Congelati nel tempo: grotta funeraria di 3.300 anni dell’era di Ramses II trovata su una spiaggia

La grotta è stata avvistata quando una roccia si è spostata durante i lavori di costruzione e la luce ha letteralmente illuminato un gruppo funerario intatto a circa 2,5 metri più in basso
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Un team di archeologi è stato essenzialmente trasportato indietro nel tempo quando è entrato in una grotta incontaminata di 3.300 anni nel Parco Nazionale di Palmachim, appena a sud di Tel Aviv, la scorsa settimana. La vasta gamma di oggetti scoperti risale alla tarda età del bronzo, vicino o durante il regno del famigerato Ramses II.

Si tratta di una grotta funeraria dell’epoca del faraone egiziano Ramses II (noto anche come Ramsete il Grande), contenente quasi un centinaio di oggetti in ceramica e bronzo. Ramsete II è ritenuto essere il faraone dell’Esodo menzionato nella Bibbia e il ritrovamento confermerebbe il suo dominio sulla terra di Canaan. La scoperta è stata fatta per caso mercoledì scorso quando un trattore ha colpito una roccia rivelando il tetto dell’antica caverna sepolcrale.

E’ una scoperta eccezionale – come ha riferito l’archeologo Eli Yanai, esperto dell’età del bronzo per l’Autorità israeliana delle antichità – si tratta di una grotta con manufatti rimasti intatti per circa 3.300 anni. Stiamo parlando della tarda età del bronzo. Il fatto che la grotta fosse sigillata e non sia stata depredata in epoche successive ci consente di estrarre un’enorme quantità di informazioni utilizzando i mezzi scientifici oggi disponibili, e di fornirci un quadro completo delle usanze funerarie dell’epoca“.

Yanai ha precisato che alcune delle giare e delle urne ritrovate erano state prodotte sulle coste del Libano e della Siria, così come alcune piccole brocche importate in Israele dall’area di Tiro, Sidone e altre città portuali sulla costa del Libano. “I reperti nella grotta risalgono al XIII secolo a.C., il periodo della XIX dinastia dei faraoni quando nell’odierna Israele vigeva un’amministrazione egiziana che consentiva condizioni sicure per il commercio“, ha spiegato l’archeologo.

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