Muro anti migranti tra Finlandia e Russia: sinistra e Ue sono d’accordo

Tra Finlandia e Russia posta la prima barriera anti profughi europea voluta da un governo progressista: un muro anti migranti
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Sarà la prima barriera anti migranti in Europa voluta da un governo progressista. Il muro sarà lungo 260 chilometri e percorrerà tutto il confine tra Finlandia e Russia. Lo scopo per cui è stato creato è “un adeguato controllo delle frontiere negli anni a venire“, come ha spiegato la premier Sanna Marin. Il governo finlandese lo sostiene all’unanimità, con maggioranza e opposizione a favore. L’Ue non si è opposta. Sebbene in passato abbia sempre criticato i muri anti profughi.

Questa volta il muro non è voluto solo dalla destra populista, ma è un progetto bipartisan in un Paese a guida socialdemocratica. L’obiettivo dei suoi ideatori è quello di far fronte alla minaccia di una guerra ibrida di Putin. Una guerra nella quale i flussi migratori potrebbero diventare un’arma per destabilizzare altri governi. Dunque la sinistra lo accetta solo in virtù dell’aggressione russa dell’Ucraina. Helsinki teme infatti che la Russia possa spingere verso il suo territorio migliaia di migranti. Il tutto al solo scopo di mettere il Paese in difficoltà. E i precedenti ci sono. Pasti pensare a Polonia e Lituania con i profughi bielorussi.

I profughi già arrivati

Da quando la guerra in Ucraina è iniziata sono arrivati nel paese scandinavo oltre 40mila russi. E questo nonostante Helsinki avesse imposto il divieto di ingresso ai “turisti russi“, per questioni di sicurezza interna. Le uniche eccezioni sono state fatte per dissidenti, studenti e casi di ricongiungimento familiare.

Il piano del muro anti profughi

Il muro sarà costituito da una recinzione metallica sormontata da filo spinato. Verranno apposti dei sensori e delle telecamere di sorveglianza lungo il lato Sud della frontiera con la Russia. Si tratta di un quinto degli oltre 1.300 chilometri che corrono dalla Norvegia al mar Baltico, ovvero il tratto considerato più a rischio di una futura “migrazione di massa” dalla Russia.

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