In tema di energia, il fotovoltaico conviene davvero? A quanto pare no. Nemmeno in un’ottica di ammortizzamento dei corsi di installazione attraverso il risparmio energetico. In un articolo apparso oggi su La Verità, il giornalista Franco Battaglia mette a confronto nello specifico nucleare e fotovoltaico. Il diavolo e l’acqua santa, per i più. Ma la verità è che dipende da quale punto li si guardi.
Già, perché una delle cause dell’attuale caro bollette è sicuramente il vasto impegno che negli ultimi 20 anni l’Italia ha impiegato nel fotovoltaico. Il tutto a discapito di altre forme di fonti energetiche. L’esempio recente è quello del Friuli Venezia Giulia, con il presidente Massimiliano Fedriga che ha istituito un fondo di 100 milioni di dollari. Il fondo, ovviamente denaro pubblico, servirà ad installare tetti fotovoltaici. Un incentivo per chi, sul tetto di casa propria, installerà dei pannelli.
A conti fatti
Ma conviene davvero? Secondo l’analisi de La Verità, conti alla mano, la risposta è no. Basti pensare che lo Stato italiano, nell’articolo 119 della legge del Superbonus 110% paga il fotovoltaico 2500 euro/Kw. Dunque per 8 gigawatt i contribuenti italiani pagano 20 miliardi di lire. Questi 8 gigawatt produrranno ogni anno 1 gigawatt di energia e il motivo sta nel sole: non splende nel cielo h24.
Ora, facendo il confronto con il nucleare, balza subito all’occhio l’enorme differenza. Un impianto nucleare è molto costoso. Per contro, per produrre 1 gigawatt di energia, è sufficiente installare un reattore da 1.2 Gw. Per un reattore simile, per la sua installazione e messa in funzione, sono necessari 5 miliardi di euro.
Dunque, tirando le somme: il nucleare costa un quarto rispetto al fotovoltaico e rende decisamente e notevolmente di più. Ma non solo. Perché, nella migliore delle ipotesi, un pannello fotovoltaico può durare 30 anni. Un reattore nucleare, invece, arriva a 60 anni e a volte li supera. Il costo del pannello fotovoltaico, dunque, da quattro volte superiore al nucleare, diventa otto volto superiore.
Fotovoltaico, nucleare e altri impianti
Altro punto a sfavore del fotovoltaico. L’installazione a tappeto di pannelli solari implica che questi debbano comunque coesistere con impianti a gas o a carbone. E anche qui il motivo è più naturale come mai: il sole non splende sempre. La presenza di un impianto nucleare, invece, esclude automaticamente quella di gas o carbone. Semplicemente perché non servono. Il nucleare è più che sufficiente.
E in tutto ciò, a favore del fotovoltaico, non vengono in aiuto nemmeno gli impianti di accumulo. Quelli che servono per soddisfare la domanda energetica notturna, per intenderci, quando il sole non c’è. Già perché con gli impianti di accumulano i costi si moltiplicano e la resa è davvero esigua.
Dunque, da almeno 20, l’Italia ha sbagliato politica energetica. Ora, che è davvero troppo tardi per rendersene conto, sarebbero necessario correre ai ripari. Ma il denaro speso in fotovoltaico non torna indietro. Neanche sotto forma di ammortizzazione dei costi in bolletta. Agli italiani non resta altro che mettere mano al portafoglio e continuare a pagare tasse utili a finanziari spese kamikaze, come i 100 milioni del Friuli Venezia Giulia, che andranno a produrre massimo 5 megawatt elettrici, a fronte degli 800 che servono alla regione.