In una danza di materia oscura, occhi speciali hanno catturato la luce piegata nel lontano universo. L’enorme specchio del James Webb Space Telescope ha utilizzato la gravità di un ammasso di galassie per dare un’occhiata a una galassia nota posizionata molto più indietro, ma con un colpo di scena: la nuova ricerca pubblicata mercoledì 26 ottobre suggerisce che Webb potrebbe osservare due galassie e non una. La regione è stata fotografata in precedenza dal telescopio della NASA, ma questa nuova immagine è più nitida che mai.
“Stiamo discutendo se si tratti di due galassie o di due gruppi di stelle all’interno di una galassia,” ha affermato l’astronomo Dan Coe dello Space Telescope Science Institute, instrument scientist della near-infrared camera di Webb. “Non lo sappiamo, ma Webb è progettato per aiutarci a rispondere a queste domande“.
Hubble ha osservato gli oggetti, scoperti 10 anni fa e chiamati MACS0647-JD, un “punto rosso pallido” formatosi solo 400 milioni di anni dopo il Big Bang che ha dato il via all’universo, secondo Coe. Mentre Webb ha rivelato che un oggetto era in realtà due, la natura di ciò che il nuovo telescopio sta vedendo rimane un mistero.
Il team di Webb ha diffuso i dettagli dell’indagine in corso e, in quanto tale, questa scoperta non è ancora sottoposta a revisione paritaria ed è ancora in fase di discussione iniziale. Se Webb ha individuato due galassie, c’è una possibilità ancora più intrigante: una fusione galattica potrebbe essere in corso nell’universo primordiale. “Se questa è la fusione più lontana, sarò davvero in estasi,” ha affermato Tiger Yu-Yang Hsiao, della John Hopkins University.
Se Webb sta osservando invece due ammassi stellari o due galassie, ci sono chiare differenze: un gruppo di oggetti è leggermente più blu con molte stelle e l’altro è leggermente più rosso con molta polvere.
L’uso delle lenti gravitazionali da parte di Webb non è qualcosa di nuovo, ma sfruttare la capacità di oggetti massicci di piegare la luce porterà nuove intuizioni con gli strumenti sensibili del telescopio. Webb è ottimizzato per osservare l’universo primordiale, che si sta allontanando rapidamente da noi nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso.
I 20 anni di osservazioni previsti per Webb amplieranno notevolmente il catalogo delle galassie primordiali da “poche decine” di oggetti a molti di più, ha affermato Rebecca Larson, ricercatrice della National Science Foundation e Ph.D. presso l’Università del Texas. “Studiarle può aiutarci a capire come si sono evolute in quelle come la galassia in cui viviamo oggi, e anche come l’universo si è evoluto nel tempo,” ha spiegato Larson, aggiungendo che non vede l’ora che Webb possa creare “campi profondi” di un singolo punto nel cielo, come ha fatto numerose volte Hubble, poiché questo rivelerà ancora più oggetti nell’universo primordiale.