Inondazioni in Pakistan, due studi dimostrano che “non c’è alcun record, sono episodi ciclici e naturali”

Due lavori di Madhav Khandekar sul monsone indiano hanno rivelato che le devastanti inondazioni di quest’anno in Pakistan non sono senza precedenti e che “la variabilità naturale ha la meglio sull’impatto umano”
MeteoWeb

Il Pakistan è stato interessato quest’anno da forti piogge monsoniche, che hanno provocato vasti danni e un tragico bilancio delle vittime. Le piogge sono iniziate a metà giugno e hanno spazzato via interi villaggi, ponti e strade, lasciando centinaia di migliaia di sfollati. Ad un certo punto, un terzo del territorio del Paese è stato inondato dall’acqua. L’ultimo bilancio complessivo aggiornato dalle autorità riporta 1.481 vittime. Le inondazioni hanno danneggiato 1,7 milioni di case, secondo la National Disaster Management Agency.  

Ma queste inondazioni sono davvero senza precedenti? E sono dovute al riscaldamento globale antropico, come sostenuto sulla maggior parte dei media? Ecco cosa rivelano le analisi sul passato delle piogge monsoniche in quest’area. In particolare, due lavori di Madhav Khandekar hanno rivelato che le devastanti inondazioni di quest’anno non sono senza precedenti e che “la variabilità naturale ha la meglio sull’impatto umano”.  

Madhav Khandekar è un ex ricercatore di Environment Canada ed è stato un revisore esperto per il quarto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change. Khandekar ha iniziato la sua carriera presso il Dipartimento meteorologico indiano di Pune. 

Anche per le piogge monsoniche del 2010, la preoccupazione era che il fenomeno fosse stato aggravato dal cambiamento climatico. Le immagini delle inondazioni di quell’anno, con l’acqua che arrivava alle ginocchia, ricordavano a Khandekar quelle occorse a Pune, città 200km a sud-est di Mumbai, nel luglio 1961, quando le forti piogge monsoniche nella prima settimana del mese hanno portato “alla rottura di una diga, che ha prodotto enormi inondazioni nella città, distruggendo centinaia di case e facendo annegare decine di persone che vivevano lungo il fiume”. “Diverse altre città e regioni hanno subito inondazioni simili durante il monsone estivo nel 1961”, sottolinea Khandekar. È poi emerso che “il monsone estivo del 1961 sull’India e dintorni è stata la stagione monsonica più piovosa nei dati strumentali di 150 anni, che ha causato inondazioni estese e perdita di vite umane e proprietà in molte regioni del Paese”, riporta l’esperto. 

Sulla base di un set di dati di quasi 150 anni, nella figura seguente, Khandekar fa notare come “le inondazioni e le siccità si siano verificate irregolarmente durante il periodo di 150 anni e non sembrano rivelare alcuna tendenza all’aumento/riduzione. Il monsone estivo del 1961 è stato il più piovoso con ampie inondazioni mentre l’anno 1877 ha assistito alla siccità più grave con un deficit di oltre il 40% delle piogge stagionali totali. Tra le altre siccità e inondazioni, le piogge monsoniche furono eccezionalmente intense nel 1917 con estese inondazioni in molte aree del Paese, mentre il 1972 fu un anno di grande siccità con conseguente drastica riduzione dei raccolti di grano. Il decennio degli anni ’30 è stato caratterizzato da piogge in eccesso in generale sulla maggior parte dell’India con tre anni di inondazioni, ossia 1933, 1936 e 1938”. 

piogge monsone estivo indiano
Variabilità delle piogge monsoniche estive indiane, 1844-2000, con sette grandi siccità (1868, 1877, 1899, 1918, 1951, 1972
e 1987) e sei grandi inondazioni (1892, 1917, 1933, 1961, 1970 e 1975)

Oltre a queste inondazioni e siccità che si verificano in modo irregolare, la variabilità interannuale del monsone rivela diversi anni consecutivi con alluvioni a seguito di siccità. Ad esempio, gli anni 1941, 1972 e 1987 furono anni di siccità, mentre gli anni successivi 1942, 1973 e 1988 furono anni di alluvioni. Una tale sequenza di inondazioni e siccità sembra suggerire un meccanismo biennale per il monsone indiano guidato da pattern di circolazione atmosfera-oceano su larga scala. Il meccanismo principale che guida tali inondazioni e siccità una dopo l’altra sembra essere la fase ENSO e la sua evoluzione da un evento El Niño (caldo) a un evento La Niña (freddo). Gli anni 1941, 1972 e 1987 furono gli anni di El Niño, mentre gli anni successivi 1942, 1973 e 1988 furono gli anni di La Niña”, spiega Khandekar. 

