Inflazione: 4 italiani su 10 a caccia di cibo a km 0

La filiera corta "riduce anche i tempi di trasporto e, con essi, il consumo di carburanti e le emissioni"
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La crisi scatenata dalla guerra in Ucraina porta quasi 4 italiani su 10 (37%) a caccia di prodotti locali e a km 0, che risultano al primo posto della classifica sulle intenzioni di spesa per i prossimi mesi, trainati anche dalla volontà di contribuire alla riduzione dei consumi energetici e di sostenere l’economia locale“: è quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base del rapporto Coop 2022, che fotografa gli effetti sul carrello della spesa della difficilissima situazione internazionale, con l’inflazione su valori record e la crisi degli approvvigionamenti di gas. “Oltre a garantire la maggiore freschezza dei prodotti e tagliare gli sprechi– spiega Coldiretti- la filiera corta riduce anche i tempi di trasporto e, con essi, il consumo di carburanti e le emissioni in atmosfera, tagliando le intermediazioni con un rapporto diretto che avvantaggia dal punto di vista economico agricoltori e consumatori“.

Al secondo posto tra le intenzioni di acquisto degli italiani per i prossimi mesi ci sono peraltro i cibi 100% italiani, che precedono gli alimenti con packaging sostenibile e quelli che garantiscono il rispetto dell’ambiente, per un netto aumento complessivo della spesa green. Nel carrello sembrano, invece, destinati a calare i prodotti pronti, l’etnico, anche perché più energivoro a causa dei lunghi trasporti, e quelli premium a causa delle esigenze di risparmio per la riduzione del potere di acquisto. Strategie rese necessarie da un balzo dell’inflazione che, secondo una stima Coldiretti, costerà nel 2022 alle famiglie italiane 650 euro in più soltanto per la spesa alimentare, a causa della guerra in Ucraina, che colpisce soprattutto le categorie più deboli che riservano una quota rilevante del proprio reddito all’alimentazione.

Se i prezzi per le famiglie corrono, “l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare che dal campo alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Nelle campagne italiane– denuncia la Coldiretti- ben 1/3 delle aziende agricole sta lavorando in perdita a causa di rincari dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti“.

Aumenti riguardano l’intera filiera alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.

Non c’è tempo da perdere e bisogna intervenire subito perché questa situazione drammatica minaccia direttamente la disponibilità di prodotti per le forniture di cibo alle famiglie italiane con uno shock dal punto di vista alimentare, economico e occupazionale a livello nazionale” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

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