Il 6 novembre, prenderà il via a Sharm El-Sheikh, in Egitto, la COP27, la 27esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Come ogni anno, l’obiettivo è valutare i progressi compiuti dopo l’Accordo di Parigi. Rispetto a un anno fa, sulla scena irrompono anche la guerra in Ucraina e la crisi energetica. In questo scenario, quei combustibili fossili di cui l’Occidente chiede l’eliminazione per combattere i cambiamenti climatici si stanno rivelando come un’ancora di salvezza, ora che le forniture di gas dalla Russia sono interrotte.
Africa, energia e cambiamenti climatici
Sempre in tema energia, anche l’Africa, dove circa 600 milioni di persone non hanno ancora accesso all’elettricità, rappresenterà un tema di dibattito alla COP27. Secondo la Banca africana di sviluppo, in Africa si perde tra il 5 e il 15% del Pil l’anno a causa degli impatti climatici e secondo l’IPCC, ulteriori investimenti in petrolio, gas e carbone rischiano di accelerare ulteriormente il tasso di eventi meteorologici estremi in un continente già profondamente vulnerabile a inondazioni, siccità e carestia.
Eppure ora, con la crisi energetica in corso, alcuni Paesi africani ricchi di petrolio e gas puntano proprio a sfruttare queste riserve. Il comitato tecnico dell’Unione africana sta spingendo per portare alla COP27 una ‘Posizione comune africana sull’accesso e la transizione all’energia’ secondo la quale “petrolio e carbone continueranno a svolgere un ruolo cruciale” nel breve e medio termine e “il gas fossile sarà presente nel mix energetico del continente a breve, medio e lungo termine”.
Secondo un’analisi del Gscc Network, network internazionale di professionisti della comunicazione nel campo del clima, dell’energia e della natura, la stragrande maggioranza degli investimenti ‘fossili’ è diretta all’estrazione e alle infrastrutture a monte per l’esportazione, piuttosto che alla fornitura di energia a valle agli africani. E la maggior parte dei Paesi produttori di petrolio e gas in Africa non ha avuto nessuno sviluppo accelerato grazie a queste risorse: la Nigeria ha il deficit energetico più alto del mondo, nonostante sia uno dei principali produttori di petrolio e gas nel continente. La posizione dell’Unione africana è supportata da Paesi come Nigeria, Mozambico, Algeria e Angola che detengono il 60% delle riserve conosciute. Tuttavia, i Paesi che hanno tali riserve, sono 16 su 54.
Rinnovabili in Africa
Altri Paesi, come Kenya e Marocco, vogliono invece concentrarsi sulle energie rinnovabili che potrebbero essere più adatte a soddisfare le esigenze di sviluppo del continente. Secondo l’analisi dell’Aie sull’accesso all’energia in Africa, infatti, sarebbero proprio le energie rinnovabili il modo più economico, veloce e resiliente per connettere milioni di persone alle reti elettriche. L’Africa ospita il 60% delle migliori risorse solari al mondo, ma attualmente detiene solo l’1% della capacità solare fotovoltaica.
Per Mohammed Adow, direttore e fondatore di Power Shift Africa, “il gas rappresenta un percorso distruttivo per le economie. Con un’abbondanza di energia eolica, solare e altre energie rinnovabili pulite, l’Africa può guidare il mondo lungo la transizione energetica sostenibile e tracciare il proprio percorso verso la sovranità e la sicurezza energetica. Alla COP27, i leader africani dovrebbero spingere per sbloccare gli investimenti per le energie rinnovabili del continente. La COP27 è un momento cruciale che non dovrebbe essere utilizzato per bloccare l’Africa in un futuro desolante per i combustibili fossili”.
Ad oggi, gli investimenti energetici e climatici in Africa sono molto lontani da quanto servirebbe. secondo l’Iniziativa per la politica climatica, al continente servirebbero 277 miliardi di dollari all’anno per attuare i suoi piani energetici e climatici, ma i flussi finanziari in Africa al momento si fermano a soli 30 miliardi di dollari.