Secondo uno studio inglese, pubblicato su “eClinicalMedicine – The Lancet”, avere incubi frequenti potrebbe essere un indicatore precoce di demenza. Fare spesso brutti sogni, in sostanza, moltiplicherebbe le probabilità di ammalarsi, una correlazione che appare più rilevante nelle persone di mezza età e tra i maschi.
“Abbiamo dimostrato per la prima volta che sogni o incubi angoscianti possono essere collegati al rischio di demenza e al declino cognitivo tra gli adulti sani,” ha dichiarato Abidemi Otaiku del Center for Human Brain Health dell’Università di Birmingham.
Secondo gli autori, gli incubi possono affollare le notti dei futuri malati anche “diversi anni o addirittura decenni prima della comparsa dei problemi di memoria e delle difficoltà di pensiero che caratterizzano la demenza“. La scoperta è significativa perché, ha proseguito Otaiku, per questa condizione “ci sono pochissimi indicatori di rischio che possono essere identificati già nella mezza età. Sebbene sia necessario confermare il collegamento“, i ricercatori ritengono che individuare i soggetti che hanno frequentemente brutti sogni possa essere “utile per identificare le persone ad alto pericolo di demenza e mettere in atto strategie volte a rallentarne l’insorgenza“.
Per raggiungere le suddette conclusioni, Otaiku e colleghi hanno esaminato i dati di tre coorti di comunità negli USA, che includevano oltre 600 uomini e donne di età compresa fra 35 e 64 anni e 2.600 over 79 anni. Nessuno ha manifestato demenza all’inizio dello studio e tutti sono stati seguiti in media per 9 anni il gruppo più giovane e per 5 quello più anziano.
Per mezzo di questionari e di un software ad hoc, gli autori hanno calcolato che i 35-64enni con incubi settimanali hanno 4 volte più probabilità di incorrere nel declino cognitivo nel decennio successivo, mentre gli ultra 79enni hanno mostrato il doppio di possibilità di andare incontro a una diagnosi di demenza.
Negli uomini più anziani con incubi settimanali il rischio demenza era 5 volte maggiore rispetto ai coetanei che non facevano brutti sogni, mentre tra le donne l’aumento delle probabilità di malattia era del 41%.