SARS-CoV-2 creato in laboratorio: lo studio che lo prova

L'impronta digitale dell'endonucleasi indica un'origine sintetica di SARS-CoV-2: a questa conclusione è giunto un recente e approfondito studio
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Per prevenire future pandemie è importante capire se il SARS-CoV-2 si sia diffuso direttamente dagli animali alle persone o indirettamente, a causa di un incidente di laboratorio. Il genoma del SARS-COV-2 contiene un modello peculiare di siti di riconoscimento dell’endonucleasi, che consentono un disassemblaggio e un riassemblaggio efficienti del genoma virale.

A questo scopo è stato condotto uno studio pubblicato su BioRxiv. “Abbiamo scoperto che il SARS-CoV-2 è un’anomalia, più probabilmente un prodotto dell’assemblaggio sintetico che dell’evoluzione naturale“. E’ quanto scrive una equipe di ricercatori guidata da Valentino Bruttel. La mappa del virus del Covid, precisano gli autori, è coerente con molti genomi di coronavirus sintetici precedentemente riportati, differisce dai parenti più stretti per un tasso significativamente più alto di mutazioni sinonimiche e ha un’impronta digitale sintetica che è improbabile si sia evoluta dai suoi parenti stretti.

Riportiamo un’alta probabilità che il SARS-CoV-2 possa aver avuto origine come un clone infettivo assemblato in vitro – scrivono i ricercatori –. Per costruire varianti sintetiche dei coronavirus naturali in laboratorio i ricercatori usano spesso un metodo chiamato assemblaggio del genoma in vitro“.

L’impronta digitale sintetica del virus del Covid è anomala nei coronavirus selvatici e comune nei virus assemblati in laboratorio. “I nostri risultati suggeriscono fortemente un’origine sintetica del SARS-CoV-2“, concludono i ricercatori.

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