Alluvione Ischia, esperto: “elevatissima densità edilizia, non è sempre stato così”

L'elevatissima densità edilizia "quasi non consente più di distinguere i singoli centri storici di Ischia"
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Osservando le immagini satellitari, la prima cosa che balza all’occhio è l’elevatissima densità edilizia, che quasi non consente più di distinguere i singoli centri storici, originari dell’isola di Ischia. Gli edifici si alternano, senza soluzione di continuità, tra orti e giardini, piscine e pertinenze, collegati da un dedalo disorganico di strade e stradine, in un articolato contesto morfologico e paesaggistico, al di sopra e al di sotto di scarpate, allo sbocco di corsi d’acqua, inerpicandosi fino a dove è stato possibile, alla base e lungo i versanti del Monte Epomeo. Non è sempre stato così. Se osserviamo le fotografie aeree del recente passato, consultabili da fonti ufficiali, negli anni 60 e 70 del secolo scorso la densità abitativa era molto più bassa. I centri abitati di Casamicciola e Lacco Ameno, di Forio e degli altri paesi dell’isola erano ben distinti e sono ben distinguibili anche le strade di collegamento agli stessi”: lo ha dichiarato Vincent Ottaviani, Vice Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.

E’ negli anni ‘90 del secolo scorso e nel periodo 2000 – 2003, come risulta sempre da immagini aeree, che si sarebbe registrata, ormai, un’espansione edilizia senza precedenti – ha continuato Ottaiani – il cui risultato è stata una urbanizzazione diffusa e capillare, disordinata, simile a quella che osserviamo oggi. Il primo condono in Italia è del 1985 con la legge n. 47, il secondo nel 1994 con la legge n. 724, l’ultimo condono edilizio risale al 2003 con la legge 326. Ci sarà stata una relazione tra l’attività edilizia che ha trasformato il territorio ischitano e le opportunità di legittimazione delle costruzioni, che sono state offerte dai condoni degli anni 90 e 2000? E’ possibile. Di certo, il consumo di suolo nell’ultimo decennio c’è stato ma risulta piuttosto modesto, se paragonato a quanto è accaduto in precedenza. E’ anche vero che le aree libere, appetibili dal punto di vista edilizio si sono notevolmente ridotte. Se confrontiamo i dati del 2012 con quelli del 2021 nel sito “il consumo di suolo in Italia” (a cura dell’ARPA Piemonte) per Lacco Ameno il consumo di suolo è passato dal 47,5% al 47,6 %, mentre per Casamicciola dal 29,5% al 29,6%, con un generale trend di decremento di suolo consumato rispetto ai periodi precedenti“.

I dati sulla pericolosità e rischio da frana e alluvioni, relativi alla popolazione, famiglie, attività, edifici, e beni culturali, esposti al rischio, si possono consultare nel sito https://idrogeo.isprambiente.it/ per ogni comune d’Italia, come anche le tipologie di frana: nell’isola di Ischia sono circa 6500 le persone esposte al rischio di frana molto elevato. Rispetto alla tipologia di fenomeni accaduti, di colate di fango conseguenti, o contestuali, a frane montane, su materiale piroclastico, con coinvolgimento e trasporto di blocchi litici vulcanici vari, mancava, tuttavia, la percezione del fenomeno che, da tanta distanza, potesse propagarsi da monte a valle, percorrendo i “canali” costituiti da fossi ed impluvi, investendo le abitazioni,” ha concluso Ottaviani.

L’Educazione Ambientale nelle scuole

E’ fondamentale che venga istituita come materia nei programmi ministeriali, l’Educazione Ambientale dalla Prima Elementare. Allo stesso tempo il tragico evento di Ischia ripropone la necessità di adeguare e attuare i Piani di Protezione Civile (PC= dei Comuni. L’88% dei comuni Italiani ne è dotato ma purtroppo ancora oggi la redazione del Piano di PC viene spesso vista come una mera incombenza amministrativa da conservare dentro un cassetto – ha dichiarato Michele Orifici, geologo Consigliere Nazionale della SIGEA con la conseguenza di ritrovarsi impreparati nella gestione di un emergenza che sopraggiunge improvvisamente. La prevenzione passa dalle attività di divulgazione, iniziando dalle scuole, con l’obiettivo di rendere ogni cittadino consapevole dei rischi geologici che incombono sui luoghi in cui vive, lavora o transita. Occorre, in un epoca in cui la tecnologia e l’innovazione hanno fatto passi da gigante e i social caratterizzano le nostre giornate, che siano ovunque attuati strumenti di allertamento “in tempo reale”. Penso ad esempio al monitoraggio mediante l’installazione di pluviometri, che inviano un avviso di allerta non appena le piogge vanno oltre una soglia critica, o all’applicazione di sensori in corrispondenza di zone soggette ad allagamento o di aree in frana che al verificarsi di anomalie consentano di trasferire il segnale di avviso con l’obiettivo di assicurare la tempestiva chiusura di strade o di comunicare alla gente di allontanarsi dai luoghi a potenziale rischio.
Registriamo, purtroppo, come dei Piani di Protezione Civile e della loro importanza se ne ritorni a parlare dopo ogni emergenza per poi molto spesso riporne l’attenzione dentro un cassetto. E’ opportuno che ogni struttura comunale di protezione civile prenda coscienza che in una fase di crisi climatica come quella che stiamo attraversando sia necessario assicurarne la costante revisione e l’adeguatezza preso atto che tali azioni richiedono meno tempo per l’attuazione mentre gli interventi strutturali necessitano di tempi sostanzialmente più lunghi”.

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