosi avvenuti sulle Alpi italiane nell’estate 2022.
Alla luce delle informazioni raccolte su questi processi, l’estate 2022 ci ha restituito un numero totale di casi censiti pari a 57: un numero di casi che, se confrontato con quelli delle estati precedenti può essere considerato un vero record. Analizzando in maniera più accurata la serie dei casi censiti è possibile intravedere una tendenza all’aumento con il passare degli anni, tendenza che non può ancora essere trattata statisticamente a causa del relativo basso numero di anni a disposizione (per questo tipo di indagini sono necessari almeno trent’anni). Inoltre, non è da escludere che la crescente attenzione dedicata dai media a questo tipo di fenomeni abbia determinato un parallelo aumento dei casi censiti.
Le tipologie dei processi di instabilità che si sono verificate con maggior frequenza nell’estate 2022 sono le colate detritico-torrentizie (37 casi, pari al 65% del totale) e i crolli di roccia (15 casi, pari al 26% del totale). Di tutti questi casi, 8 sono avvenuti durante il mese di giugno, 23 in luglio e 26 in agosto. Tra le regioni maggiormente colpite vi sono la Valle d’Aosta (19 casi, pari al 33% del totale), il Trentino-Alto Adige (16 casi, pari al 28% del totale), la Lombardia (11 casi, pari al 19% del totale) e il Veneto (8 casi, pari al 14% del totale); chiudono la classifica il Piemonte con due casi e il Friuli Venezia Giulia con un caso.
Le cause di questo record dell’estate 2022, ma più in generale di queste forme di instabilità naturale che si presentano con sempre maggiore frequenza negli ambienti alpini, soprattutto in quelli di alta quota (sopra i 1500 metri) sono da ricercarsi nel disequilibrio di questi ambienti rispetto ad un clima in rapido cambiamento. Le elevate temperature minime e massime giornaliere, la permanenza a quote elevate e per diversi giorni consecutivi dello zero termico, la maggior frequenza di eventi pluviometrici brevi ed intensi (pioggia e grandine) a quote sempre più elevate, lo scarso apporto di precipitazioni nevose invernali e primaverili sono fra le principali cause di questo disequilibrio. Ad esempio, i valori delle temperature dell’estate appena terminata, osservati sull’arco alpino italiano, sono stati significativamente più elevati rispetto a quelli medi del trentennio di riferimento 1991- 2020: i settori occidentale, centrale e orientale alpino sono risultati più caldi rispettivamente di oltre 2,6 °C, 1,8 °C e di 2,2 °C (fonte Cnr-Isac).
Sulle Alpi, il disequilibrio tra ambiente e clima si manifesta in maniera chiara attraverso la drastica riduzione delle masse glaciali con la liberazione di aree con detrito prontamente mobilizzabile e la irreversibile degradazione del permafrost. Le trasformazioni della criosfera indotte dai cambiamenti climatici risultano quindi essere tra i principali fattori predisponenti l’innesco di frane, nel senso più generale del termine, unitamente alla significativa modificazione del regime delle precipitazioni.
Il Cnr-Irpi prosegue nella ricerca, nella validazione e nella catalogazione di questi processi di instabilità che a breve confluiranno nel Catasto delle frane di alta quota delle Alpi italiane, strumento già consultabile online in forma gratuita, al fine di fornire un servizio utile alla collettività ed agli enti di governo del territorio.
Dal Cnr-Irpi un sistema di allarme per segnalare in tempo reale fenomeni franosi
Lo scorso 5 agosto 2022, nel torrente Rochefort in località la Palud nel comune di Courmayeur, si è verificata una colata detritica che ha invaso con fango e massi di grosse dimensioni, la carreggiata della strada che conduce in Val Ferret, danneggiando il ponte che attraversa il torrente stesso ed interrompendo l’acquedotto che serve il Comune di Courmayeur.
Non è la prima volta che il torrente Rochefort genera colate detritiche che interferiscono con la viabilità della valle, mettendo a rischio gli automobilisti che la percorrono, evidenzia una nota del Cnr. Nel 2017, per volontà della regione Valle d’Aosta, è stato perciò installato in via sperimentale, in corrispondenza al ponte sul Rochefort, un sistema di monitoraggio ed allarme atto, in caso di colata detritica, ad interrompere il traffico in entrambe le direzioni, tramite due impianti semaforici. Il sistema, denominato “Almond-F” (ALarm and MONitoring system for DebrisFlow), è stato installato lungo il torrente poche decine di metri a monte del ponte.
A partire dal 2019, terminata la fase sperimentale, il sistema è stato preso in carico a livello amministrativo dal Comune di Courmayeur. “Almond-F” implementa a bordo l’algoritmo di allarme EAGLE-DFO (EArly Ground-vibration Learning of Debris-Flow Occurrence) basato sul rilevamento delle onde sismiche prodotte dalle colate detritiche. L’algoritmo è frutto di ricerche condotte dal Cnr-Irpi a partire dagli anni ‘90.
Il sistema “Almond-F” è un ottimo esempio di fruttuosa collaborazione tra ricerca pubblica, amministrazioni locali e impresa privata. Le prime ricerche sono state infatti condotte dal CNR IRPI nel torrente Moscardo (Paluzza, UD) con il supporto della Regione Friuli Venezia Giulia e successivamente sono proseguite nelle installazioni sperimentali del torrente Gadria (Lasa, BZ), gestite dalla Provincia Autonoma di Bolzano.
A partire dal 2012 le ricerche si sono concentrate sulla individuazione di un algoritmo capace di riconoscere le colate detritiche sulla base delle vibrazioni da esse indotte nel terreno. Tali ricerche si sono avvalse della collaborazione della Siap+Micros S.p.A. al fine di progettare e produrre sin da subito un apparato hardware, su cui implementare l’algoritmo, che fosse fabbricato da una azienda in grado di garantirne non solo lo sviluppo e la costruzione, ma anche le successive installazioni e manutenzione per eventuali, concrete, applicazioni sul territorio. L’obiettivo generale complessivo era infatti quello di cercare di supportare sin dall’inizio, da un punto di vista hardware, le possibili prestazioni dell’algoritmo che si intendeva individuare, in modo da dar vita ad un sistema integrato da un punto di vista hardware e software, pronto per l’uso.
Il 5 agosto 2022 il sistema d’allarme “Almond-F” ha funzionato regolarmente ed efficacemente, attivando i semafori ed interrompendo il traffico alcuni minuti prima che la colata invadesse ponte e careggiata. Il sistema ha inoltre segnalato via e-mail alle autorità locali in tempo reale il verificarsi dell’evento, scattando anche una sequenza di fotografie del ponte prima e dopo l’arrivo della colata, mostrando così il materiale detritico depositato e le condizioni della strada dopo l’evento, prima di qualunque sopralluogo.
Va segnalato come, nei precedenti cinque anni di funzionamento, il sistema sia risultato sempre in funzione, senza mai produrre falsi allarmi.