L’evento El Niño del 2009, che ha prodotto uno degli inverni più caldi del Canada, stava volgendo al termine entro la primavera del 2010. Entro giugno 2010, si stava sviluppando un evento La Niña (fase fredda di ENSO) nel Pacifico equatoriale, che si è intensificata da inizio luglio. In risposta a questo sviluppo di La Niña, si è rafforzata la convezione sul Golfo del Bengala e diverse depressioni monsoniche hanno contribuito a guidare il flusso monsonico nelle parti nordoccidentali del subcontinente indiano. Durante la terza settimana di luglio 2010, una bassa pressione persistente sullo stato del Rajasthan nella parte nordoccidentale dell’India ha contribuito a convogliare ulteriore umidità nel nord-ovest del Pakistan, provocando forti piogge e successive inondazioni. Inondazioni simili si sono verificate negli Stati indiani del Rajasthan, Punjab e Kashmir, adiacenti al Pakistan. Una rapida transizione della fase ENSO da El Niño a La Niña tra la primavera e l’estate del 2010 sembra essere l’elemento chiave che ha innescato il vigoroso monsone del 2010 nel subcontinente indiano. La fase La Niña è stata responsabile di una maggiore attività convettiva sul Golfo del Bengala, dove si sono formate diverse depressioni monsoniche”, spiega l’esperto. 

In definitiva, Khandekar conclude che “un esame della climatologia dei monsoni suggerisce che le inondazioni del Pakistan del 2010, sebbene apparentemente senza precedenti, rientravano ampiamente nella variabilità naturale del clima monsonico nel subcontinente indiano”. 

Anche in occasione delle inondazioni del settembre 2014, che hanno portato alla morte di decine di persone nella regione indiana del Kashmir, si era riacceso il dibattito sull’aumento delle emissioni umane di anidride carbonica e sul loro presunto legame con eventi meteorologici estremi come inondazioni, siccità e ondate di calore. In un altro breve rapporto, Khandekar analizza le passate inondazioni e siccità nel monsone indiano e dimostra che “tali eventi si sono verificati durante l’eccellente set di dati sulle precipitazioni monsoniche estive di 200 anni”. 

Il monsone estivo indiano è stato caratterizzato da “due grandi periodi di siccità: nel 2009 e nel 2012”, spiega l’esperto. “La siccità del 2009 è stata principalmente dovuta alla presenza di un El Niño nel Pacifico equatoriale. Gli eventi di El Niño sono generalmente associati ad un debole monsone indiano e le piogge monsoniche dell’estate 2009 sono state del 22% inferiori al normale. Non ci sono state inondazioni gravi in nessuna parte del Paese nel 2009. Anche il monsone del 2012 è stato influenzato negativamente da un debole evento di El Niño e da una fase sfavorevole del dipolo dell’Oceano Indiano. Al contrario, i monsoni del 2010 e del 2013 sono stati leggermente al di sopra del normale, principalmente a causa delle condizioni favorevoli nel Pacifico equatoriale e nell’Oceano Indiano equatoriale”. 

Se analizzati da vicino, gli eventi alluvionali di agosto 2010, giugno 2012 e settembre 2014 sono una parte intrinseca della variabilità naturale del monsone indiano e sono associati a forti piogge in molte altre regioni dell’India”, afferma Khandekar, facendo notare che, “nonostante il clamore mediatico sulle “inondazioni crescenti”, le piogge monsoniche estive sono in effetti diminuite di recente, con la siccità che è diventata più frequente negli ultimi 20 anni. Dal nuovo millennio, ci sono stati diversi anni – 2002, 2004, 2009 e 2012 – con un monsone estivo carente e il 2014 ha aggiunto un quinto anno a questa sequenza, con il monsone al 12% al di sotto del normale”. 

“Ciò che è interessante nel contesto del dibattito sul riscaldamento globale è che alcuni degli anni con forte monsone sono stati registrati durante il periodo 1910-1945, quando la temperatura media della Terra era in forte aumento, mentre durante il recente riscaldamento del clima, dal 1977 al 1998, il monsone è diminuito di intensità, producendo più siccità. Il punto importante è questo: la variabilità interannuale dei monsoni ha prodotto gravi siccità e inondazioni in modo irregolare senza alcun legame apparente con le emissioni di anidride carbonica provocate dall’uomo. È quindi molto discutibile collegare le recenti inondazioni (e siccità) al riscaldamento del clima provocato dall’uomo”, afferma Khandekar. 

Il monsone estivo indiano è un forte evento climatico regionale ed è governato da caratteristiche atmosfera-oceano su larga scala, come il ciclo ENSO. Ci sono importanti eventi di inondazioni e siccità durante l’eccellente record di precipitazioni monsoniche di 200 anni. Tali eventi, a livello nazionale o localizzato, sono governati dalla naturale variabilità interannuale e non sembrano essere influenzati dal debole forcing del riscaldamento globale causato dall’uomo e dai cambiamenti climatici associati. È interessante notare che molte recenti inondazioni sono state locali, in contrasto con un calo generale delle piogge monsoniche. La riduzione delle emissioni di gas serra (per ridurre le inondazioni o altri eventi meteorologici estremi in futuro) è un esercizio privo di significato e non farà nulla per influenzare i futuri estremi climatici”, conclude Khandekar. 

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