Nonostante le tante sanzioni dell’Ue verso la Russia, evidentemente l’industria russa del combustibile nucleare resa esente da tutto questo. Ad oltre sette mesi dall’inizio della guerra del Cremlino in Ucraina, questo tasto crea grande sgomento dei funzionari di Kiev e degli attivisti ambientali.
Nonostante ben otto round di sanzioni, misure mirate contro le esportazioni di energia e richieste dall’Ucraina di imporre un embargo completo sul commercio nucleare, le spedizioni di combustibile nucleare agli Stati membri dell’UE continuano ad arrivare dalla Russia.
Ariadna Rodrigo, responsabile della finanza sostenibile dell’UE presso il gruppo ambientale Greenpeace, ha detto alla CNBC via telefono che è “una follia assoluta” per il blocco continuare a finanziare il Cremlino ignorando il commercio di combustibili nucleari della Russia.
“Se i governi dell’UE sono seriamente intenzionati a fermare la guerra, devono tagliare il cordone ombelicale dell’industria nucleare europea al Cremlino e concentrarsi invece sull’accelerazione del risparmio energetico e delle energie rinnovabili“, ha affermato Rodrigo. Presentando il suo ultimo pacchetto di sanzioni, la Commissione europea non ha proposto di prendere di mira il commercio di combustibile nucleare russo. Il braccio esecutivo dell’UE ha precedentemente preso di mira petrolio, gas e carbone russi come parte di una strategia più ampia per aumentare la pressione economica sul Cremlino.
L’Ungheria e la Bulgaria sono state le più esplicite nell’opporsi alle sanzioni contro l’uranio russo e altre tecnologie nucleari la scorsa settimana, secondo Rodrigo.