Gas, Francia e Germania: “gli USA ci vendono il GNL a prezzi astronomici”

Francia e Germania tuonano contro gli USA per i prezzi elevatissimi ai quali vendono il loro GNL all'Ue: "la guerra in Ucraina non deve sfociare in una dominazione economica americana"
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Con lo scoppio della guerra in Ucraina e l’aggravarsi della crisi energetica, da aprile in Europa è scattata la corsa al gas naturale liquefatto (GNL) degli Stati Uniti per sostituire il gas in arrivo dalla Russia. Ma ora due Paesi lanciano l’allarme sul fronte dei prezzi: si tratta di Francia e Germania, per bocca dei loro Ministri dell’Economia.  

Non possiamo accettare che il nostro partner americano ci venda il suo GNL a un prezzo quatto volte superiore a quello al quale vende agli industriali americani. La guerra in Ucraina non deve sfociare in una dominazione economica americana e in un indebolimento dell’Unione Europea”, ha dichiarato il Ministro francese, Bruno Le Maire, il 12 ottobre. “Un indebolimento economico dell’Europa non è nell’interesse degli Stati Uniti e per questo dobbiamo trovare rapporti economici più equilibrati tra i nostri alleati americani e il continente europeo”, ha aggiunto.  

Gli Stati Uniti sono il primo produttore di gas al mondo e lo stesso GNL, dunque, costa meno negli USA, rappresentando un vantaggio competitivo enorme per le aziende americane rispetto a quelle europee.  

Qualche giorno prima, sullo stesso tema si era espresso anche il Ministro tedesco Robert Habeck, che ha criticato quei Paesi, “anche quelli amici”, che “ottengono al momento cifre astronomiche vendendo il loro gas all’Ue. “Questo pone problemi che vanno affrontati”, ha detto, sollecitando la Commissione Ue a “parlare con questi Paesi”. 

Al problema del gas naturale che ha raggiunto costi insostenibili, si aggiunge anche quello del GNL (che avrebbe dovuto essere in parte una soluzione), anche se non si conoscono esattamente i prezzi pagati dalle compagnie energetiche a causa di contratti tenuti riservati. Il tutto mentre l’Europa fa ancora fatica a trovare un accordo su un price cap al gas, divisa tra Paesi favorevoli, come l’Italia, molto più preoccupata per i costi, e Paesi non favorevoli, come la Germania che teme invece problemi di approvvigionamento.  

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